Critica Sociale - Anno VI - n. 18 - 16 settembre 1896

B CRITICA SOCIALE 281 che acutizza e riafooola il conflitto sociale. L'indice di questo pili acerbo divampare della lotta inte– stina, sta nello intensifica1·si dello forme della con– correnza, pel' mezzo delle quali i capitalisti con– tribuenU tentano cli ottenere con gl'incrementi degli spacci la evasione del tributo imposto ad essi. La lotta pe,· la riduzione Ilei costo del lavoro è uno degli episodi, ed ha per epilogo l'abolizione dei dazì protettori, cioè per ultimo un novello e più acerbo colpo alla rendita fondiaria. La classe capi– talistic,'\ cessa dall'essere una di fronte alla classe lavoratrice; le scissioni e le spezzalur·e, onde il suo gran corpo porta traccia, si segmentano ancor più in un contlitto ancor più e sempre intenrn. D'altra parte, mentre in un primo momento l'im– posta progros~iva gravava, come le altre, sulle spalle dei lavoratori, non appena la concorrenza sociale si è atth 1 ata in tutte lo suo più maestose forme, la riduzione del p1·ezzo delle cose esonera da ogni tributo la classe lavoratrice, talchè il tributo incide e0èttivamente la sola classe capitali~tica. Ma in questa lotta di concor1·cnza, 8'eneralizzata su tutta la faccia della società, i med I ceti si possono reg• gere sino a quando l'imposta è considerata dai grandi capitalisti come un costo di prodm.ione; ma lo è pilt c1uancloeffettivamente essi ne esonerano il consumatore. La sparizione della piccola industria è allora una cr,sa evidente per sè e si effettua in mezzo ai crescenti progressi del proletariato. Comprendo bene, come questa spiegazione dei fenomeni contraddittori della imposta progressiva, e del fatto del suo p1•evalere, possa sembmro non sufficientemente giustificata, pe1· la inevitabile bre– vih.\ cli esposizione della quale ho do\•uto servirmi. Ma, mentre altrove avrò l'agio di esporla in tutta la sua necessaria ampiezza, e mi 1·iuscir.\ di mon– darla dalle apparenti contraddizioni, mi sia lecito qui dire, come, deducendola dai principì generali del nostro partito, possa chiamarla senz'altro la teoria comunistica. L'imposta, qualunque ne sia la forma, è sempre un fatto della societ.:.\capitalistica. I socialisti caldeggiano l'imposta progressiva, perchò è un mezzo, non già per effottuare una dive1·sa di– stribuzione della ricchezza, ma per precipitare la soluzione degli attuali antagonismi di classe o la dissoluzione del capitalismo. Parafrasando Mat·x pOS· siamo dire: il sistema progressivo affretta la rh'O· luzione sociale; in questo senso rivoluzionario noi votiamo per l'imposta progressiva! Naturalmente non sempre ed in tutte le circo– stanze il partito nostro la caldeggerà. Occorro in– nanzi tutto che sia riconosciuta nel capitale la po• tenza di sottoslare all'imposta. Nei paesi in cui è scarsa la produttività del lavoro, lenta raccumula– zione, torpido il movimento commerciale, in paesi come l'Italia in una parola, !"imposta progressiYa - nelle attuali condl;,ioni - sai·ebbe una rovina certa e sicura, per tutta la nazione o quindi anche per il proletariato ('). li capitale, già così pigro o vile, abbandonerebbe i deserti nostri lidi ed una universale miseria dominel'ebbe incontrastata. Il pal'lito socialista questo non può nè deve volerlo. . . . E il professor Flora!... Sta meditando sulla que• stione sociale che è questiono morale, e lasciamolo fare. Che cosa possiamo dire ad uno che, versato in studì di scienza e professore di unive1·sità, non sa ( 1) Per altro chi dice che, diminuendo, nelle !stesse cirC'ostan:r.e, Il peso tributario delle clu1i l:n·or:i.1rlci, cioè ele\·:tndone Indi• rettamente I anl:trl, non d possa :i.cc1·e11cere la. produttlvlc:\ del l:t.\'Orol t questa la tesi di una delle mlgliori pubblica:tioni di F. S. N1TT1: /,a uo,·la df'(Jli alti salari, la'l'or.:,den!o di fatti e di ouerva:r.ionl. J 10 Barco usare, per il /'atto nudo e duro della miseria, che la volga,·e espressione giornalistica di questione so– ciale? Questionate, questionate pure: dion Ilom,OJ consulilu1' .... il resto lo sapete; od il resto siamo noi, i barbari comunisti rivol11ziona1·i. ARTURO LABHIOLA, PER LAPROPAGANDA I CAMPAGNA Da un altro punto di vista - Un altro mezzoper la soluzionedel problemapei paesi di piccola proprietà.. Le correnti di itlee che i sociallsli hanno fin qui esposto 11OllO colonne Jella O;·itica circa l'atteggiamento Ja prendersi di fronte al problema agrario furono chia– ra.mento riassunte dal Bonzo nel n. 13 di quest'anno. Respinta la. conclusione dell'inerzia volula da. Lucio, respinti i sottili accorgimenti di Gatti o la. e: Yisiera. alzata» di Bissolati, il Bonzo proponeva, come mozzo per la. conquista, la cooperazione. Quella. solmionc, entrando in un ordine di idee che da qualche anno avevo accolto, la. accettai senz'altro, cercantlo a.Ila. mi.L \'Olla di risolvere alcune delle difllcoltù.che si sarebbero incontralo inevitabilmente nell'applicazione. Ma, nello stesso tempo, ,·arie ossCl'\'azioni andai facendo sul modo con cui ru trattata la questione fin qui: questiono cmi• nontemente complessa. e che ricl1ielle<1uindi il concorso di vari mozzi per la sua soluzione. Accollato quello della cooperazione, quale altro puù trovarsi1 - E qui bisogna ch'io rilevi taluno inesattezze che sono antlato man mano riscontrando nei diversi articoli pubblicati. Ilo notato a.dunque - e non cito i brani por brevità. o perchò ò facile ad ognuno verificaro - che, otto volte su dieci, si adopera promiscuamente piccola p,·oprietù per JJìccola collum o viceversa. Ciò non ò esalto. Il modo di coltura. llipende, in llalio, as– solutamente Jal grado di sviluppo dello strumento <li la\!oro; il modo di esscro tlella proprietà da. un com– plesso di cause che il Bonzo, Rocca Pilo ed altri hanno in questa steSS<l Rivista molto bene illustrate. ono dunque due cose ancora indipendenti e non si può scambiare l'una con l'all1·a. 1:tl.\'erlo fa.tto ha. ingenerato confusione cd impedito che si approdasse più presto alla sospirata soluzione do! problema.. Cosl dicasi di g,·an<.le 1wop1·ietà o g,•an,le couw·a. Chi supponesse eho, poi solo fatto di cssel'\'i un grande podere, h•i sia. applicata la grande coltura, commette– rebbe grave errore. Non temo d'essere smentito asse– l'endo che la grande coltura in Italia non si sa che cosa. sia. L"unico sistema. in vigore ò sempre quello a. piccol.L coltura, o ciò perchò allo sfruttamento del suolo non si sono impiega.ti i capitali necessari, che })Orlano con sò strumenti progrediti di lavoro e metodi razionali e scientifici. Questo per la. pianura.. Per la. collina. le ra• gioni ai.I.dottedal Bonzo non occorre ripeterle e servono molto bono. Una imprecisione più gravo, a mio modo di vedere, ò il dire borghesia e capitalismo per significare il pro– gressotecnico in genere, raggiunto o da raggiungere, dello strumento di la\·oro. So ciò ò esatto <1uandosi riferisce all'industria, non lo ò più per ciò elio riguarda. l'agricoltura.; non lo ò quindi in un paese, come l'Italia, che ha tutto lo suo l'isorse llno ad or<Lnello f-fl'Ulta– mcnto I.lolla terra .. E credo che questa imprecisione derivi dal considerare come unico il motlo d'a.\'\'erarsi dol fenomeno dell'accentramento del capitale. Ciò, pur

RkJQdWJsaXNoZXIy