Critica Sociale - Anno VI - n. 16 - 16 agosto 1896

242 CRITICA SOCIALE Una nota relativamente nuova potrebbe esser·data. dalla discussione della politica cc,loniale - che va acquistando ogni giorno importanza nelle singole nazioni - e da questioni politiche nazionali, come quelle dell'indipendenza della Polonia, della Mace– donia, di Cuba, di Candia. Vi è sempre ancora sul tappeto il tema della propaganda nelle campagne. l\Ia sono tutte questioni o troppo particolari o troppo immature per prestarsi oggi a risoluzioni pratiche e generali dal punto di veduta socialista. Possono dar luogo a dichiarazioni platoniche di simpatia - come s'è fatto, a Londra, per la Russia e pe1· tutti i popoli oppressi - o di protesta - come s'è fatto, e forse un po' troppo genericamente, per le espansioni coloniali - o a dichiarazioni d'incom– petenza - come si fece, e saggiamente, per la questione agraria, r-iconoscendosi che ogni nazione deve regolarsi come può. Per tutto questo, e per ripetere, la centesima , 1 olta, che il proletariato deve for·mare « un partito indipendenledaglialtri partiti borghesi tuttiquanti», non c'è pill bisogno di Con~ressi, o non siamo an– co1·a al caso di averne bisogno. Non ce n'è più bisogno, pe1•rall'ermazione teorica. Basterebbe fare una nuova edizione popolare e polilin,::?ue del Ma– nifesto ,tel pa,·uto comunista e diffonderlo in tutti gli strati di lavoratori. Ciò costerebbe poche centinaia di lire invece delle centinaia di migliaia che deve essere costato il Congresso di Londra (il solo aITTtlodella Quee,t's Mustc Hall costò alle organizzazioni inglesi 75 000 franchi) e lascerebbe assai maggiore e più soda stratificazione di idee socialiste che le discussioni di un Congresso non possano fa1·e. Non ce n'è più bisogno, dunque, pe1· l'all'ermazione teo1·ica, e non siamo ancora al caso di poterne tra1 1 1•eutile partito J)81' l'azione pratica. Certo, non tutti quei principi generali hanno gua• dagnato gli strali profondi della popolazione lavo– ratrice; troppe e troppo varie tendenze campeg– giano ancora qua e là, che appunto nei Congressi vengono rumorosamente a galla e cozzano rra loro; troppa apatia ed incoscienza domina ancora gran parte delle masse anche nei paesi civili. Ma conciliare quelle tendenze, espugnare quegli anta~onismi, scuotere quell'incoscienza e quella apatia è affare piuttosto dei var'ì partiti socialisti, ciascuno nell'àmbito del suo paese, che non di una intesa internazionale da improvvisarsi in pochi giorni, in poche ore, la maggior parte delle quali è assorbita, necessariamente, dalle fo!'malità p1·eli– minari di costituzione, dalle traduzioni in varie lingue, dalle confusioni inevitabili fra tanta gente di diverse razze e costumi e favelle. Lasciamo che cotesto lavoro di propaganda locale progre– disc..1, raccolto, paese per paese, senza sperperi di forze, di tempo e di denaro: che ogni par– tito socialista si avvicini un po' pili alla con– quista dei poteri aumentando la sua partecipazione nei Comuni e nei Parlamenti; che maturi l'espe– rienza, che maturino i tempi; e nuove questioni sorge1·anno, e nuovi scambi di idee e di aiuti di– vei·1·anno possibili, e nuove intese, non solo astratte, ma di lavoro pratico comune si renderanno ne– cessarie. I Congressi non avranno più apparenza di accademie, ma di veri Parlamenti proletari in• ternazionali, preludenti alla nuova civiltà che non conosce frontiere, in opposizione all'ope1·a disgre– gali-ice od incivile dei Parlamenti e delle diplo– mazie ufficiali. l''rattanto, e con tutto ciò, i Congressi socialisti internazionali - che sarà rorse bene, pei motivi detti, tenore pe1·ora ad intervalli semp,·e più lal'ghi - non sono privi di significato e non fanno com– pletamente opera vana. Ma la loro importanza è meno, ormai, nelle singole discussioni e delibera- Bib 1otecaCJ1no H1arcc zioni, che nell'influenza generale, e a così dire occulta, ch'essi possono esercitare sui gruppi che vi prendono parte e specialmente sul ·paese di cui sono ospiti. Questo è da dirsi per l'appunto del Cong1·esso di Londra; le cui deliberazioni, che co– minciamo a pubblicare pili innanzi, non sono in generale nè nuove nè importanti, ossia in esse l'importante non è nuovo e il nuovo non ha grande importanza: discussione in seno al Congresso non vi fu quasi alfatto e 11011 vi potè essere: la loro forma è spesso infelice (è difficile imaginare cosa più prolissa e confusa, per esempio, della risolu– zione sulla questione economica). E, malgrado ciò, quel Congresso fece un altro passo sulla via che Parigi, Zurigo e Bruxelles avevano aperta. 'l'utti questi Congressi, a isolarli dagli accessOl'i, si risolvono essenzialmente in altrettante tappe della marcia trionfale del marxismo tedesco a traverso il mondo proleta1•io. Anche qui, come in tutta la natu1·a, è la lotta per l'esistenza che si svolge fra diversi organismi, dissimulata sotto parole e senti– menti di unione, che non sono già menzogneri in sò stessi, ma che tuttavia servono anch'essi, fatal– mente, come ar•mi per quella lotta, come stra menti di modifìcazione e di assorbimento. li partito so– cialista tedesco, il pili forte di tutti, pili forte non solo pe1•numcl'O e per successi, ma per le basi logiche su cui si ronda e che ne spiegano i suc– cessi ed il numero, va mano mano conquistando sul terreno dei partiti affini e rivali, va piantando su sempre nuovi continenti proletari la propria bandiera; e la più pa1·te delle nazioni minori gli fanno co1·teo - non hanno in realtà, internazio– nalmente, altra funzione che questa, ed è impo1·– tantissima - lo aiutano nella conquista incessante, mentre riluttano ancora, per 1•agioni di razza, di tradizioni, di costume, !"Olanda, l'Inghilterra e la Prancia. Rilutt.'lno, ma per ragioni diverse l'una dall'altra: la loro non è che coalizione, mentre quella della Germania coll'Italia, coll'Austria, col Belgio, coll'America, coi paesi minori, è unione piì1 intima e coe1·ente: onde la vittoria non potrà a lungo tardare. Ora, come già a Bruxelles e a Zurigo, l'obbiet– tivo più diretto e importante era l'Inghilterra: era la gigantesca compagine delle Trades Unions, nelle quali il nuovo unionismo aveva già aperto una breccia, le quali già nei precedenti Congressi ave– vano cominciato a pencolare, destando, con le di• chiarazioni dei loro capi, speranze premature; ma i cui movimenti - per la stessa mole di quel po– tente organismo - non possono essere. sugli in i zii dell'evoluzione, se non esh'emamente lenti e pieni di cautele Ora il marxismo conquistatore è andato là a snidarle ed a scuoterle nel loro proprio regno: a gio\'arsi delle ,·agioni di ospitalità, delle divisioni e delle intolleranze settarie dei vari partiti socia– listi britanni - il Pa1•tito indipendente del lavoro, la Federazione socialista, i Fab1ani - per istituire e mantenere con esse il contatto, per stringerle di. assedio, pe1· penetrarvi definitivamente. Sarà esso riuscito nell'impresa 1 Furono 185 al Congresso i delegati delle Unioni di mestiere inglesi, che rap– presentavano ben 800 mila soci organizzati, mentre gli altl'i quasi 300 delegati inglesi non ne rappre– sentavano forse 200 mila ( 1 ). La loro gt·andissima maggioranza accettò intera la formula e intero lo spirito delle deliberazioni marxiste; e, nell'ultimo diverbio che scoppiò in quelle tempestose assem– blee, il trades-unionista Stevcnson sfidava, irritato, i denigratori delle 'Jlrades-Unions a provare che i delegati di queste abbiano mai tradito ciò che hanno promesso col voto. Comunque sia, ò lecito credere (') li tol:\la del delegati al Congreeso fu di ;:;:,i.

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