Critica Sociale - Anno VI - n. 16 - 16 agosto 1896

CRITICA SOCIALE 253 NEll' ANNIVERSARIO FUNEBRE DIFEDERICO ENGELS DALLA SCIMMIA ALL'UOMO (Brano lnedllOJ Il G agosto dell'anno scor:;o moriva Federico En– gels, il vecchio e fedele amico e consigliere di tutti i partiti socialisti del mondo. Noi esprimevamo allora il pensiero - dedicandogli un numero spe– ciale del nost1'0 periodico - che il miglior modo di onorarne la memoria sarebbe stato l'adoperarci a far conoscere meglio agli italiani i suoi poderosi scritti. in gran parte ignoti fra noi o poco popolari. E ci ripromettevamo - per questo suo primo anni– versario funebre - di cominciare a p1•edicar col– l'esempio, licenziando al pubblico una nuova tra– duzione, in sostituzione della prima da lungo tempo esaurita, della magistrale opera sulla Ot'igine delta famiglia, deUCt p,·op,·telà e dello Stato; traduzione che il Martignetti arricchi delle numerose aggiunte fatte, nelle edizioni 1 più recenti, dall'autore stesso, negli ultimi anni di sua vita. Le vicende della nostra carriera di propagandisti ci impedirono di compiere questo voto per la data prefissa, tanto più che il Martignetti stesso deside– rava da noi, alla sua traduzione, una revisione minuziosa, perchè il lavoro riescisse possibilmente fedele in ogni sua parte. Non vogliamo tuttavia che passi questa quindicina senza che della nostra affettuosa memol'ia del maesfro perduto resti in queste pagine qualche traccia. E togliamo, a quo - st'uopo, dalla Neue Zeit, un bl'ano affatto inedito, ti'ovato nei manoscritti dt,J dorunto, col titolo: La tnfl ·uen.za del laom~o nella umaniz.:azione della scinunia, brano scritto into1·no all'80 e che doveva far parte cli un più ,,agto lavoro su Le t,·e forme fòndrunentali del sm·oaggio o su La servitù del• l'operaio. Non è dunque che un semplice fram– mento, ma anche in esso si riscontra quella luci– dità meravigliosa delle idee e della forma, quella finezza d'osservazioni, quella vastit..\ di coltura non mai scompagnata dalla solidilà, che rece,·o della mo1·te di Eagels una cagione per noi di inesauri– bile rimpianto. li lavoro ò la sorijcnto di ogni ricchezza, dicono gli eco– nomisti. Lo è infatti, insiemo allà natura, la quale gli fornisce la materia, che esso trasforma. in ricchezza. Ma esso è anche assai più: è la condizione fondamentale di ogni vita. _umana, tanto che possiamo dire in certo senso: esso ha creato l'uomo. Son parecchie centinaia. di millcnnii, durante, forse verso la fine (precisare ò ancora. impossibile) del periodo che i geologi chiama.no terziario, viveva in qualche parto della zona calda della terra - probabilmente sopra un gran continente, ora sommerso nell'Oceano indiano - una specie cli scimmie antropoidi particolarmente svi– luppate. Darwin ci diede di questi nostri antenati una. descrizione approssimativa: pelosissimi, barbuti, con orcc• chio aguzze, vivevano a frotte sugli alberi. Il costumo di a!'l'ampicarsi, che assegna alle mani un uffizio specifico, portò queste scimmie a non più ser– virsi deUe mani nel camminare sul piano, e ad assu– mere un incesso scm-pre più diritto. r~n questo il passo decisivo pel passaggio dalla scimm..ia all'uomo. Tutte le scimmie antropoidi ancor viventi possono star 1·ittce muoversi sui soli due piedi; ma solo in caso di necessità oassai goffa.mente. li loro incesso naturale è semidritto e richiede il concorso dello mani. La più parte appoggia le giunture dAI pugno sulla terra e slancia il co1·po 1 con le gambe rattr,itte, tra le lunghe braccia, come lo zoppo tra le grucce. In generale le scimmie ci rivelo.no ancora tutti i gradi di transizione dal cammi– nare dei quadrupedi al camminare cretto. Ma quest:ul– timo motlo è sempre il meno normale. Perchè l'incedere dritto nei nostri pelosi p1•edecessori dh·enisse regola e poi necessità, bisognava che lo mani acquistassero attività sempro più varie. Anche nelle scimmie esiste una certa divisione di la.voro fra la mano e il piede. Nell'arrampicarsi, come già notammo, la mono fa un ufficio diverso da.I piede. f.: essa che seTve preci– puamente a cogliere e a tenore il nutrimento, corno fanno già i bassi mammircri con le zampo aderiori. f: con essa che molto scimmie si costruiscono nidi negli albori o, come lo SchimpansC, tetti tra i rami per t>ro– teggersi dalle intemperie. t con la mano che impugnano bastoni per direndersi dai nemici o li bombardano con frutta o pietre. Nella prigionia esse effettuano con la mo.no molte funzioni semplici imparate dagli uomini. Ma appunlo qui si \'Ode quanto è gr;.lnde la distanza tra la mano poco sviluppata. delle scimmie, anche le più simili all'uomo, o la mano dell"uomo altamente svilup– pata. dal laroro di centinaia di migliaia di anni. Il nu • moro e la disposizione generale dello ossa. e dei muscoli sono gli si.essi; ma !ti mano del più basso selvaggio può eseguire centinaia di operazioni che nessuna mano di scimmia saprebbe imitare. Nessuna. mano di scimmia ha mai fabbricato il più grossolano coltello di pietra. Le operazioni, cui i nostri antenati, nel passaggio dalla scimmia alruomo, impararono ad adattare gradatamente la loro mano nel corso di molti millonnii, dovettero <1uindi in principio essere semplicissime. I più bassi sel– rnggi, anche quelli nei quali si do\fe ammettere un verQ rcga·esso 1wi111alesco 1 una vera degenerazione fisica, sono pur scm1>ropili ele"ati di quegli esseri di transizione· l'erchò il primo ciottolo venisse elaboralo a coltello dalla mano delruomo, dO\'OUero tri~scor1·cro spazi di tempo, di fronte ai quali il tem1>0 storico a. noi noto appare insignificante. ~la. il passo decisivo et'a. fatto: /,1, mano era divenuta libera e J>ote\'a acquistare sem– pre nuove attitudini, e la maggiol'e !lessìbilìfa così acqui– stata si oreditava e si aumentava di generazione in ire– nernzione. La mano quindi non ò soltanto l'organo del 11.n-oro, essa t• anche il .mo p,·o«otto. Solo col lavoro, coll'a.da.t– tamcnto a sempre nuove operazioni, con hi trasmissione erùdit.aria del particolare sviluppo cosi acquistato ùei muscoli, dei tendini, e infine anche delle ossa, o con rnm· pl'e rinnovata. applicazione di questo ereditato raffina– mento a nuove operazioni sempre pili complirate, la mano dell'uomo acquistò <1uell'alto grado di perfezione, poi quale essa potò cseguil'o come per incanto le dipin– ture di Raffaello, lo statue di Thorwaldsen, la musica di Paganini. Ma la mano non ora sola.. Essa non era se non parto di tutto un organismo altamente comples~o. E ciò che avvantaggiava la mano, avvantaggiava tutto il corpo, a cui servizio essa hworava,; - e ciò in doppio modo. In primo luogo, per effetto della legge di correlazione dell'accrescimento, come l"ha.chiamata Darwin. Per essa, la rorma cli coi·te parti dell"organismo corrisponde a quella di altre parti, con le quali non sembrerebbe :ivoro correlazione. Così gli animali, che possiedono globuli rossi senza. nucleo e il cui occipite è unito da duo con– dili a.I primo quarto della spirui dorsale, hanno lulli glandolc mammarie per l"allattamento. Cosi, nei mam– mif6ri1 lo zampe spaccato coincidono sempre collo sto• maco multiplo dei ruminanti. Certe bizzarrie di formn si abbina.no sempre, se no ignora il moti\'O. I gatti bian– chi ad occhi a1,zurri sono sempre, o quasi sempre, sordi,

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