Critica Sociale - Anno VI - n. 16 - 16 agosto 1896

B CRITICA SOCIALE 251 Propendiamo pel no. La borghesia provveda, coi te– sori che tiene ne' suoi forzieri, al miglioramento delle sue te1-re, all'elm·a1nento do'suoi profitti. Cosi l'opera dei socialisti coslringo1·ebbo la bo1·ghesia a migliorare i suoi congegni del credito ag,·ario. Il denaro pubblico serva piuttosto a leni1·0 i mali che sono il fatale prodotto dei p1·ogressi indust1·ia\i. Noi non ci indugeremo intorno ai dazi doganali, sui quali già si è pronunciato in modo indubbio il no– stro pari.Ho, cho nel dazio non solo vede un aiuto artinciale alle rormc arretrate di p1·oduzio11e,ma un tributo levalo da una classe sopra tutti i consuma• tori (I). Lo stesso dicasi del bimetallismo, che vuol bar,·ica1·0 i paesi vecchi contro la il-resistibile con– correnza dei paesi nuovi me,·cò il pazzo tentatiro di gctlare quesli in una c1·isi di circolazione per poi renderne impossibili gli sca.mbi. Qualche esitanzn può sorgere a p1·oposito della as~icurazioue obbligatoria del besliame e della difesa per pal'le dello Stato contro i }}arassiti degli ani– mali e delle piante ulili. Giova che i socialisli aiu• tino (1ucsta tendenza 1 Notl·crcdiamo di dover ri– spondere affo1·mativamente. Perchè la ragione che può indurci a respingere questa o quella forma ili socialismo di Stato, consisto tutta nel pericolo cho lo Stato aumenti la I}otcnza di compressio11e sulla classe proletaria. Ora, un simile pericolo non esiste• 1·ebboper le assicurazioni e la difesa ag1·icola,mentre sono addenti gli cnorrni bcnefìcì che derivano dal sotfra1·re alla speculazione prfrata l'assicurazione. e dall'elevare a funzione pubblica una parte cosi im– portante della indusll'ia agricola, quale è la difesa contro i parassiti. 4. 0 Legislazione a favore dei lavoratori delle campagne. Le nostre proposte i11 argomento si possono rias– sumere in questo semplicissimo principio: la legi– slazione che si applica o si vuol applicare agli opm·ai indust1·iali venga applicata anche ai lavol'atori delle campagne. li Jacini, redigendo il 1·apporlo sui ri– sultati dell"inchiesta, scri,·e,•a: « incominciamo per– tanto a parificare non solo in diritto, 1T1a nche in fatto, il popolo dello campagne a quello delle ciU,\ in tutti i provvedimenti tutelal'i di cui fruisce quo• sL'ullimo • (pag. 07). Ma, nel ratto, accadde perfet– tamente il contra,·io. Cominciando dalle leggi sul la,·oro elci fanciulli sino a quella dei fJl'Obiviri, la tutela del hworato1·e fu considerata solo per 1·iguardo agli operai indu.striali. Anche i progetti sul r,·uch– syste,n (pagamento elci salari in natura) e sugli in• fortuni del lavoro esclusero sistematicamente i lavo– l'alo1·i ciel suolo dalle l01·0disposizioni. Ora, il còmpito del nostro partito su c1uestopunto è di reclama1·e dalla borghesia che essa ponga in atto quel che il Jacini diceva - e lo diceva, forse, perché allora gli appariva molto lontano il momento in cui la sua parola potesse venir presa sul scrio. Una lcgh:lazione elio limitasse l'abuso che si fa dei mga1,1.inelrindusfria agl'icola; che costituisse i pro• biviri agricoli rendendone obbligatoria la giurisdi– zione; che imponesse il salario a contanti e stabilisse nei contadini, che pe1·dono la vita o la salute sui campi pach·onali, il diritto a un serio compenso; che costringesse i prop1·ictari a cla1·e abitazioni sane e decenti ai l01·0lavoratori; o che, come compimento (1) Abolendo ceni du.i 11 anelobero ,lei miglioramenti 1peelBd nella condl,:ione delle mane Ja,.oralrici. l'tr e1emplo, abolendo Il duìo 1ul gra11• !ureo, I• celliva1iooe 0011rana nou sarebbe plÌI rimune,.lriee, e i no.iri eoutadinl aYrelol>ero Il do11plo ,..ntaggio di non eue..-. eotlreltl a nianglare Il granturoo •"arlalo gencratort di 11ellagr11,e di rompere I lacd del con• lrauo • colu1crctHHC In cui ha cotl gran f)llrte la coltiu1ione del ,,11.n• turco. di qucst' opera di 1·iforme,stabiliss-eil massimo delle ore di lavoro - una legislazione siffatta segnerebbe un aumen10 cli forze mate1fali e morali delle nosll'e popolazioni campagnole, cont1·ibuendo nel tempo stesso ad accele1 ·c.we il movimento di dissoluzione delle vecchie forme agricole e la creazione di 1·ap– po1·ti economici in cui l"antagonismo fra le classi si 1·ivelcrebbc nel modo pili chiaro, e si imporrebbe sempre più la soluzione socialista. Cel'to - noi non abbiamo bisogno cli dirlo in un nostro Cong1·csso- tutto ciò non è otteuibilc che colle forze degli stessi interessati i quali sappiano strappal'e queste l'iforme, e, sll'appatelc, conser,·arlo e Ottenet•nc l'applicazione, mercé la 01-ganizzazionc economica e la conquista elcipubblici pote1·i. Como non abbiamo bisogno di insistere sulla uc– cessit:\, che per dirigere con cr·iteri, anche più pr·e· cisi di quelli onde si valse la \'Ost1•a Commissione, l'azione del partito socialista 1 i compagni tutti si impegnino a studiare C<'n:1.1no1·e i problemi c1uisom• mariamente toccati; e soprattutto si cur·ino, accin• gendosi al lavoro locale di organizznzione e di pro• paganda, di sviscerare gli organismi complessi delle ,·a1·ieformo agricole e di conosc01·enelle sue più ri• poste intimif:\ la \lita materiale e psichica dei \larì ceti che rispondono a ciascuna fo,·ma produttiva. Poiché. se non è dubbio - lo constatiamo a nostro conforto - che il vero e proprio proletario costi• tuisce già la maggio,·anza della popolazione nelle noslre camp3gne e porgo cosi senz'altro il campo libe1•0o sicuro alla azione socialista. C altresì certo che noi dobbiamo agire anche sugli altri ceti (pie• cola. proprict..\, mezzadria. colonato) che potrebbero altrimenti costituire la grande risena della reazione. ROCUA PILO - l\L SAMOOOIA - L. BISSOLATI. Il Congresso di Firenze deliberò di accettare in mas– sima. i criteri svolti in questa relazione e di diffonderla. nelle Sezioni del partito perché queste abbia.noa con· formarsi ad essi. SOCIALISMO E ARTE Una Cm le obbiezioni, che, sebbene ripetuta. mente e vigorosamente confutate già.,pure con maggiore per– tinacia continuano ad essere mosse contro il socia- 1:smo,si è quella che il socialismo abbia a segnare 1 oltre che il decadimento, a dirittura. la morte dell'arte e del bello. Perchè - si dice - so il socialismo sarà., non solo dominerà una. forma dì Slatp e di ,·ita uggio• samehte e volgarmente monotona e uguale, incapace di offrire alcuna ispirazione o motivo alla intelligenza o all'estro dell'artista o del letterato, ma ancora sarà tolto, a cagione dell"eguaglianza civile ed economica di tutti i cittadini di fronte alla Comunità.,ogni stimolo alla emulazione e alla libera e geniale iniziati"a indi– viduale. Non bas1a: saranno così fatta.mente gli in– gegni indirizzati e disciplinati alla. ricerca e all"opera. della produzione, e in confronto di questa saranno così poco considerate le arti belle, a cui nessun tlne o nessuna utilità pratica è assegnato, che esse, a poco a poco tristemente si dovranno morire come vane e superflue, finendo, fra la.ingratitudine dei nuovi uomini, la. loro splendida e gentile esistenza secolare. . . . E che consistenza. e che va.lare hanno la.li afTerma-– zioni e da quali argomenii sono suffragate t Intanto: esse poggiano principalmente sovra due er• rori, o meglio sovra due arditezze della. intelligenza:

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