Critica Sociale - Anno VI - n. 8 - 16 aprile 1896

114 CRITICA SOCIALE )la che cosa pretendevano? Che il carcero avesse 101·0 ,•oltato l'animo e la testa 1 Che ne fossero sbucali tutti miele e giulebbe \'e1·so gli aguzzini, pieni di g1·atiludine poi bel trauamento soffi.wto, convinti dalla pl'ova fatta che il gove,·no di classe é il miglioro dei gov~rui e che il proletal'iato ha torto cli non volergli un bene sviscerato? Kon è chP, alla lette,·a, prete11danoquesto. Non ò che ragionino in alcun modo. Quel che vol'reb– bc1'0 non lo sanno. Vo1·1·ebberoche il socialismo non ci fo · e. Come i bambini, come i selvaggi, sentendone un'interna molestia, bisogna che tem– pestino contro qualcheduuo. C'è la pestilenza in giro: con\'ien dare all'ara del nume sacrifici umani. Oppure è il ricino che ha dato loro la malia. Dalli al vicino! 1~: il portinaio. E la serva. t la pettegola del quinto piano. Pel' giustificare a sè stessi questa folle paura, questa dianea irrosistibile, questo terrore livido e feroce, hanno bisogno di inventare un pericolo ogni giorno e, se occorl'e, di suscitarlo. O1·mai non vi sarà più un mendicante cho chieda la carità con un po' d'arroganza, un ladruncolo che sti-appi un orologio, un soldato che salti la sbarm, senza che si dica: è la propaganda di Bosco - di Verl'O - di De Felice - di Barbato! Quest'ultimo, a dir vero, hanno tentato di stra– niarlo dagli altl'i, di accasellarlo a pal'le; di farsene uno scudiscio per sbatterlo sul viso ai compagni. Ricucendo quattro frasi a spizzico de' suoi discorsi, è venuto il RasUgnac, è venuta la Riforma, e han detto: - questo è un uomo! questo è un apostolo vero! Ma gli altri? non sono che istl'ioni L'a\'Ole seulito cos'ha detto? non vuole che si gl'idi: ab– basso CriSf)t! Non vuole che si venga alla Camera a importunaPci. La rivoluzione la vede nel lontano, lontanissimo av,•cnire, come un profeta Cho bravo socialista! che socialista esemplare! PovePo Barbato! Anche queste carezze gli dove– rano toccare, che gli pesano certo pili cho non gli pesasse la c..1tena di Pallanza. Ma a sventare la leggenda infame provveder·.\ ben esso: anzi ha già. cominciato, avant'ieri, nel discorso di Palermo. Senonchè, a udire le postume lodi di questi lo flatori, viene la matta voglia di chiedere loro: - oh! com'è che questo apostolo cosi ideale, questo socialista cos:;i dirnrso e così superiore di mille cubiti a tutti, lo a"ete schiaffato in galera tal e quale come gli altri pigmei? In questa baraonda <li dileggi e di ipocrisie, la figura pili budesc..'l è quella dal povero marchese. Egli si sbraccia a far segni che quelle che si sca– gliano a lui son tutte calunnie. « Non vedete? - par che dica. - Io sequesti-o giornali su gio1·nali; impedisco riunioni; fò libito licito alla polizia; in– somma, faccio preciso preciso come il Crispi. Faccio anzi di più. Sono arrh•ato al grottesco sublime di processare e condannare gli autori e i pa1·tecipi delle dimostl'azioni che mi hanno dato la vita. Cosa pretendete ancora? Che sposi più d'uua moglie? che Hcchi le mani nello casse1 che venda, a pronti contanti, le decorazioni? » - E ha l'aria d'uno sciagu1·ato che si rasseguei·ebbe anche a questo se pl'opl'io proprio è necessal'io. Mimica sp1•ecata. Non gli credono; non lo pi– gliano sul serio. È, lo ripetiamo, il terrore verde, dal quale è stolta cosa pretendere barlume di ra– gione. Dicono « i socialisti , come altl'a volta avreb– bero detto « gli untori». E non sanno vedere pili. in là. Adrlosso dunque agli untori! Addosso, se si di– cono l'ivoluziouar'l. l\fa addosso tanto più se non si dicono tali. Al Congresso di Praga hanno pl'evalso quelli, coll'Adler, che la Perseoeran::a chiama « gli opportunisti ,. cho pensano cioè di utilizzare la pr-oposta Bafleui, per quanto meschina, di suffragio allargato. Udite ora i commenti del magno giornale: Non c'è probabilità. che la. rirorma di Badeni deva procacciare un'uguale posizione ai socialisti a.ustriaci nel Reicltsl'ath (uguale, ir,tenrle, a quella. dei tedeschi nel Reichsfag), nè essi se ne allendono si mera.vi ~lioso effetto, ma basterà. a. !!Chiudere loro le porte del Pa.rltt.mento ; gli opportunisti 110,i chiedono per ora di più. - E così codesto Congresso, al pari di tani.i altri del medesimo genere, avrà. dimosirato che il socialismo vuol dis1rug– gere gli ordini dello Stato e della società valendosi degli ordini stessi e che il suffragio universale gli porge il mezzo di farlo. Qui sta il pei•icolo u,i partito 1·ivoluzio11ario che sce,ute nella via è ben. presto vi1JlO, quando i Governi non perilano la testi\; ma. se quei pa1'lito ,·imaue sue te1·re110legale, ataai più cliffecile riesce il comballel'lo. (1) È difficile combattel'lo. E il povero articolista non sa dove dal'e del capo. Le leggi eccezionali han fatto mala p1-ova. Abolire il suffragio non è nè facile nè di effetto sicuro. Ci sarebbe un ri– medio: contare sull'azione moderatrice che esercita il potere su chi lo detiene; fare dei capi socialisti alh'ettanti ministri. So un giorno il Ja.urès, il MilleranJ], il Pellela.n, ecc., sodessero "eramento sul banco dei ministri, non sap– piamo cosa. rimarrebbe del loro programma originale· Negli Stati e nella. società. civile esiste una. rorza in– vincibile di resistenza agli elementi distruttivi .... Questo sarebbe dunque il rimedio. Ma il guaio ò che l'articolista non ci si fida, e conclude me– lanconicamente: « Meglio è però che nessuno Stato faccia questa prova! -. E allo1·a 1 Se non rassicura nè il Hccarli in car– cere né il farli ministri, CO!!.a ne facciamo di questi dannali socialisti? Dove trova1•e rifugio? Curiosa situazione la nostra! È sistema tattico di tutti i partiti esagerare le forze proprie e smi– nuire, a disegno, quelle dei nemici. Solo pel so– cialismo avviene l'inverso. Siamo nati ieri, abbiamo a mala pena una diecina di deputati su oltre cin– quecento, non abbiamo denal'i nò influenze, non abbiamo tampoco un giornale quotidiano, ci O con– tesa la parola, siamo pedinati e minacciati ad ogni nost1-o atto. E gli avversa1·i ci gou0ano, tremano, ( 1 ) PerJet;eran:a, 9 aprlle.

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