Critica Sociale - Anno VI - n. 6 - 16 marzo 1896

CRITICA SOCIALE 87 rovinata da. due errori cosl colossali che parrebbero fino.neovoluti. Prima si ò creduto cho in nessuna ma– niera Menelick potessedal rondo dell'Abissinia condurre ftno al Tigrò un esercito così numeroso o forte come quello che gli obbedisce e campeggiare con esso per parecchi mesi. E allorchè questo preconcetto cadde di fronte all'evidenza dei fatti, si pretese di rar la. pace, deltando la legge al nemico vittorioso. Tutto questo ci ha perduti, e por la perfidia di un Minislero, che nella guerra d'Africa non seppe vedere se non un diversivo alle questioni di politica interna.. l'Italia. è in lutto clal– run capo all'altro. I nostri soldati giacciono ancora insepolti nel pianoro di Adua: saranno vendicati dai fratelli loro? È ben inteso - con buona paco anche del nostro corrispondente - che noi auguriamo e speriamo che non sian per esserlo mai. Basta col sangue! Basta col pianto delle madl'i ! Basta col delitto e coll'ignominia africana! LA CRITICA. LA PARABOLA DELMILITARISMO E un tema di attualità. Nei tumulti dei giorni passati, quando la rolla si gettava, con impeto di tene,-ezza fraterna, sui soldati che si avanzavano a baionette abbassate, e, avvicinatili, li suggestionava e li conquideva si che le baionette vedevansi rial– zate o tornavano nel fodero, chi non ha sentito più vivo il senso di cul'iosità che suscita sempre il fenomeno del militarismo moderno? Strano fenomeno. Come mai da quasi un secolo - da quando, si può dire, si è completata l'orga– nizzazione della società capitalista - noi assistiamo a questo spettacolo di una classe che, mentre sfrutta e opprimo un'altra classe infinitamente pili nume- 1·osa,non teme di armarla per servirsene non solo nelle lolto di una concorrenza che ha per effetto di intensificare lo sfruttamento generale, ma anche o sopratutto per reprimere i moti di ribellione della stessa classe sfruttata 1 Alla fine del secolo passato e ancora sul prin– cipio di questo, la borghesia aveva mostrato qualche esitazione davanti al problema dell'armamento pro– letario. Essa ricordava come le classi dominanti dell'antichità non avessero mai armato le razze o le classi ridotte in schiavitù, se non quando si erano decise a promettei-e loro la libertà; ricordava come la funziono della guerra, durante l'era di mezzo, fosse stata monopolio gelosamente custodito della classe nobiliarej e si domandava se essa, la borghesia, non era per commettere il più grosso– lano degli errori e per COl'1'8re il più grave dei rischi chiamando i proletari al ser,•1zio militare. Ma i fatti troncarono le esitazioni teo,•iche. La rivoluzione bol'ghese dell'89, se volle trionfare della Vandea interna e della Vandea esterna, dovette affidarsi alle picche e alle baionette di quel quarto stato, i cui cahters non trovaPono ascolto nelle as• semblee della Costituente. Il fatto risolveva ogni dubbiezza. Si era sperimentato possibile affidare le ~;1~s:l s~:o~~~~r~'\~J :r.ct ~ l~:ad~.f:~r::v~e~\'tnè bene inteso, le opportune cautele. Il proletario do– ,•eva entra1'8 nell'esercito ossia nella caserma. 1,•i soltanto avrebbe ti-ovato il fucile, e col fucile il codice penale militare e la infallibile suggestione di un sapiente meccanismo comp1•esso1·e. Il fucile in casa non poteva essere permesso che ai bene– stanti, a quei cittadini che componevano la Guardia nazionale, che avevano diritto di voto e costitui– vano il palladio dello istituzioni bo1:qhesi,cosìcontro i colpi di mano della reazione nobiliare come contro le sollevazioni del proletariato. In seguito anche il fucile io casa delle gua1·die nazionali apparve pe– ricoloso, sia perchè riusciva impossibile chiudere assolutamente al proletariato le file della milizia cittadina, sia perché anche la piccola borghesia, mano mano che si sviluppava il capitalismo e con esso l'al'istocrazia borghese, pote,·a dar luogo a fermenti rivoluzionari. ln Francia, infatti, dopo il giugno del 1 18che se– parò nettamente la causa della borghesia da quella del proletariato, la funzione militare fu ridotta tutta nelle caserme de\l'esel'cito di Stato, o,come si usò dire, dell'esercito nazionale. Nè diversamente ac– cadde io Italia, dove la borghesia, conseguita la :rnità territoriale, si affrettò a scalzare e demolire la istituzione della Guardia nazionale, rivolgendo invece i suoi sforzi a rendere sempre pili « na– zionale » l'esercito; il che voleva dil'e, secondo fu dichiarato alla Camera nell'ultima discussione mi– litare, renderlo sempre più straniero alle singole regioni, sempre meglio atto alle funzioni repres– sive. . . . Questo fatto, cosi universalmente e da tanto tempo ormai constatato, che l'armamento proletario, nella forma attuale degli eserciti nell'Europa capitalista, non ha costituito sinora un pericolo per il dominio delle classi sfruttatrici, questo fatto non è difficile a essere spiegato. La base su cui si fonda la istituzione dell'eser– cito è la base comune a tutte le istituzioni politiche della borghesia: lo sfruttamento automatico del la– voratore. Il carattere particolare della forma di produzione capitalista risiede in ciò, che il lavoratore vende liberamente la sua forza di lavoro al capitalista. Noi socialisti andiamo bensì dimostrando ai prole– tal'i che essi non sono effettivamente liberi, e che codesta loro libertà é una illusione; ma, finchè il lavo!'atore non sia diventato socialista, esso subisce e non può non subire quest'illusione. Senza un concetto critico e sintetico delle leggi economiche non è possibile che il lavoratore non vegga, nel contratto di lavoro da lui stipulato col capitalista, un conti-atto affatto simile a quello che ha per og– getto una merce qualsiasi. Il prezzo della sua merce speciale, ossia della sua forza di lavoro, egli, il lavoratore, lo vede stabilito non per coazione eser– citata dal capitalista, ma per il bilanciarsi della offerta e della domanda, precisamente a quel modo che vien stabilito il prezzo di ogni altra me,-ce. Lo sfruttamento si effettua sopra di lui, non nel momento in cui egli vende la sua forza, ma nel periodo in cui il capitalista, diventatone il padrone, ~~i~~~fi r:~~~.it~~u1~?o~~ ~:o~lcht;;i~al~ft} uso legittimamente della merce acquistata; né trova che esso violi in alcuna parte i patti convenuti. Questo sistema di sfruttamento che si cela agli occhi degli sfruttati e che nella sua meravigliosa perfezione impedisco in costoro il formarsi della coscienza del loro· stato, questo sistema che si dice « automatico » perchè non si vede nessuna mano che lo muova e lo dil'iga, ma sembra essei-e di- 1-ettoda una superiore e indep1'8cabile logge di natura, questa è, dicevo, la base fondamentale su cui la borghesia, quando n'ebbe saggiata la solidità, potè edificare, con piena sicurezza, la istituzione degli eserciti nazionali. Di più: il sistema borghese fa,•orisco nel lavo– ratore la illusione che il suo intel'esse sia conforme

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