Critica Sociale - Anno VI - n. 5 - 1 marzo 1896

CRITICA SOCIALE i!) pensi corno lui, o lascia che il mondo rovini purchè la teoria sopra,•\'iva. lo non voglio mettere in dubbio la sincerità e la spontaneità. dell"apostolo russo, e tanto meno il suo sacrosanto diritto di prodicaro e di evangelizzare. Ma, ripeto, se egli conduco al macello ,•olontario dello po– vere vittime senza che uno scopo umanamente conse– guibile posso.Rtlendorsi dal sacrinzio, gli uomini di buon senso debbono puro avere pionn libertà di accu– sarlo e di mettere in guardia i poveri di spirito. È un diritto o un dovere contro cui non si puU addurre, mi sembra, il dogma dell'irresponsabilità. del pensiero senza buttarsi a capontto nel nebbione cieli& metafisica, so– nante ma vuota, a dispetto della logica più facile, serena e benetlca. Bisogna puro guardar di non perder,. per una. esagerata paura di esser chiamati misoneisti, il sangue rrodtlo che ci vuole a chiamar bianco il bianco o nero il nero. Inserimmo l'articolo di Flavio !Jlonllo, mouo per quel ch'esso dice che per quello che può rar pen– sare. So pigliamo questa disputa nei suoi estremi obiettivi e conc,·eti o ci proviamo a stringerla, cho co ne r·esta fra lo dita t Da un lato, Flavio /Jtondo protesta che, parlando di « responsabilit..\ del pensiero -.. non intendo affatto giustifìcal'e o im·oca1-e mozzi repressh•i; egli allude a uua re– sponsabilità meram~nte astratta e morale, alla rea– :doue degli spiriti contro una falsa teor-ia. Dalraltro lato, Claudio 'J'reves non s'ò sognato. nò poteva sognarsi (sarebbe l'autonegaziono dolla sua tesi), di contestare la libe1·tà della discussione o quindi della 1•iprovazione. Egli proclama l'irresponsabilità non di una opinione, ma di tutto le oprnioni; in ciascuna delle quali, so han tratto alla vita pra– tica, è insito uno stimolo all'azione correlativa, checché Flavio Biondo distingua soOsticando. 1t·- 1·esponsabililà dunque dell'opinione che afferma e di quella che nega; dell'opinione che app1'0,,a o di quella che ripro, 1 a; di Tolstoi o di Spielhagen; di 'l'r'Oves che dico di volere l'irl'esponsabilità, e di Ftavto Btomto che dice di non volerli\. Jn che cosa dunque diver.sincano le duo tesi t L'una si scaraventa sull'altra, o non s'accorgo che sombran due e son una, la qnalo perseguita la p1·oprìa ombra, simile alla bertuccia della favola che s'avventa allo specchio. La polemica non è che un'illusione di polemica, sostenuta dal contrasto puramente ronico di pa1'0le indeOnibili, aereo ed antiscientifiche, come ,·esponsa/Jtlllà, libertà, dì- 1·tllo ed i 101'0contrarii. E nullameno (perciò inserimmo l'articolo} questa disputn, obiettivamente vuota, ha il suo contenuto fuol'i di sò, nelle preoccupazioni da cui parto, negli stati subiettivi che ri,·ela, noi caso concreto che le serve d'occasione. I.a traduzione psicologica della contesa si riduce a questo: Claudio 'l'reves sento sopmtutto il diritto, la bellezza, la utili fa del ponsie1'0, o non di un dato pensie1'0 1 ma del pensier'O in generalo. Guai a chi lo tocca: ogni attentato ad esso gli sembra un at– teutato alla nobiltà dell'uomo, all'av\'onire, al p1'0- gresso. Egli non conosce ,,orità assoluta, nella quale l'uomo intelligente possa riposare: lo sue stesse convinzioni e prererenzo subordina a una con– vinzione e prererenza suprema, il rispetto della liberli1. A .Flavio Biondo questo rispetto sconfi– nato sembra una suprema indifferenza o una pre– messa cli ana1·chia intellettuale, con la quale non gli paro che il mondo possa reggersi. Non sono due opinioni 1 ma sono duo tempel'amenti li primo ò di uno scettico, il secondo di un erodente. Flavio Btmuto proclama 1'infallibililà doli:.\scienza, e non si accorge che con questa stessa sua dichiarazione egli ò ruorl della scienza od ò procipitato uolla fede. Egli fa appello al giudizio degli « uomini d'intel– letto e di cuol'o », degli « uomini di buou senso » ai quali spette,·ebbe il decide1·e so una data opi– nione o p,·opaganda è o non ò « pazza ». se ò o non è un·« utopia». Ma il guaio ò che il giudizio suppone già 1·isolto il p1'0blema. Pe1·ch'esso valesse, converrebbe prima ave,· potuto decide1·equali siano gli uomini d'intelletto o di cuore (poichò anche a questo congegno idraulico si ,·uol dai• la pa1'0la) o dovo stia il buon senso. Non sarobbe11> essi, i giu– dici in\'ocati, i pazzi e gli utopisti t E questo un circolo vbdoso che non si snoda. A buon conto la scienza, la protesa inrallibile, ha por costume di contraddirsi ad ogni piè sospinto, o anche senza sospingere il piode, in un medo3imo istante del suo essere. Togliete la varioU\ delle scuole, il cozzo dello teorie; della scienza non 1•ima110 che l'escara. E non \'i ru persecuzione al pensiero cho non no– verasse fra i suoi caldo~giatori uomini reputati di buon senso o convintissimi di essere noi vero e di fa1·eoper-a santa. D'altro canto, il diaframma cho sep:wa la pe1•3ecu– ziono puramente ideale dalla pe1-socuzionemateriale O così tonne o vacillante che un somo lo solle\'a e lo strappa. Più ancora: O la logica stessa choconduce a questo. Como si fa azione il pensie1·0 perseguitato (ed ò questa la ragione, o soventi il pretesto, del perseguita1·lo), cosi si ra azione il pensiero persecu– tore. Ammesso che un pensiero sia. in sè stesso, suporioro nel un altro, ch'osso abbia maggiori di– l'itti alla vita, po,·chè non potl'l1., anzi non dovrà, stermina1•e il suo avvorsarrn1 01·a, i pensieri non camminano colle gambe p1·oprie. 1.:ssi pigliano a prestito lo ~ambo o i cerrnlli dogli uomini. Perciò In persecuzione mate1·iale del pensiero O u ua rata• lità della storia. ~Iutano di questa lotta lo forme: alla soppressione pu1-a o semplice, al rogo, alla ct'Oce, si sostituiscono in tempi più ch•ili la carcere o il confino; si sostituisce quol boycotL'lggio gene– rico che isola un uomo, lo premo da ogni parte o, senza pare,·e, gli toglie d'intol'llO a mano a mano l'aria che 1·ospira. Mutano le rormolo o i protesti del po1•seguitare: si guadagna in ipocrisia. Sempre. il dogma, comunque camuflllto, ò la premessa di un sillogisma, la cui conseguenza ò - comunque camurrata - la forca. 01• dunque, se una questione, dicemmo. non ci è nei termini nei quali fu posta. ma ci è ruori di quei termini; se la ir1·espausabililà voluta da Treves ò una impossibilità. storica e la 1·esponsabilità pro· pugnala dn Flavio llìoiuto trae a conseguenze onde rifugge egli stesso; chi dei due ha ragione 1 o non hanno torto ambedue t - Domanda puerile. Questioni siffatte non si risolYono col ragionamento o non dO\'l'Obbero poi-si. li ponsier·o non ò un quid avulso dall'assieme della lotta mondiale per la vita e per la prevalen1.a; molto meno ne ò il genera– to1•e; no è n mala pena il sintomo. Pe1·ciòsi iden• tHlca con esso o ne seguo le sorti. Chi ha ragione r1-ail leone che sbrana e l'agnello che ò sbranato 1 fra la rondine o l'insetto1 fra la foglia od il bt•ucot <.ìhiha ragione fra il passato che rilutta e l'avvenire che lo ingoia1 Le soluzioni non lo dà la ragiono ma le sel'ba la stol'ia. F. ai novatori, ai perseguiL'\ti dell'oggi, l'i– mane inesorabile l'appello al domani. Rimane anche il conrorto che la persecuzione stessa porge al– l'idea: conressione, com'ossa è, di debolezza e paura, o suscitatrice inderessa di m01·aviglia o pietà, eh~ sferzano le accidie del pensiero. Così Cristo, esuma– to1·e di vecchi mosoremi assopiti, non ru, egli, rive• lato1·e »; fu « 1·i velaziono » la croco.

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