Critica Sociale - Anno V - n. 17 - 1 settembre 1895

266 CRITICA SOCIALE il « momento » decisivoche ne tloterminerà il va– lore comparativo. Questa è la sola vera base dello scambio. Se questa si abbandona, chi deciderà dell'utilità di una cosa f La sola opinione personale del compratore e del venditore? In ogni caso l'uno ài essi sar..\ in– gannato. O una determinazione fondata sulla utilità insita alla cosa. indipendentemente dalle parli con– traenti e ad esso non evidente f In questo caso lo scambio non potrebbe avvenire che dietro coazione, e ciascuno si terrebbe per frodato. Questo contrasto fra la vera utilità inerente alla cosa e la determi– nazione di questa utilità 1 fra la determinazione dell'utilità e la libertà dei permutanti, non può es– sere soppresso senza abolire la proprietà privata; ma, abolita questa, non può più par1arsi di uno scambio qua1e Jo vediamo adesso. L'applicazione pratica del concetto di valore si limiterà allora sempi•e più a decidere se si debba o no produrre: e questa è la sua propria sfera. ~fa adesso come stanno le cose1 Vedemmo come il concetto di valore fu violentemente spezzato in due, e ciascuno dei due frammenti fu proclamato l'intero. Le spese di produzione, alterate in prece– denza dalla concorrenza, rappresenterebbero il va– lore; e parimenti la utilità, questo criterio affatto soggettivo - poiché ora non ve ne può essere uno diverso. - Per• tener ritte queste zoppicanti defini– zioni, si deve in atribo i casi chiamar in gioco 1a concorrenza; e il più curioso è questo: che per gli inglesi 1a concorrenza, di fronte a1le spese di pro– duzione, rappresenta l'utilità, mentre per Say, vi– ceversa, di fronte all'utilità. essa introduce le spese di produzione. Ma che genere di utilità. e di spese di produzione! La loro utilità dipende dal caso, dalla moda, dal capriccio dei ricchi, e lo 101•0 spese di produzione calano e crescono secondo i rapporti accidentali dell'offerta e della domanda. La differenza fra valore reale e valore di scambio ha per base questo fatto: che il valore di una cosa è diverso da ciò che nel commercio si suppone es– sere il suo equivalente, o, in alll'i termini, che l'equi• valente non è affatto equivalente. Questo cosideUo equivalente è il p,·ezzo della cosa, e, se l'economista fosse onesto, esso dovrebbe impiegare questa parola per indicare il « valore commerciale ». Ma egli deve pur sempre cousen•are l'~ppa1·enza che il prezzo corrisponda in qualche modo al valore, perché non venga in troppo chiara luce la immo– ralità del commercio. È verissimo, ed è una delle leggi capitali della proprietà privata, che il prezzo è determinato dall'azione reciproca delle spese di produzione e della concorrenza. Questa legge esclu– sivamente empirica fu la pl'ima scoperta dell'eco– nomista: di qui astrasse egli il suo valore reale, in altre parole il pl'ezzo nel momento in cui il rapporto de11aconcorrenza sta in equilibrio, quando cioè la domanda eguaglia l'offerta. Allora natu– ralmente non restano che le spese di produzione, e questo chiama l'economista valore reale, mentre non è che un caso determinato del prezzo. Così in I tJ economia tutto ò capovolto: il valore, che è la radice prima, la sorgente del prezzo, vien fatto dipendere da quest'ultimo, che è il suo prodotto. Ben si rav– visa in tale capovolgimento l'essen1.a dell'astrazione; su di che può consultarsi Feuerbach. (la Jnt nei du~ proi'sfmi numtri). F. ENGF.t,S. TRASFORMA OF TRASFORMARE Lo cortesi osservazioni dell'amico Turati - amico personale almeno - mi spingono a nuovamente ricor– rel'e all'ospitalità della Critica sociale. Ma, prima di venire a.I sodo, vi sono le erbuccie, ed ho alcune cose da. dire. In prima. mi conviene fare emenda d'una. omissione. Discorrendo dell'attitudine de' socialisti italiani riguardo agli eserciti permanenti, avrei dovuto rammentare le parole dette alla Camera dall'on. Agnini il 13 maggio 1804, e quest'anno, mentre si discutevano i provvedil'.I)enti finanziari i parole che a me pare, in parte almeno, dicono il vero, e che coraggiosamente accennano a ciò che in realtà sia l'ordinamento militare italiano. Segui quell'omissione perchè esclusivamente volgevo l'atten– zione alla discussione per la resta del XX settembre; e per quanto riguarda quella festa non so persuadermi d'aver avuto torto, e seguito a credere che c·era solo da. dire al sor Crispi e ai suoi degni amici: « Fate feste e gazzarre fin che volete, noi non ci entriamo.• Ma lasciamo stare ciò, ch'è cosa secondaria, e veniamo all'argomento della trasrormaiione del risparmio. . .. Il mio scopo nello scrivere il presente articolo non ò di direndere la teoria che più mi par vera, ma solo di pol're chiaramente i termini del problema, pel quale sono divisi socialisti ed economisti. I socialisti, seguendo in ciò la scuola degli econo– misti inglesi, uniscono le qualità di impresario e di capitalista. L'uomo che possiede il risparmio è ad un tempo quello che lo fa trasformare in capitali. Egli compra. sul mercato il lavoro, vende i prodotti, o si appropria la. differenza, la plus-value. In reallà l'im– presario non si confonde col capitalista. La scuola. francese ha dunque ratto bene a separarli. In ogni modo qui è solo questiono di forma. e non di sostanza. Quando vorremo analiticamente sCparare l'impresario dal capitalista, la. plus•value dei socialisti si dividel'à. in duo: questa. che è goduta. dall'impresario, e quella dal semplice capitalista. Gli economisti dicono che, quando si considera. un gr·an numero d'improsari, la. libera. concorrenza ha per effetto di ridurre a zero la. media della plus•value go– duta dall'impresario, il quale riceve solo il salario della. sua opera di direzione. Rimane la. seconda parte della plus~vatue goduta dal capitalista, la quale, sempre se– condo gli economisti, paga. l'uso del risparmio. Sogliono gli economisti aggiungere dimostrazioni per far vedere che quel prezzo dell'uso del risparmio è giusto, equo, conveniente, naturale. Ma poichè ognuno deve solo rispondere delle opere proprie, mi sarà lecito osservare che su quella via non li seguo; dico semplicemente che quel prezzo è il necessario effetto di un ordina– mento, in cui il risparmio e il capitale sono proprietà. private,

RkJQdWJsaXNoZXIy