Critica Sociale - Anno V - n. 13 - 1 luglio 1895

CRITICA SOCIALE 203 com'or s·è detto, forniscono, dobbiam noi credere che consista nel lavoro stesso, il qual sia per se medesiloo giovevole - com'è, a cagion d·esempio, ratto del man– giare a. chi mangia - o no1 Gat·. - No, per Giove! Socr. - Resta, dunque, ch'esso consista in altra cosa. Gar. - Sicuramente. Socr. - In quale, dunque1 Per quant'io consideri, non veggo che per altra cosa s'avvantaggino i lavora– tori dal lor lavoro, se non fosse per il salario. Or sa– rcbb"egli il salario cotesL'altra cosa che noi cerchiamo1 Gm·. - Tu l'hai detto, o Socrate. Ell'è il salario. Socr. - E sia. Or dimmi: com'è egli costume di pa– garlo il salario1 in moneta, non è ,·ero1 E la moneta poi, per ciò che le cose utili per suo mezzo si scam– biano, dà, a cui ella ,·iene in possesso, facoltà di pro– cacciarsi quanto cose gli faccian bisogno. Ga1·. - Manifestamente. Soc1·. - Sicchè tanl'è diro salari quanto moneta; e ove la. moneta cresca. ch'è data in mercede ai lavora– tori, cresceranno similmente e in ugual ragione anco i salari. • Gm·. - Come negarlo1 Soe,•. ~ Sta bene. Andiamo adesso ad altro punto. Dimmi: Sono essi cotesti oziosi soltanto che dan ma– teria di lavorare ai lavoratori, o altri ancora 1 Gar. - Oh, altri molti! Socr. - E chi son essi 1 Gar. - Molti, dico. I proprietari di terre, ad esempio, che fa.n coltivare i lor poderi, e que' che tengon le officine ove s·esercitan rinduslrie, o altri che sarebbe lungo enumerare. Socr. - Assai ne hai nominati. Rifletti ora e rispon– dimi. Costoro, o gli oziosi insieme, arrecan essi tutti lo slesso utile ai lavoratori1 Gar. - Lo stesso, o Socrate, poichè danno sa.lari tutti ugualmente. Socr. - f: chiaro. Non ci sarà quindi differenza, se un proprietario di terre, lasciati i campi, farassi ozioso, dando ugual misura di salari, sol ch'e' lì darà nel modo che tengon gli oziosi, non in quello de"proprietari. Ma questo pei lavoratori torna al medesimo. S'io erro, cor• reggimi, o ottimo, Ga1-. - Prosegui pure, chè ragioni dirittamente. Socr. - Or rispondi, se ti piace, a questo qui. Se una cosa è in sè buona, può egli mai avvenire, ch'ella diventi cattiva, per crescer ch"ella faccia1 Ga,·. - Non può. Soct·. - E rutile è egli buono1 Gm\ - Fuor di dubbio. Socr. - Se il buono adunque, per aumento ch'ei ri· ceva, perman tale, il medesimo dovrà dirsi anche del• l'utile. Gm·. - Per rorza, o Socrate. Soc,·. - Bada qua adesso, o ottimo. Se quegli oziosi, onde ci occupiamo, sono utili - e certo son tali in forza delle cose sopra ragionate - e se tutto, che è utile, tal seguita ad essere, per quanto e' s·accresca, ne consegue che gli oziosi potranno aumentar di nu– mero, nè perciò l'utilità loro scemerà o verrà. meno in alcun modo; chè anzi, più "i saranno di quegli oziosi, e più vi saranno persone ulili. Ma per rispetto a chi abbiam noi ammesso che quella utilità sussista 1 Per rispetto ai lavoratori, non è rnro1 Ga,·. - Vero. Socr. - Diguisachè i lavoratori, nonehè abbiano a dolersi che vi siano molti oziosi cosilfatti, piuttosto so ne allegreranno. Perciocch{I, non è vero1 ricevon da loro il salario. Gar. - Proprio cosl. Socr. - Ed anche abbiamo ammesso che, essendo ogni salario moneta, riesce affatto lo stesso eh'esso sia ai lavoratori conrerito dagli oziosi o da altri. Dimmi,o amicissimo: su questo punto, che sia lo stesso, siamo noi sempre d'accordo 1 Ga,·. - Sempre, o Socrate. Socr. - Or via, dunque: supponiamo elio moltissimi cli que' che forniscon salario ai lavoratori, o dando lor terre da coltivare, o lini da tessere, o da fabbricar suppellettili e vai dieendo, si trasferiscano nella con– dizione degli oziosi, e che in seguito altri racciano il medesimo, e poi altri ancora, e poi allri, o in fine tutti quanti; sicchè lutti siano, fuorchè i la"oratori, oziosi, e porgan come tali ai lavoralori quell'utilità di che s'è discorso testè. I lavoratori da tutto questo permuta– mento non patiranno però danno di sorta. Gar. - E' parrebbe. Socr. - Inratti, non è vero 1, ricevendo essi la stessa quantità. di moneta di prima, potranno, come prima face"ano, comperarsi l'occorrente a' lor bisogni, grano, olio, vino, vestimenti e cose simili. Or s'ha da vedere da chi compereranno essi queste cose. 001·. - E da chi mai, se non da coloro che le pro– duconot Socr. - Per esempio 1 Gm·. - Per esempio, il grano e il vino e l'olio da chi, possedendo terre e dandole per mercede a colti– vare .... Socr. - Attendi un poco, o amicissimo, perch' e' mi pare che noi ci siamo stranamente avviluppati. O non s·era noi supposto or ora che tutti, dai lavoratori in fuori, fossero diventati oziosi1 Ora, cessate di praticare e l'industria. e l'agricoltura, di necessità. anche i pro– dotti di tali ·arti saran cessati, nè vi avrà più nè grano, nè vino, nè "estimanti, nè altre simili cose. Gar. - E' paro. SoC?·. - fi.Ja dimmi: senza cotesto cose, è egli possi– bile ,·ivere1 Gm-. - Certo che no. Socr. - Dimodochè i la.rnratori da ciò che abbiam supposto, che, cioè, tutti sian di\•enuti oziosi, hanno sofferto gravissimo danno, anzi il più grave che possa toccare ad uom vivente, perocchè non potranno più vi\'ere. Gat·. - Cosl è appunto. E non essi soli. Socr. - Dici bene i chè il danno, anzi la rovina, sarà. universale. Ma, per restringerei ai lavoratori soli, corno ,,a ch·essi abbian patito tale danno, so nel supposto nostro essi ricevevan sempre i medesimi salari di prima 1 E prima, quando ricevevano il salario parte dagli oziosi e parte da altri, allora potean vivere, mentre ora, che lo ricevon tutto (.!agli oziosi, non posson più 1 Eppur s·era. detto e com·enuto esser lo stesso ricevere il sa– lario da questo o da. quello. GGr. - E. s·era. detto, sicuro. Socr. - Or pare invece da dover conchiudere che lo stesso non sia. Gm-. - t>aro anche a rue. Socr. - Ma il salario è pur moneta, non è ,ero1 Come può egli dunque darsi che un salario non sia uguale ad un altro, se tutt'e due son moneta1 Se due cose comparate a una terza si riscontrano uguali a quella, non è giocoforza. ammettere che siano anche

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