Critica Sociale - Anno V - n. 13 - 1 luglio 1895

202 CRITICA SOCIALE è scritto invece in lettere di sangue, in lettere di ruoco: e Abolizione di ogni Stato, distruzione della civiltà bo,·– ghe&e, libera orga11i-:::azione dal bano ù, allo, me,•ce libere associazioni - la organinazione della plebe operaia (de la.populacc (sic) ouvrière), l'organizzazione di tutta l'umanità emancipala, la. crea.:io>ie di una nuova umanità. Con queste parole chiude Bakunin il suo capola– voro: Stato e Ana,~chta ( 1 ). Lasciamo al lettore la briga di appl'ezzare le bellezze retoriche di questo squarcio. Noi ci limitiamo ad osse,·vare che vt manca assolutamente il senso comune. Ciò che ò « scritto » sulla e bandiera» bakuniana non è che pm·o e palesecontrosenso, e non occor– rono lettere di fuocoe di sangue per farlo ricono– scere a quanti non siano ipnotizzati da una fra:;eo– logia piÙ, o ,meno 1·1J/nwrosa1na all'atto priva dt senso. L'anarchismo di Stirner e di Prouhhon era affatto individualistico. Bakunin non« voleva» alcun indivi– dualismo, o per dir meglio, « voleva » solo un lato dell'individualismo. Perciò inventò il collettivismo ana,·chico. Questa scoperta gli costò ben poco. Egli completò l'utopia liber·ta,.ta coll'ulopta eguali· tm·ia. Ma poiché queste due utopie non «volevano» vivere in pace, e strillavano per l'accoppiamento, le gettò entrambe nel gran forno della ,•ivolu– ztone tn pennanenza, dove furono costrette al si• lc11zio- per la semplice ragione che l'una e l'altra vi si ridussero completamente in fumo. Bakuntn è tl decadente detl'uloptsmo. GIORGIO PLECIIANOW, NO. - L'editore P. V. Stock di Parigi ha. pubblicnto, poco stante, in un volume della sua Dlbliothèque &ocio– touique, sotto il titolo di Oetun·~•, alcuni dei principali scritti di M1c11u 8AKOUNINE: Federali&me,Soc1alisme et anlitfleologi&me i l.ellre&su,• le JJatriolisme; Dieu e l'Eia/. Sono S<'ritti cho è ormai difficilissimo trovar sbrancati. Ottima fu l'idea di riprodurli riuniti. 11 volume costa a. Parigi 3 fr. 50. (Librairie Tresse et Stock, Palais Royal). {I) Non ealstono. che cl consti, traduzioni di queslo lavoro, che Il Plechanow cita cosi 1peuo, pubbllc~to In runo nel 1873; Il luogo della pubblicazione è ignoto. Il ,·ero 1uo titolo, Jetteral• nlente tradotlo, aarebba: Stallamo ed A.narchfa. I.a parola ala• rumo è ancora phl barbarica, in ilaliano, che non lo siano le 1ue corriapondenti teduca e francese {Staftlerd, itattamt!) (Nota dt!lla CRITICA), IN BEOZIA e·> CARISSllJO TUR.\ TI, Leggevo, una di queste sere pas.tale, nella Rivista di Sociologia, la co11futa~ioneche, sollo il titolo di Discordie positiviste sul Socialismo, it 110811·0 Fen:j, fa del noto lib1·0anli-socialista di R. Gm•ofato: una confuta:iione ,errata, ,·apida e possente, che si getta e trascon·e &ul– l'opera criticata tw·binando e &chianta11docome u,ia ( 1 ) l.'amit':o nostro prof. Yaraz1.anl ci mandò lo scritto che ,egue 1enz·a1tro titolo eh., quello di DlalO(lo, che Il lettore troYa plit sotto. Noi, volendo anteporre un titolo gener11le,uunmo ecrluo In Grecta; poi rie parve che recavnmo Ingiuria a quel nobilis– simo popolo, e 1tlmammo dovere di SJleClflcnrequella soln.J>ro– "lncla dell'antlca Grecia dove foree era poulblle a. un Gorofalo dire, 1enza ra._ccogl!ere troppi JlUlci di o,trka 1ullluchieM, quelle babbuauaggml eh egli l1ascritte. Supponete dunque, giacché nn– •lghiamo nella ,rera del sogni, che Socrate, prima d'essere con- :~n:,~;~e~~~ ~!i~~~~1 : 1 :!:~:1 ;: r:; 1~ :~r;e1:/icuta, abbia fatto (Nata della CRITICA). raffica alpina. Finito di leggere, me n'andai a letto; senonchè mi ,·onzavano nel capo con un'uggiosa ùl8i· sten:a ce,·ti b1·eviperiodetti che dallo scritto dtl Garo• /alo il Ferri trasceglie come specimen, dice lui, di di• strazio,,e &cientifica. Li riferitco qui. e Appare11ltme11tenon, lavorano molli giovani di famiglie m·istoc,•aticbe. E più. e&allo pe,·ò il di1·e che essi non fann o alcun lavcn-o per essi produttil·o. « Ma es.ti lavornno per it to,·o piacere, t•aggiu11gendo il fine del lucro degli auri. « Infatti quegli (oziosi» genllemen sono genel'almenle <leditiallo sport, ci~ caccia. 11aviga:io11e, equitazione, scherma, o ai viaggi o al diletla11tismo delle a1·ti. E il loro lavoro, per essi improdutth·o, fon1isce occuptuio11i lttet·ose a un numero gra11di88imodi per&one. • Questi pe1·ioclefli,come dico, mi tafanavano i' ce,·• vello, ed io volevo clormfre; sicclu\ come antidoto, pre&i clai classici greci tm volume, tm dialogo di Platone, e mi tuffai in u11adi&set•tazione1ocratica. Mezz·ora clopo, &'in.tendebene, dormivo. Ma, ahimè! anche nei rece88i del &onno il Garofalo mi ,·incone. Lo c1·edere&te?Mi apparve in sogno, e mi apparve (a contai·la sembJ•auna /ola) in compagnia di SOet·ate, a ltt per tu con lu;, e da lui frnlito fo tm 1·agioname11todialogi.:zato, come im Eulifrone qualunque. Il dialogo dm·ò un bel po' e mi 1•ima&e&tampato fo mente cosi nello e vivo, che la mallina dopo lo misi in carta, d'un fiato, quasi a det– tatura. E ora, come vedete, lo ma11doa voi. Se 1101ivi &erve,cedetelo a qualche cabali&tadi sogni, che t1eca– verà i numeri eia giocare al lotto. Coll'affetto che sapete, t:06ll"O SAVINO VARAZZANT. Piacenui, 171lugno Ui95. DIALOGO Socrate e Garot'alo. e: Apparentemente non la•o?"ano molti giovani dl rnmlglle aristocratiche. t ph). esatto però Il dire che eni non ranno alcun luoro JMt' u,1 produttcrio. e Ila eul 1aeora110 per li loro piacere, raggiungendo Il nne del lucro degli altri. • Infatti questi e oziosi •qenllt!rnen eone• generialmente dediti allo 1port, cioè cac• c'.a, navigazione, equllazione, scherma, o al ,iaggl o al dllettanti~mo delle arl1. E fl loro lai::oro, JJet· e11f fmprodutttro, fornisce occupazioni lutroee a un nu– mero grandiulmo di penone. • R. OAROPALO. - La 6UJ)er.ftlzio11e · aoclall1ta, pag. 1~7. Soc1•aie. - Tu dici dunque, o ottimo, che cotesti. molti oziosi, dediti alle caccie, ai viaggi, alle na,,igazioni e simili altri spossi dispendiosi, contutlochè non faccio.no alcun la.varo por essi produttivo, pur nondimeno, mentre cerci.\no il pio.cer loro, ar.che procacciano il bene a.ltrui, e perciò sono, e s'hnnno a ritenere, utili. f: egli questo che tu dici o noi Garofalo. - Cotesto per l'appunto, o Socrate. Socr. - E in che senso intendi tu dire ch'essi sono utili f Non certo ,er ciò che ranno, chè non pare am– missibile; bens\ 1 cred'io, perchè, attendendo essi a go– dere, e molte coso a quest'uopo occorrendo loro, ch'essi non vogliono o non possono rare, forniscono occupa– zioni a.i la.voratori, a cui commettono d'a.pprestarglicle. Parla, o amico. Dico io rettamente! Gar. - Rettissimamente, o Socrate. .socr. - Or via, dunque, proseguiamo. Il giovamento, che ai lavora.tori deriva da. quel lavoro che gli oziosi,

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