Critica Sociale - Anno V - n. 5 - 1 marzo 1895

76 CRITICA SOCIALE Solo quando l'individuo adatta. le condizioni esterne di vita, vi è una. forza produttrice sociale: ma nelle donne delle classi medie italiane questo adattamento attivo è negato. Impedito l'esplicarsi della loro indivi– dualità, tanto nella forma natm·ale della maternità. o tlelramoro quanto nelle funzior::i nuove d'un terzo sesso, esse sono veri esseri mancati, come quei fiori infecondi delle piante ibride che non rappresentano alcuna. utilità. e alcuno scopo. Esse vivono della produzione collettiva senza cooperare a formarla: costituiscono quindi una nuova forma di parassitismo sociale. M<l questo paras• sitismo nuovo è qualche cosa di strano e di curioso: esso si ò formato contro la Yolontà.e l'interesse delle stesse che lo compongono. A differenza di tutti gli altri parassitismi, così organici come sociali, dove è il desi– derio egoistico di vivere del lavoro sempre faticoso degli altri quello che li fa sorgere e durare, qui invece è la volonHi.dei produttori che lo reclama imperiosa– mente. Non sono più i parassiti che reprimono le aspi• razioni ribelli <leglisfruttali, sono gli sfruttali che co– stringono al parassitismo una classe di donne riluttanti cd avverse. Tutti i vecchi argomenti con cui la borghesia razio– nalista eJ atea combatlè il parassitismo del monachismo cattolico, che in una società che ha perduta la fede non rappresenta più una funzione sociale, si possono oggi ripetere contro. questa nuova forma di celibato femminile che, senza compiere nè l'ufficio di soccorri– tore dei deboli nè l'ufficio di µropiziatore di Dio, ha assunto proporzioni così vaste e meravigliose. La bor– ghesia rivoluzionaria, che proclamava. come vittoria dello spirito laico la distruzione di molta parte del monachismo cattolico, si trova, a meno di mozzo secolo di distanza, davanti ad un mon~hismo nuovissimo, dove non sono gli aScetismi religiosi che rinchiudono le donne nella dolorosa sterilità. del corpo o dello spi· rito, ma sono le condizioni economiche ogni giorno più tristi che lo costringono all'inerzia di una vita senza affetti e senza scopo. E, mentre la grande classe dei lavoratori si !~va minacciosa a distruggere gli antichi parassitismi che l'hanno esausta e fiaccata, ossa è co– stretta, por la tema d·una concorrenza funesta, a man• tenere volonterosa in un parassitismo anormale quella classe di donne che, dalla propria infecondità fisiolo– gica, avrebbero potuto attingere una superiorità intel– lettuale. In questo triste scorcio di secolo,scosso da.Ilatragica lotta che agita il mondo, questo strane e cosi pauroso contraddizioni sono uno dei tanti sintomi del fatalo decadimento delle società.moderne, e quasi la lacrime• vole invocazione ad un avvenire, nel quale lo sviluppo dell'individualità umana sia libero e nessuna forza so– ciale vada perduta. (VANOE 8ONOMI. Gli editoi·i Fratelli Bocca cli Torino ci hanno foviato l'opera testè uscita del nostro carissimo amico e com• pagno prof. ENRICO FERRI: L'omicidio nell'antropologiacri• mlnale, g1·ossovohane cli 740 pagine di testo, con uno splendido atlante ano·opol-Ogico-statistico (pag. 33'1) con• tenente misw·azioni e desc1'i~ionibiologiche, fotog1•afìe degli omicidi e delle omicide più tipiche, fittissime sta– tistiche, ecc. {p1·c,:rodel lib1·0coll'atlante L. 30), Questa monog1·a(i,ailtush·ata clelfomicidio, lunga– mente e ansiosamente attesa nel mondo scientifico e che certamente aggiungerà lustro a quell'ittclù·iuo po– sitivo del sapere cli cui il nostro amico e condiscepolo i· in Italia uno dei più m·diti pionieri, meriterà che ne teniamo parola più diffusame>ile in uno dei prossimi numeri. Le conclusioni p stume di Marx SULLA TEORIA DEL VALORE La soluzione trionrante data da .Marx nel terzo libro del Capitale (') alle apparenti contraddizioni riscontrate nell'armonia delle sue dottrine sul va– lore, soluzione presentita mirabilmente dal prores– sore Lexis nella sua critica al secondo volume del· l'opera di Marx 1r,0nrads Jalwbìiclter, XT,5, 1885) e dal Fi1·ema11,potrebbero indurre qualche lettore del LOl'ia nell'equivoco, che questo scrittore avesse di già intuita la spiegazione e vi avesse preventi– vamente risposto. Difatti Loria (Analist della p1·0· prietàcapi/a/ista, I, 146-150), traendo occasione dal fatto che En~els aveva già rettamente affermata l'impossibilita del profitto comrn.e1·ciale senza sup– porre che l'industriale venda al commerciante al di• sotto del loro valore le proprie merci, dichiara che, so questo ò vero per un sol ordine di scambi, se ne deve ammettere la generalizzazione a tutti i prodotti, onde la conciusione che le merci non si vendano mai nella ragione del lavoro in esso con– tenuto. Noi vedremo or ora che il Loria era, come nella questione generale, tratto in inganno dal senso intimo che occorreva dare alle dottrine mar• xiste ecl alla loro incompleta conoscenza, pe1· non essere ancora stato pubblicato il terzo volume, al momento in cui il Loria scriveva. Noi entriamo così in uno dei problemi che i\Iarx. analizzò con una finezza, con una sottigliezza ed originalità di vedute cui gli economisti non sono per solito as– suefatti: nel problema cioè della trasformazione del capitale-merci nel capitale commerciale, ossia nel capitale del movimento della merce. (') Sin dal secondo volume ciel Capitale aveva Marx. fatto notare che le spese per la circolazione della merce sono spese pura.mente negative, poiché esse assorbono un tempo di lavoro il quale potrebbe al– trimenti impiegarsi nella produzione utile. Nè, se questa. funzione viene compiuta da una speciale ca• tegoria di persone, dai commercianti, può pensarsi che il lavoro per far circolar·e le merci possa mu– tarsi da improduttivo in produttivo; solo può esso. in questa mutata forma, divenire utile alla società se, specializzandosi, il tempo di lavoro che si oc– cupa in tal modo viene a ridursi. ì\fa in generale vige il principio formulato così da Marx: < La legge « generale è, che tutti i costi clicircolazione, i quali « sorgono dalla mutazione della forma della merce, « non aggiungano a 9-cuest'ultima nessun valore » (Buch Il, 1.• ediz., 126). Senonché non bisogna con• fondere; vi ha pure una sorta di spose, per la con• servazione ed il trasporto della merce, che restano fuori di quesk1. legge. Esse sono le spese necessarie per mettere il consumatore a contatto del pl'odut– tore, per dai• tempo alla merce cli attendere il con– sumo; spese tutte le quali, rappresentando un la– voro sociale necessa,rto, si debbono considera.1·ecome producenti valore; esse sono costi per la 1Jrosecu– zione del processo di p1·oduzione nell'inle1·no del p1·ocesso di ci1•cola.zione. Ora, si considerino queste spese come formanti parte di uno speciale capitale, il capitale commer– ciale; così, presto le due funzioni, quella produt– tiva e quella della circolazione, vengono ad essere radicalmente divise. Se il produttore volesse dase stesso rlar mano al processo di circolazione. se esso, volendo sottrarsi all'opera .del commerciante, in– tendesse porsi in diretta comunicazione con il con• sumatore, egli sarebbe costretto ad impiegare un {I) Kapttal, Il!, e,-.rtei- Thell 1 ;:UJrlter Ab1c1milt, l!C-18i, 11 ) Idem, viei-tet· Ab.rchnW.

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