Critica Sociale - Anno IV - n. 21 - 1 novembre 1894

ORITIOA SOOIALB 329 Unir,i, ml mondo umatw, ouol dunque dfre peg– giot·ar,i. È questo il principio cui arriviamo, ed è questa l'ul– tima rormula del pessimismopiù acuto. È rorse un'illusione od un paradosso! A voi non è parso tale, perchè quando io l'enunciai la pr:lma volta, l'aveto accettato, e gli avete da.lo un valore Importantissimo. Voi scrivova.te : - « Segnalo l'importanza inattesa di cui questo principio è suscet– tibile se lo si esteodeal di là dell'umanità. Sappiamo che gli organismi sono stati considaratl, o a. ragione, come società. di cellule, e sappiamo anche che si è po– tuto vodero, nelle cellule stesso, società di molecole.... Ora, supponiamo che quel principio si applichi a questo società. biologiche o chimiche, che cioè, anche in quesle società, l'aggregato non sia superiore ai suoi elementi, anzi sia inrerioro, o tutt'al più eguale i noi vediamo l'universo inloro apparirci sotto un aspetto nuovo, ed b ai perrezionam!nti del micro• scopio, non del telescopio, che noi dovremo domandare le rivelazioni delle più grnndi meraviglio del mondo. Del resto, è forse in causa di un pregiudizio ingiusti• ftcato, che l'io dell'atomo ù stato sempre ritenuto più semplice, più povero, più basso dell'io animalo od umano. Forse, nel fondo nascosto degli esseri viventi, nello loro intimità elementari, viene invisibilmente spie• gala assai più intelligenza. od arte che non s1 spieghi alla superftcie ... • ('). lo vi lascio con questo oscuro problema insoluto. L& soluzione verrà data dalla ])8icologia deU'au>mo, che voi in,·ocate, e che non è altro, in fondo, se non la psicologia dell'incosciente, ancora cosi ignota e cosi misteriosa. Credetemi, con ammirazione, vostro Sc11•10 SJGIIEl,E, ( 1 ) O. TARH, u, crfmu du rout~,. l.yon, Slorck, IS9i. IITEIJJGEIU EIOR!LITÀ DEI.Ll FOLLA ANALOGIE (.Yota Olla leturo di SclPIO SIOU&Lll). I.a psicologia collettiva - come io la battezzai sino dalla prima edizione dei Nuor,t orizzonti - ha avuto organismo cosi rigoglioso dagli studi ge– niali e meritamento lodati del mio carissimo Sighele ed essa risponde troppo al colore del tempo, che mette io luce sempre crescente cosi i dolori come le forze benefiche e malefiche della collettività umana, perché non debba prestarsi, nella infinita varietà poliedrica dei suoi elementi e delle sue manUestazioni,ad una diversità di osservazioni e di induzioni, anche fra chi abbia completo accordo di teorie fondamentali. '!'aie è il caso della presente noia alla lettera, sempre acuta e profonda, di Scipio Sighele a Ga– briele Tarde. L'impressione - per dirla subito - che io ho avuta leggendo questa lettera, è un'impressione di urto mentale. • Sl legge. li cervello comincia l'acceleramento dell'idMzione e l'aumenta via via, trascinato con intensità progressiva dalle beo graduate osser1•a· ziool dello scritlo,·e, e poi, alla fine, quando il moto intellettuale dovrebbe rallentarsi e fissarsi nella conclusione finale, ll>gicamento indotta dalle pre– messe, si trova invece un'affermazione bru~ca, ot- 8 bi t a G o B neo tusa, che vi ricorda l'urlo di un treno a grande velocità contro la sbarra immobile di un binario morto. Ed ò veramente un binario morto quello in cui l'amico Sighele mi pare si sia messo; in gran pa1'le, io credo, trascinato, e quasi direi dCratllé dal va– gabondaggio metafisico della sociologia del 'l'ardo. li quale, per quanto gnllicamente seducente, mi pare appunto un ricamatore che, presa una idea (e per solito la prende da altri), sa ricamarne delle « variazioni -. molteplici, sempre ingegnose o bril• laoti, ma più spesso unilaterali o sopratutto anar– chiche, noi senso che non sono il prodotto logico e necessario del metodo sperimentalo di osser,•a· ziooe e di induzione, ma rappresentano piuttosto la fantasia logica, il zig-zag arabescato di un cer vello analitico e fecondo,ma scientificamente eslege. Tali sono i caratteri dei lavori pii, note1•olidel 'farde, dopo i suoi p1·imi o pii'.,originali arUcoli pubblicati alcuni nnni fa nella JleouephllosovMque. Egli prendo l'idea sull"influenza dell"tmila;;to11e, svolta fra gli altd dal Despina in una monografia del 1871, e vi ricama sop1·a le sue J.,ois de tlmi– lall<;m, che sono l'e.sagerazioneunilaterale o incon• cludéllle di un a.spetto ve,-o della vita. Cosi egli prende l'idea del Pugliese, mia e del Sighele, sul delitto collettivo (folla delinquentel e vi ricama sopra i suoi sa~gi c,•itici, prima a Congresso di antropologia criminale a Bruxelles, poi nella llevue des det<Xnunutes. Oppure egli prende le osser,•a– ziooi fondamentali della scuola positiva italinna e vi ricama d'attorno la Criminali/e comva,·èe e la Pl1tlosophie pé11ale, accordandosi, anche per l'in– dolo dell'intelletto, con quegli analitici e compara– tori e ricamatori ilaliam, che s'illude"ano d a,·er messa su una « ter1.a scuola ,. di « naturalismo o positivismo c1•iltco • sol porehè, per esempio, alle statuo michelangiolescamente scolpite da Lom– broso, son capaci, a tavolino, di g1•attare qualche cosa col mag1ste1-osottile e miope della lima sil– logistica. Non dico per questo,che ancho $li ingegni Cl'i• tici, malgmdo l'indole 101·0 parnss1ta1·ia, non ab– biano una funzionoutile uclla scienza e nella vita. Dico invece che bisogna guardarsi, a ro17.a disco,·– rere qua e I:\, di non motte1·si in un qualche bi– nario morto, come pat•mi sia il caso di questa Ieltera del Sighele. Egli fa questa lucida osservazione: le forzo sen– timentali possono comunicarsi e sommarsi dalrin– dividuo in una folla, menti-o le fo1·ze intellettive no. L'osservazione mi pa1'8fondamentalmente esatta: ma perehè si esprime in senso assoluto e non re– lativof lo direi che i sentimenti si comunicano e si sommano, nella collettivit:.\, pii, che le idee. E quindi non c1·odoesatta raffe,·maziono conse– quenziale del Sighele, che chi comunica 110 senti– mento ad una collettiviu\ fa degli eouall a sè - menti'& chi comunica un'idea fa dei seouacl. Sia bene, che il coi-aggio come l"odio o la ven– detta. si possono « infondere > da un individuo ad una folla: ma i suggestionati saranno sempre di– veni dal suggestiooato1'8. E diversi nel seuso del pi(1 come del meno. Garibaldi fu giustamente detto « 01-oec,-oatore di e,·oi >: ma i garibaldini che lo seguivano o lo sop,·avvan;ava110 nolla battaglia, infuocati dalla sua pei-sona, non erano eroi eou.ali a lui; che per esempio doveva conservat'8 semp1·0un certo sangue freddo, po,· essere, come fu, così geniale capitano o stratega. Anche l'artista o l'orato1·0comunicano agii uditori la loro passione; ma nell'amore o nell'odio o nella pietà o nell'ilarità gli uditori sono ben diver,i dal•

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