Critica Sociale - Anno IV - n. 13 - 1 luglio 1894

100 CRITICA SOCIALE Sicilia, a cui dobbiamo ora dedicare unile tutte te nostre forze, sarà li momento d"lmplantare il nuovo giornale e i capitali non mancheranno, perchè ciascuno darà l'obolo suo. E Bllora nessuno srorz'> ci dovrà. parere superiore allo scopo, con3Ci che il giorno, in cui usciril vigoroso alla luce l'organo quotidiano del nostro Partilo, rimarrà uno J>Oi t>ill memorabili nei fasti del prole~ tariato italiano. l,;~ GUEG,\ltlO. LEEVOLUZIONI DELLA PROPRIETÀ (Cottf1r111:a ltto,la ol~i r:,~;'::'~dt;j• ('~tcl"1i1lo ,,. Bergon,o Com,pagntl Ormai la vosfra isfruzione in fatto di oconumia.sòci~llonon vi permetto pili di dubitare della ve1·1tild1 quanto altra volta ebbi occa,ione di onunziar, 1 i, cho cioè: o il problema della mise1·ia ò, irresolubile come quello della <1ua<lraturn del cu-colo,o non è possibile risolvol'lo altrimenti che cauteriz~udo il malo alla sua radico, ossia rifor– mando 11grande islilulo socinle della proprietà. Ma cho v~lot~1 mouta·e non fu mai e non è per avven~u11l_ d1fllc1le tl'ovn1·e uomini sempre p1-onti ad ag1tar~11 cd n J>1-omuo,•e1'6 inntrai·i le bal'l'icate per 01>em1-e un cambiamento poliuco, che dal nosti-o punto. di \'ista. si l'isolv~ poi quasi sempre in un ~mphco cambinmento d1 cocca1\la: a stento, diffi– c1l~nc!1tc t1:o~•n11? r1·a costo1:o individui disposti a se– gu11·,•1so h 11n•1t..1te ad agire sul terreno delle ri– forme socinli, o J>eggio ancora, a toccare l'arca santa dell'istituto della p1'0p1·ietil. re,· molti, lo si comp,·eude. ò In ragione del beati vosstdenles. la tema di consumare un attentato co1~tro_ sò stessi che li tiene lontani da simili agi– taz1oru; m;_~ Ò. Bl~C!te VCl'O _che non pochi dis."'imu– lano volentieri s1natto moll\'O tl'ince1·andosi dietro ~ 1·agio11amonti di quelli che l'i1ongono scn:falt1-o 11·1"00lizzabile In vagheggi"~' l'iro,·ma e con essi esclamano: « La p1·oprietil 1.... 'on è somplicemento un ratto « sto1·ico, ò un fatto natul'UIC, necessario. Essa fu • semp,·e eguale a sò stessa. Pretendere di coreg– « gei-la? ·a,·obbe un vole,· l'ivedc1'6 le bozze nlla • c~-eazione; s.n1·ebboun dish·uggo1·la; ma, distl'utta. -e r1so_rge1'6bbo; o la società, fa ci\ 1 iltà, gli uomini .: pe1·11-ebbe1•0 con ossa. • Ecco affermnzioni dogmatiche che lo spi1·ilocritico dei nostt·i tempi non sapr-ebbc ammettei-e se non col .~neficio dell'i11, 1 entario, ed in eOètto, ecco p1-o posmoni che sono egualmente resistile e dalla rn g1ono o dalla osperieuza storica. Sarebbe invero uno strano fenomeno che. di mezzo alla eterna evoluzione di tutto c1 uanto esiste. solo In t""l"'ic~~ sruggisse all'a•ione di que.1a legge umve1-sale ! ~,webbo stmno che mentre isti~uti non meno fondamentali della propriotl,, quali gli ~tali, lo religioni, In famiglin subl,cono attmverso 11tempo ~ nello .spazio. profondo modificazioni i 1~1entre scienze od rndustr1e, lette1-eod arti, le stesse hnguo parlate, n tratti storici 1'0latiramente brevi, (Il Come cl ra npporlunamenl4! nou1re, trumettendocl Il mano• strino. Il noa1ro amiro ~mlllo Gallureal, q11t1ta conrerenu, tenuta giorni tono dfl quel modf'1to e niente vttterano della. lott,, 1orlale che ò ra,·v. l'cramondo Anan11ell (cono1cluto ed llma1O In Bl!rllamo corno II vero papd Intellettuale di quel soclall,tl) 1111 Il pt'ts,lo P"randl-tlmo di IYOlgere,con una 10br1e1à e nltldt1u mlrablll. un argomento the al presta, meallo di qualunque allro. ad aprlN!, In un pae,,e TUjlne di propaganda, un corso di con– ruenu toe.lal111e.K noi la pul;bllclllamo appun1O. e la rlpubbli• che~mo In opuKOIO,nell'Intento di aumtntare c::01\Il numero 1Mle rontl. •Ile quali pouono atUngere Iconrl!ttn1ierl del parllto. (Nolo tutta CRITICA), 81b oteca G no B an o si trasformano o 1·innovano, sola la proprietà re• stasse immobile o si mantenesse assolutamente il·t-e• (ormnbile e al di liidei poteri natumli che ha l'uomo di modificare le cose umane! ~la il_ ve1'0 è che anche la proprietà ha la sua storia, 11che. è q_uantodire ha avuto ed anà le ,ue vicende 111 rispondenza a quelle dell'ambiente ~ialo in cui si esplica; che pe1· conseguenza an– ch'essa, al pnri di ogni altro umano istituto, si cambia e modiOca,ossia non può esser sempre o dovunque la stessa. re,· dimostra,·velo e ,·ÌspetL,rc nello st""80 tempo gli ai~gusti limiti segnati ad una conferenza ()OJ><>• ltu'O, 10 procedor'Ò facendo, non già della storia m(l dei semplici accenni ai momentf piii salienti' del mo\'imento sto1•ico della prop1•iet[\, e comince1·ò dal forma1·0 anzitutto la VO$tm allouziono su ciò che rorma l'oggetto della propl'ioib. Oggetto della lll'Op1•1ot\ sono lo cose. :\la si ò stati sempro d'accol'tlo nel de(er·mina1·e ciò che de1•0essere 1·ilenuto cosa, e quindi oggetto del diritto di p1'0prie~, 1 Basti cou~irlomre che pe1· secoli e secoli come chi dic.e~ in tuua ranhchità o buona p.t;•te del rnedio O\'O, ru 1•itouuto oggetto di p1-oprietà, os.:sin cosa, quegli stesso che 11011 potrebbe esserne clie il so~etto, l'uomo. J. uomo, cito a noi oggi apparo - almeno in :LStratto - come <1unlcos.1 d'innolabile o di sac1-o, fu per secoli ed attr,wc1'S0 luminose civilt..'t posseduto, comperato, ,·enduto, affittato e perfino mangiato, come si trattasse di un animale qualunque, pili o m~no ~O!D~tico;_ dico _anche mangiato, pel'occhO gh sto1·1c1 d1 quei tempi, fra lo tante, ci hanno la– sciat~ s~ritt~ di corti Luculli, di_c01·ti Snrdanapali, che s1 d1,•e1·11vano a far affllgare di quando in quando qualche 8Chilwo nel_lostagno per poterne poi estrar1'8 del po,ce che nvesse sapore più squisito, pii, dlli– cato e st.·u-oi por dire più umano Ve1'0 ò che, qunsi in compenso del tmtlar l'uomo come cosa, gli untichi fecero spesso delle cose una persona od anche una di\'luità. Sorpassando agli atti di feticismo, sappiamo che un imperatore ro– mano nominò sennto1'6 un suo cavallo ed un alti-o roce p1'0;iede1'0 il ·conio dal suo stivai~. Al dì d'o!IS'i voi comprendete che una aberra– zione, su ciò che può eose1'0 ogietto del rliritto di pr'Opriotà,che si spingesse fino ad investire l'uomo, non sa.1'6bbo piia J)OS!libile,o quasi ci ripugna credere che. abbia mni J)Otuto enh-a1·e in cor\'elli um11.ni . Eppu1'0i mo,..,n del lompo. quei dnbben f ilosofiche in ogni e1>0e.'\ p1'C.Sumo110 di dettar dogmi per rog• ge1·e le nazioni, difendevano iu allo1-a la schia,·ilù, come in o~i si dirende la p1'0prietil. La sehianti1, dicenrno, non ò tanto un ratto sto- 1·ico quanto uu rn.tto uatumle, necessario: senza la schiaviti1 nemmeno poll'6bbosi immaginai-e l'esi– stAn1.adi un consorzio umano! La schiaviti, cndde o il mondo non è c1'0llato, anzi .... . .. Il concetto di ciò che puo ro,·mare oggetto di p1-oprietà non l.\\'Cndo 1·ispnrmiato l'uomo, era ben n!\lurale ne mllnomottesse in mille modi la libertà sen1,a alcuna distinzione t1·a libe1·i e schiavi. Il medio evo pertanto, come l'autichitil, è lutlo ingomb1·0 di pr•i, 1 ilogi, monopolii, pl'er-ogative, 1'8p· presentauti altrettante usurpazioni sulla libertà co– mune, tmmulala in oggetto di proprietà a vanL,ggio di pochi. Non solo noi vediamo in quei tempi la piil parte dei servizi pubblici infeudati a persone o fami(!lie pr11•ate; non solo trcvinmo monopolizzati la via-

RkJQdWJsaXNoZXIy