Critica Sociale - Anno IV - n. 12 - 16 giugno 1894

CRITICA SOCIALE 183 Potranno gli operai conquistare d'un tratto le olio oro o dovranno accontentani:I d'una riduzione graduale, Emilio Vandervelde scrisse, alla vigilia del 1.• mag– gio 1893.. misero \'&no sperare che l'operaio, abituato a lunghe giornale di dodici o sedici ore, possa d'un tratto arrivare a produrre la stessa copia di merci in otto ore, e che perciò ra d'uopo ridurre gradualmente la durata del lavoro. I deputati socialisti tedeschi, i quali nel maggio 1800 aveano presentato al Reichstag un progetto di leggo con cui si sarebbe giunti a stabilire la giornata di otto ore In h•e tappe successive; rinno– varono la proposta nell'aprilo 1891chiedendo subito la giornata di dieci oro, che nel 189-lsi sarebbe ridotta a novo oro, o nel 1898a otto ore. E le riduzioni finora avvenute, o cho ottennero folico riuscita, conservarono sempre questo carattoro di progressiva e continua gra– tlualith.i dovo si ,•ollo Imporro una. riduzione più forte, corno in !svizzera. noi 18i8 ed In Inghilterra nel 1847, gli industriali reagirono alla leggo non osservandola; numeroso leggi occorsero in Inghilterra. per ridurre la durata settimanale dol lavoro da no,·anta o cento ore, come era al principio dol secolo, a 56 '/r Nella colonia di Vittoria, dove plU doi tre quarti degli operai non lavorano più di otto oro al giorno, la riduzione eff'ettiva fu non già da 10 ad 8, ma da 8 1 /, ad 8, essendosi abo– lito l'intervallo di I ora. o '/, pel pasto del mezzodì. Gli etrettl di questa riduzione sarebbero altamente beneRci per le condizioni fisiche e morali delle classi lavora.tric i; per non ripetere cose già dette, riporterò dal libro le parole del Plener che riguardano l'Inghil– terra: e .... Il dominio più che trentenne della legisla– zione protettrice mostra come le disposizioni, che alta· vano l"età di ammissione e scorciavano la giornata, fossero oltremodo benoflche; la. cosidetta gamba di fabln·ica (storcimonto delle gambo dei lavoratori) ò affatto sparita; e tutti I rapporti ripetono ad una voce che la presente genernzlone di tesserandoli è un flore rispetto nll'nntica ». La limitazione della durata del lavoro, quantunque non efficace a rimoverne del tutto lo causo, ò necessaria ad impedire il deperimento con– tinuo dello classi operaio, do,·uto ai ,,izi, di cui mas– simo l'alcoolismo (che le otto oro hanno reso minore in Australia), le malattie dcrh·anti da mancanza d'aria, di luce, da lavori compiuti in ambienti a temperatura. elevatissim&y dal ripetersi continuo di certi movimenti, dall"abitudine di tenere Il corpo io posizioni anormali. In qual modo potranno gll operai ottenere la ridu– zione graduale della giornata di lavorot Non coi loro soli sforzi, che rtescirebbero inefficaci contro la potenza del capita1istl risoluti a non cedere alle pretese dei loro operai, ma morcè una legislazione nazionale. Inef– ficace sarebbe, secondo l'Albertini, una conforme legi– slazione Internazionale, in quanto peggiorerebbe le sorti delle fabbriche e delle nazioni più deboli; e quegli Stati, che vodeHero diminuita la loro produzione, si trove– rebbero costretti a trasgredirla. Una legislazione nl\zlonalo sulle rabbriche non torna dannosa. allo lndusb'ie, anzi lo ronde più rorti e vigo– rose e, sollecitando porfozlonBmenli tecnici, lo ronde atto a sopportnro Il\ concorrenza. estera. Disse il Ma– cauln.y nel discorso In difesa del biU delle dieci ore che • se il popolo inglese dovrà un giorno essere privato della supremazia industrialo, non lo sarà da. un popolo di nani dogonorall, ma da un popolo che per energia fisica ed Intellettuale superi l'inglese». E testè un mi– nistro ingleso, Il Mundella: e Sono le lunghe ore di la– voro dogli altri paesi che ci salvano dalla concorrenza». ote G B o La legislazione sulla giornata di lavoro dovrebbe im– porro un limite massimo, senza le scappatoie sapienti della /rade option, o della h·adc c.xemption, accompa– gnando questo limite massimo colla proibizione assoluta del lavoro supplementare. Lo Stato che.,per ora, almeno quello italiano, è un imprenditore molto poco ravore– vole ai suoi operai, dovrebbe cominciare ad applicare questo norme per le sue officine ed i suoi arsenali ed imporle ai Comuni, alle provincie ed agli appaltatori di opero pubblicho. Questo il riassunto (pel quale, ad ottenere maggiore esattezza, mi sono spesso senito delle parole deJrau– tore) della bolla monogrnfia doll'Albcrtini, condotta con metodo severamente scientifico o sperimentalo e che vorrei rosso lotta da quanti si occupano di studi eco– nomici o socia.li. Jl libro si chiudo con un augurio: e ..... la. classe dirigente, che è lo. classe dei possidenti, farebbe opera accorta se mostrasse che, come nei codici suoi tutelt\ con migliaia di articoli Il diritto di proprietà., cosi in altro leggi tutela l'unica proprietà del la,·oratore, le sue braccia, cho egli, spinto dalla concorrenza, ò co– stretto a loca.re a. vii prezzo o per una parte troppo lunga. della. giornata. ». Io non ho questa speranza., od almeno di fronte allo recenti ma.nifestazioni dei più ciechi sentimenti egoistici di classe, di cui Governo e Parlamento diedero prova inacerbendo le imposte sui consumi popola.ri, credo che allora soltanto una legi– sta.zione sul la.voro, quale è queUa vagheggiata dall'Al– bertini, sarà possibile, quando le clrussi lavoratrici eser-. citeranno una pressione più forte sugli organi legislath·i e saranno rappresentate più largamente nel Parlamento da deputati decisi a reclamare con insistenza quelle riforme che possano tornare utili agli operai. LUIGI EINAUDI. Agli a~~onali c~e non ricevettero l'ultimo Numero non abbiamo au,·o da dt?·e se non eh.eessoci fu sequestralo nelle vosle dall'auto,·!là giudizta,·ta. Il motivo, la 1n·otesla contro la senlen;a di Palen110, lo stesso motivo ve,· cut fw·ono seq«e• st,·atl quasi lutti t gto,-,1att soctaltslt e 11e1· cui fu sequestrato Il dlrtllo eletlo.-ale amministra– tivo In qulUI tuttt I Comuni d'Italia. Il 111·ocm·atoregenerale cl ha voluto dire, col sequest1-o,che questa ,! gtuslt;la che non 1JUÒ tollerare la dtscusstone. Pei· compte,·e le sue gesta essa ha bisogno del sflen;to e dell'ombra. I FASCI ELAQUESTIONE SICILIANA VI. Propaganda cristiana del socialisti in Sicilia. Le plebi di Sicilia sono, è "ano negarlo, in mano del prete, che le mena ove vuole. li partito socio– lista non poteva quindi, d'un tratto, attaccarne di r,-onte il sentimento religioso, ma do\'ea profittarne, illustrando la figura del Cristo come quella del primo socialista, noi che, d'altronde, io credo, è una parto di vero. Una di\'ersa tattica sarebbe stata altrettanto antiscientifica, quanto quella dei missio– nari che s'illudono di cancellare in bre"e, a furia di predicazioni, le imagini degli ,idoli e dei feticci dalla mente dei selvaggi.

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