Critica Sociale - Anno IV - n. 12 - 16 giugno 1894

CRITICA SOCIALJS 181 prova <tella pili spiet.. 'l.ta ferocia contro i no, 1 atori. Le repressioni e<I i gim1i7.i politici svoltisi in Italia in questi ultimi mesi hanno ratto per la ca.usa.della redenzione •delle plebi un hLvo1·0con– densato a cui la p1-opaganrta pacifica e normale del pa,·tito socialista non sarebbe ricscita in più anni. E-.si hanno accumulato più od'ì e illuminate pili coscienze e intores ato alla causa ocialista pili intelligenze. che non si potesse ~pera re da qualunque predicazione. Il regime che suggella collo stigma del malfatto,·e l'amico e il ,·edentore della massa sofferente ed operosa, quel regime giudica e con– danna uon alfrui ma sè stesso. Il milital'0 medesimo che. difensore comaudato. :,ssisH a questo scempio, si con,'tH'IC alla fede scomunicata e gitta le complici spalline come un segno d'infamia. . . . l sobillatori sono accusati di incitare all'odio e di provoca,·e alla guer,·a civile. Queste accu~e sono d'ogui tem1>0- Nou giova ad essi rcsping~rle con ar·gome11ti legali. . La leJ?ge iuratti non è che la decol'azione diet,·o cui la d1ft,sa della classe dominante tenta tli as$U· me,·e una fol'ma decente. Ma essa deve piegarsi a tutte le necessilil di cotesta diresa. (') Or-a i sociali ·ti nou p1•e<lic·ano l'odio. veris1'imo. Ma essi fanno di p1t'i. E,-,i convertono l'odio impul– sivo e per sè sresso im1>otente in una fo1·mitlahilo fo1·za civile Es~i non p1·ovocano alla rivolrn, anzi con ogni loro pn~sa si fanno mode,·atol'i delrira popola1·e. e la inah•e..rno pe,· le vie che conduc,,no a un 11Ui'WO Ol'fti11e sociale. i\ta è appunto questo che la cla.sf !edominante ha il maggio1·e inte,·es.;e di impedi1·e. E pe,·ciò che l'agenre provocatore di\•entò il miglio,· prn~idio di tuttt gli impe1·anti regimi. J)'altl'Onde è, a dir poco. un uon senso couside– rare rorlio come una rurza negativa, che distrugge e non crea. Questo luogo comuue è smentito dalla storia come dalla logica. L'o<lio è il c01·1·elativo ne– cessario cli ogui amo1'8 virile. come le tenebre lo sono della luce. Ai cl'istianelli annacqu~H è l'acile oppo1·1-e la pa,·ota di C1·isto: Io son vent1to net mon<LO a vortm· oue1·1·a ! « O gente mo,·ibon<la. che non sai nè amare nè « orliart,! - ~rida a Giuria Ma1·ia di i\fagrlala 1101 « C1·fato di Bovio. - Egli che innalza il ·ervo sino « al padrone, il giudeo ~iuo al romano e tutti si110a .: Lui; Eg-li che ama un fanciullo corno un moudo. « Egli odia implacabile; odia nel far·iseo l'ipocrisia, « uel 1·icco r,n,a,·izia, 110· soprastanti l'ineguaglia11za « e pari all"ira iunnita ,tec1·cta etei·nirà cli to1·meuti. « L'amore che in te ò te ste~so, in Lui è uni ve1-so; (1) Note,·oll a questo proposito <' rigidamente logiche cella loro stoica ftcreua le pnrole di Nicola 8:lrb1uo nellA. tua ultima di• chlaruione al giudici del tribunale di guerrn di Palermo: "Uut, doveri ttve) 'P.mo eome lm1luhtl: anermnre la 1101trn(;,rle e fornire I documenti della no11ra mr1ralità e:r.traltgale. Que&ll doveri allbiamo ndemp1uti. "Qunntn a presentare la nostra dl(da giuridica, io ll<'n credo ci ~11etta11equ ..u'ubbligo. ti Codice non ci riguarda. "Vo1 non cl assol\'er11te. \'01 dO'\ 'eteuece@M.rlnmenl e condannare chi auenla a lltltuzloni e:1cre ver ,·ol. "Se lt\'elc J'11t1lt11dine ('roica di appartenere non al:a ch•Jlllt pres ..nh, 1111\ tt quella ,•entura - a q11es1a111oln condi,: one è 11os– s bile la nostra 11asoluzll•lh!. Noi lu1a1110allbh1n10 li dovere di pi-..gare I c,,u.pagnl che sono fuori a non mendicare per noi nè grltZla nè amnlsua j la cn1llà nuo,·a non de\·e lnltuguranl ton un .ino d1 vllu\. • 01, ;imic1 lioer1 hanno un solo dovere: quello di pro,·vedere alle nostN uo111g11e li ricordo ddle ,·htrn,e è 111ùutlle per tra• •cinare tutte le ciani sociali veno Il uuoYo ldule che mille pre• dlche 11011re. "Rinunzio dunque a qualunque difesa giuridica. e Giudici, condannate!• B1b1otera Gino Biarco « l'0<lio che in te è ribellione. in lui è ril•oluzione. « Scuppia dall'amor suo l'odio: <list1·uggo110 ecre,lno. ~ La missione della classe :sfn1ttall'ice è di pretli– C.'l.1·0 il 1·isµetto alla pmprietà. sposses:sando e cle11u• dando l'u11i\•e1"SO; di combatte1·e l'utopia socialista in nome della liberti\, 1·iducenclo la mas:,a nella con– dizione di schiavi; di seminare col fotto stesso d~lla propria esistenza il piil terribile odio di eia se, ac– cusandone altri e chiedendo carcere e piombo per coloro che di quest'odio lavorano a rimove1· la causa. Questo triplice paradosso non si vince con arzigo– goli legali - la sola sto1·ia può smantellarlo ed è dalla storia, non dai tribunali nemici, che ottengono giustizia i sobillatori. • . .. I sobi11atori non appartengono che n una breve fase di ciascun pel'iodo evolutivo. Essi incar1rnno Ja p,·ima r·eazione al se1·vili:-1moche !,•gora e cor– rompe la società, il p1·imo impulso coscienté ve1'So una 11uorn. civiltà, voluta dallo ~vil111>1>0 dl'lle con– dizioni materiali d~lla vita soci:1le. E~si ri:tpprest,n· tauo il r·itm·110 della socialità. nei morneuti in cui la dissociazione si aceentua, In spfrito di cnnse1·va– ziune sociale quanrlo la sociutà è mi11acciata nella sua esbteuza dal pa1·assitismo e dalla co1·1·ut1ela. Quan<to il risveglio di co:scienze, clù~gli ha voluto, si vel'ifl,·a, quaudu la sua fo1·mola di\le11ta fede e coscieuza di pa,·tito. ~pa1·isce la leggeuda o con ossa la pe1·so11adel sobillato,·e. Gift in Ge1·ma11ia. du\'O il pal'fito socialista ò lii– ventato popolo, i Bebcl, i I...iebkuec-ht e gli al11·i agitatol'i e proraga11dis1i non sono pili chiama1i uè considerati sobillatud. Es~i sono le for·zo eminenti di 1111 partito cho ha couqui-.tara la sua cittadiuauza e che mai-eia alla sicu1·a vittor·ia. Fll~IPPO 'l'UHATI, LA QOESTIOME DELLE OTTORE DILAVORO In occasione del 1.• maggio 18'-.)() vari sodalizi operai presentarono petizione alla Cu.mcra.dei depu1a.1i per ottenere leggi p1·ote1trici del lavol'O, dalle quali, secondo la relazione falla dall'on. Culdcsi alla Camera il 7 ft:b· braio tfol 18!J3,dov~va risultare: « la riJuzione della giornata di la\ or·o ad un maximum di 01to ore 1>er tutti gli opera.i che lavo1·ano negli stubilimenli e nelle botteghe, ed un minimum di salal'io per la rcti-ibuzione dei htvorato1·i di L, 3 al giorno pel' gli uomini e di L. 1,75 per le donne>. S1 lJSSCl"\Ò cliu e la r1duziune delle 01·0 di la,·ùi-o ed il mini1111mi dei salai-i s0110 quc– stivui cosl g1·a,i ed ancora p1•4.:nu.1.1u1,c fut'Su per rt1ulia 1 cho non ò propl'io oggi il ca.so di imporre al Ministero l'obbligo di prendere in proposito una risoluzione in1• mediala». Si rimandò quindi la petizione agli ulllcil Come si vede, la i1uliffe1"enza.dei nostri go"ernanti J>er tutta la legislazione del la.varo non potrebbe esser·o più grande; la. riduzione legale della giornala di lavoro è una. riforma che, ·sembrando unicamento inspirata. a concolli socialisti, è a,,,,ersatadai nemici del socialismo; 01·a è in,·eco accertato, alferma il Saivioli,.: elio il ca.– pitale non perde, ma forse guadagna, che la produzione non diminuisce, ma migliora, che l'economia capitali– stica non è migliorata, ma seguo il suo fatalo processo; lo otto ore sono riuscito corno mezzo per coltivare il rattore personale, quantunque non sieno il segreto della cura della malattia socialo ». ( 1 ) ( 1) G1unr1•t. SAL\'1oi.1, La q11c.rtlo>1e clelle otto o,·e in Ellropa nel t8!JB.r,,1 (Riforma .rodale, 11.G).

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