Critica Sociale - Anno IV - n. 11 - 1 giugno 1894

176 CRITICA SOCIALE e delll.\gloria conrortano e alllelano solo la vita di pochi prhilegiati, sarebbe ,·eramente immorale non voler ri– nunziarvi, quando siffatta rinunzia deve portare il be– nessere di tuHa una turba che si logora nella ratica e nella miseria. Non vi par proprio, o signora, che meriti Il conto rinunziare a un po' d'arto o a un po· di gloria per allonlanaro le nuo,·e generazioni dalla rame e dal delit1o1 Mi apJ>ello al vostro cuore, in cui reducazione morbosa. della presente ch•lltà non può a.vere attutito ogni pili nobile palpito e ogni aspirazione più pura. )la ,•eramente l'arte e la gloria sono semplici chi– mere, J>erquanto belle, o hanno tale addontellato nella natura umana che elle debbano permanere nonostante il trasrormarsi dell'assetto socia.tot Cominciamo dalla gloria. Tutll i poeti o filosofi, do. DaL\t0che diS80 Non 6 Il mondanrumore altro che uo flato Di vento, ~e. al Leopardi cho scrisso contro di essa un trattatello e il Parini o della gloria », ne hanno dichiarala e di· mostrata la nniti1. ~la I poeti e i fllosofl non si posson da\·,·ero prendere sulla parola., perchè, se essi non scris• sero per la gloria.,certo questa li solloticò e li incitò a scrivore ed a studiare. J...'amoredella gloria non è in soslhnu che un grado più elevato del desiderio di lode, desiderio innato nell'uomo, e che ha origino da un de– siderio più puro, pil\ profondo, più altruistico, quello di sentire il pr-oprio essore armonizzare perfettamento nella grande famiglia umana. Mipare dunque che l'amore della gloria non potrà dileguare, anzi si farà.più. nobile tornando alla rrescbczia e \'erginllà che ebbe in ori– gine. Oggi la corrente ò inquinata cosi che molti, buoni e operosi, non amano attingervi por paura di avvel&– nal"'81. I turiboli sono In mano di pochi che s'incensano a vicenda.i li popolo,di tutte quO!te rame, di tutte queste glorio, non capisco nulla e la storia rorse capir~ meno che mai. - E veniamo all'arto. L'arto non ò che la riproduzione di sentimenti, su– scitali noll'uomo dal mondo esterno per mezzo dolio sensazioni talvolta immedio.tamenlo, talvolta mediata– mente, cosl che paiono scaturiti dalle intime latebre del suo ossore stesso. Alla prima specie appartengono la pitlura e la scultura, o.li& seconda rarebitettura e la musica: dell'una e dell'altra partecipa. la poesia. Ora. un nuO\'O assetto sociale trasformerà forse J;l psiche umana da renderla insensibile alle bellezze innumere– \'Oli o sempre gio,·ini della natura 1 O forse ingentilendo i costumi, rendendo la vita più comoda, allontanando dal cielo del pensiero i timori dell'incerto domani° e gli affanni dell'economia domestica, non ò destinato il nuovo assetto sociale ad aumentare la sensibilità. della psiche o quindi la capacità artistica dell'uomo, Viene spontanea l'obiezione che, ammessa la perma– nenza di questi sentimenti, I quali sono come il nocciolo dell'arte, nessuno però penserà. più a riprodurli nel marmo, nelle tele, noi suoni e nello linee, perchò ne mancherà l'incitamento, l'occasiono o, come oggi pur troppo non manca, il bisogno. Ma come si può imma– ginare una società. che non nbbia. necessità di ediflcii ! E lutti sanno che l'architettura Ira.o soco la pittura o la scultura., che no sono il compimento. Anzi, se si pons1l elio questi cditlci sorgeranno por volere di tutto un popolo, che non dovranno costare fatiche da bestie ai l.woralori o sacriftcii di capitali monopolizzati, quanto magnifici non dobbiamo immaginare che riusciranno? Como la moschinità rogna oggi so,•rana in tutte le co– ,,ruzionl, e come andiamo col desiderio aUe epoche più B1b atee G1'10 B anc remote, che con mozzi mollo minori dei nostri produ– cevano opere tali da andare la critica e il tempo! La. ragione ò che nella società. borghese tutto si valuta in quanto produce della rendita o ar.che gli ediftcii valgono solo in quanto sono morco scambiabile col denaro o che produce denaro. E lo sanno bene gli architetti, cho debbono sempre commisurare le linee alla sposa, non la spesa allo lince. · Sta bene, si dirà, per !"architettura, la pili.ora. e la scultura. i ma e delle altro arti che sarà mail lo rispondo cho, se lo prime hanno un forte impulso dalle necessità del consorzio umano, le altro però balzano su da una ph\ viva spinta della natura individuale. Nessuno \'Orrà. sostenero che chi scrive musica o versi lo faccia por avoro qualche centinaio di lire da un editore qualunque. corno nascono spontaneo.monto nella psiche dell'artista i sentimenti che sono l'ossenza dell'opera. artistica., cosl spontaneo sorgo il desiderio di riprodurli e fermarli con l'arto sua.. Nessuno si sente isolalo dagli altri: cia– scuno tende necessari&mento a render comuni i suoi sentimenti come le verità cho arriva a scoprire. Pos– alamo insomma riguardare la produzione artistica come un complesso di vibrazioni, che la natura suscita nella psiche dell'artista, e che da questa come da centro si ripercuotono e ditroodono nella società. Tutto ciò av– ,•iene naturalmente o necessariamente, onde non è a dubitare che l'arte possa morire per la trasformazione dell'assetto sociale. Ma ae anche qui, come abbiamo ratto per l'archilet.– tura, consideriamo l'ambiente attualo e quello della società av,•enire, quanto meno fa\·orevole allo sviluppo dell'arte troveremo il primo a paragone delraltro! Tutti sappiamo, o il Taine l'ha dimostrato luminosamente, cho l'arto piglia carattere o fisionomia. dall'ambiente. Ora, l'artista si svolge o nell'ambiento capitalista o in quello do'hworatori. Se si svolgo nel primo, la sua opera rispecchierà il moudo capitalista, cho ò cosl gretto noi suo sfttrzo appa1•onte, cosl leggero, cosl superflcinlo, cosl insensibile. So si svolgo noi secondo, l'opera sua poti-à. essere piena di forza o di sentimento, ma non avrà. la serenità. o la bellezza che fnnno i grandi capo– lavori dell'arto. Mai l'arto è stata cosl in basso porchè mal come oggi siamo stati lontani dal tipo di una so– cielà serena ed arm('lniizanto. l.a questione sulla formula e l'arte per l"arte » si ri– soh'e appunto con l'antinomia dell'assetto sociale mo– derno. La formula. ò ,·ora. e inconfutabile, ma l'artista che ha sentimento non può rimanere impassibile dinanzi ai dolori umani. L'opera sua dun11ue sarà. corno una balt&fJlla data al presente, e riuscendo, sebbene coi tllfetti inevitabili a sltralto genere, non senza pregi, unirà anche il merito di essere una buona aziono. Ma chi comprerà queste opere che sono la condanna del capitallsmot L'artista cho non ,•on-à morire di ramo sarà finalmente costretto a piegarsi ai gusti di quel mondo rrivolo e piccino che è Il mondo capitalistai se puro avendo altri mezzi di procacciarsi da. \'ivere non ami meglio gittar via gli arnesi dell'arte sua e combal• loro per Il nuo"o idenle sociale, sicuro di propnrnro l'ambiento veramente allo nlla produzione della bellezza artistica. Liberiamo l'arte dall'aria corrotta dei salotti e dallo catene del capitnllsruo; rondlamolo il sole e la libertà di cui ha bisogno e la \'edremo toccare le cime più allo della perfezione. L.:N GREGARIO. An. l'ILIPPO TURAn dtrcttorc N.6JH»UabUc. Mllaao, Tlpo&rafta deall Opual (SOC.coop.), e.Vin. Eman., 1►16,

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