Critica Sociale - Anno IV - n. 10 - 16 maggio 1894

CRITICA SOCIALE lliO - Coi mezzi di cospirazioni e congiure, no. Dove souo le cospirazioni è segno che non c'è popolo i e se il popolo è nato, esso - dato il segno - in• sorge e combatte, non cospira nè afndn ai cospira– to1·i la sua causa, come non ha affidato ai rappre· sentanti legali la sovranità sun. - Ah no: questo è certo. E che credete si abbia a far noi? Starcene lenti ad aspettare il cht sa, tl mo viene e non viene, a morire di sfinimento, aspettando che gli assonnati si destino t - Destateli, non col tuono ma con la luce. Molto resta a faro; siamo appena all'alba di un gran giorno. Il primo ufficio tocca alla parola, ma alla parola che, commossa, commo,•e, e che pensata il– lumina. Dovunque la parlerete, rareto nou il com– pagno ,•ostro soltanto, ma il compagno di tutti; fa. rete sul cittadino l'uomo. A ciò vi aiuta il pt'Ogrosso di tutte le scienze, giacchè i pensatori vegliano per voi. Dovunque si taglia un istmo, dovunque si ac– corcia una distanza, dovunque il lavoratore giunge rapido, ivi cade un idolo e succode un uomo. Que– sta è la grande od ultima cospi1'nzione, questa del pensiero dello scienziato col sentimento dell'operaio. È una cospirazione cho nessuno la dice e lutti la fanno. Cospiro anche io col genere umano e non mi negato il posto mio. - No, no... Tutt'altro! ... Venite in mezzo ai no– stri. ... Vi daremo il posto cho \'i è dovuto ... - Non mo lo darà nessuno. C'è nell'universo quel che è mio. Nell'ora del consenso migliore ci incontreremo senza chiamarci. I convitati cominciavano ad uscire dal palazzo dell'Amba..,ciata o Lari disse agli operai: - La loro resta è finita. Può cominciare la vo– stra nella serenità di un passato senza rimproveri, nella fede di un avvenire che vi appartiene. E riprese la sua via tutto solo come prima, scn,.a voltarsi a guardare quelli che uscivano dalla festa e quelli che si fermavano a guardarli. - Io ho sentito - disse Antonio - uomini che parlavano meglio di lui e J>Orsuadevano meno. - Lari è un uomo sincero - osservò la donna. F. tutti andarono via. GIOVANNI Bov10. LA MISERIA Allo avolto dl una strada vidi e m'Jmbattei iu una donu ebe andava continnmente da an marciapiede all'altro, che di tratto in traUo al fermava nel mezzo dell& •la guardando a torno, ebe 11 attaccava & cam• minare dietro a qualche pa11eggero, 1t,:neodolo per 110 peuetto con ooa 01tlnazlooe meccanica; e tntto qne1to trando1I dietro, attaccati alla aottaoa, inciampanti e i,iarnncolantl e aff'agottatl di atraccl, da.er1gazzi: ana bambln& di cinque 11.noied no fanciullo di tre. Io la at-ntli camminare e borbottare on puzetto dietro di m-,. La 1na 1:opplica non era una domanda, nna vre– gble1a diretta; e:ra una specie di borbt1tl11mentoin cui al 01l-cbiavano brani di lamenti, dJ ◄ornloul: eHa non al dirigeva nettamente veno chi voleva aappllcare, ma g11camminava dietro per una ventina di paHI e poi ti d·ataccava e ti attaccava ad on altro. Era. una 1pecle di meccani•m~ tenia più DDAaelotilla di Intenzione, 1 I oteca Gino Bianco di prete.11 1 di 1peranza.; an meceanflmo morto, U rtaal– tato della tapJ,Jle& faua mille vol1e lua.tllweoi.e. Quando lo ml fermai mett.endu la ma110i11tana, al– lora Il no 10110 ca1ubi6. Allora avvlt:l11ando1ie 1ivol– gendo1i direttamente cuo 111101la11clu i111provvl10di cu11tldc11za e di aperaou., e11apregò ~ndendowl quattro ceateaiml: - Ili dia un aoldo ed io le do qaattro ceotealmi.. .. lo reatal colpito. Sapete voi ebe rivelazioni di mlaerfa c'è In queato piccolo fatto, lo quetta propoata atrana della· meo– dJeante? Un centealmo ! Domandare e contentarai d'ao cen– teahno ! Ed era tuu.a una famiglia, una donna. e da.e rar.uzl. Che co111. rapprr1e111a, cht1 nlore ha un cen– teaimo? Niente. t una co1a di eal nuaunn tlen conto, • ona coaa ebe si perde. Che profonditi di miaerla ci vuole percbè easa diventi per qualcuno una ro1a di valore! Che potenza e che abitudine di privar.ione perché eaan diventi un:1.eoaa Dtce11aria, una cosa che 111 cerca! E per aver Il coraggio, la tiducla di domand11rlo 1 di averlo, era atato neceaaarlo che lo aveHI moatrata l'intenzione di dare qualche co1& 1 di aacoltare la aoa aupplla; che lo ml (0111 fermato, ehe io aveaal mea1a la manu In taaea. Si vede che e11a aveva imparato che a domandare di pil'ac'era Il pericolo, la qn11.elcertezza di nuo avere niente; che bisognava. lnaomma avere la prudenza dJ non domandare un 1oldo. EH& av~va Im– parato che quella nell("azloneb11gh,rdacon cui la itente per bene al difende dal mendicanti: - Non ne ho - 1100era 11011lbilecon qutlla umiltà di domanda. lloltl el seccano di dare un aoldo: ma chi ha il coraggio di negare un centtaimo? lla pii\ rhtlatrlce ancora è quella atrana Idea di contratto: • }Ii dia aa aoldo ed io le do quattro cen- 1.eaiwi"· Percb~? Perché la mendicante aven impa– rato che la gente ba lo tatca i ac,ldlche non vuol dare, ma. uon ba l ceoteahol che forse darebbe. Ed ba usa ateaaa preparato il modo, ha facilitata. questa umile · elemoaloa che neaauao oaa negare. Ha preparati i cen– i,.aimi per cambiare Il aoldo a cui non 011 a,ph-are. Ha combinato In modo che l'uomo bea veatlto che le passa appreno non abbia da una parte Il dlaplacere di perdere ua 1old1t, dall'altr& la vergogna di negare aempre, di reapiogere tempre il aappllc.a.nie. Una 1ocie1à in cui c'è il terribile fatro materiale di un indivldoo che ba blsngno di on centesimo; in cal c'è Il fatto morale del bl1ogno di qneat'aat.uzla del mendicante per ottenerlo i una aorletà, che ha quuti fondi peaantJ, questa zavorra di miaeria, dovrl aff'ondare. o. li. BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO. ARTURO GR.A.P: Miti, l~gge1u.k o Supertti:ioni del medioevo. - Volume I. Torino, Ermanno Looscher, 189'2.L. 5. Sono tro studi: Il Mito del. pa.radi,o ten·e1trc; il Ri- ifi,~i:i :a;~~~i,~o 1 ~o 0 ~;:l~i~eia'!f~l:/d:;~'\:ii!~~re:r!i giea.della.otà.medioevale, meno importante il secondo, cho tocca una. ques1ione piuttosto teologica, una som- ~~l~o c~~a~~~:i:~~i't~:n~t~~n\ 1 i~~i J>gc~~1\~:.~ '!ìfd~~ che solo ò un elemento generalo della. vita. storica, del sentimento. Il Grar ad esumare questi vecchi quadri della psico- :?~~~ f~~S~f 0 ~~~~~1l~1~~~ai uv~~c~:ttib~fz~eo~~:ibl~ ~~ 0 J; capo a rontlo, le biblio1eche rrugato dovono essoro sta.te mollo. Ma o. tulto ques10 lavoro che, secondo m e. non do,•rebbe Assere che di preparazione, non mi paro che corrisponda l'opera di inte rpretnzione o di cos•ruzione. Dellavita dei tempi passa.ti, di questecato.combodel tempo sepolte nella oscur ità. e ne l silenzio, quello che importa.

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