Critica Sociale - Anno IV - n. 10 - 16 maggio 1894

CllITIC.l SOCI.lLJ: 157 tendenza., cosi, nel socialismo, in cui tutti lavoreranno, per la pura. esistenza, meno bestialmente di troppi di noi, quelli cho saranno chiamati da una.vera vocazione atrarto, alla lottoratura. o alla. scienza, per incomin• ciare avranno una sufficiente latitudine di tempo a loro disposizione, e dopo, so saranno non dei mediocri ma degli eletti, troveranno nel compenso, che una. società più educata, istruita e civile otrriri~ a quanti contri– buiscono all'innalzamento intellettuale e morale del– l'uomo, i mezzi d'una. vita lieta, decorosa. e sicura. Nel socialismo le scienze avranno l'impulso il pili ,,igoroso perchò la collettività vedrà. nel progresso scien– tifico gli elementi della sua feliciti\ anenire, e da tutta. la collettività., non più squilibrata nelle sue forze eco– nomiche, si farà la selezione delle intelligenze real– mente più rorti, che in ogni ramo scientifico porteranno, non la nota scialba. d'un'attività. meschina se anche •volonterosa., ma la nota robusta e geniale di quanti, mossi da uno stesso punto di partenza, non arrivano alla vittoria che per il diritto competente al pii) va. loroso. Le biblioteche, i gabinetti scientifici, ricchi della maggior copia di libri e di strumenti, non dovuti eco• nomizzare per spese vane o fratricide, diffusi dovunque e aperti a chiunque si senta di servirsene e di giovar– sene, faciliteranno scoperte e ricerche che ai di nostri sono vietate dalla penuria. economica di chi pure sa– prebbe compierle e dedicarvisi. Vicino alle scienze procedenti dì trionfo in trionfo, le arti avranno ancora una. volta il mezzo di esplicarsi nella costruzione e nell'abbellimento dei grandi edifici in cui il popolo educato e redento verrà. a trattare dei propri interessi o a sollazzarsi nelle ore del riposo; e nelle grandi manifatture, nelle scuole e nei magazzini, dove i lavoratori e gli studiosi, oltrechè l'aria e la luce, indispensabili per un lavoro sano e fecondo, troveranno nella soddisfazione del sentimento estetico uno stimolo ed un conrorto alla loro opera ed alla. loro fatica. Resi più radi, e un giorno a.bbattuti, i tuguri e le soflltte, l'arte non sarà. più offesa. da. quello che ò sl'regio quotidiano allo sue aspirazioni, la. miseria.fetida dei poveri casolari e lo squallore ripugnante degli abituri. · Al pari delle scienze o delle arti fioriranno rigogliose nella società \'&ticinata le lettere belle, e chi sa che, in allora, fra il ravvivarsi d'una poesia pifi serena, non debba risorgere il poema, nel quale possa cantarsi la grande epopea dei diseredati e degli oppressi, giunti dopo una pugna di secoli a sa.lire la. cima agognata, sulla quale, so il dolore ed il male non del tutto vinti e domati premeranno sugli uomini col loro tragico im• pario, questo sarà. però di tanto diminuito, da.non ren• dere la vita, pur troppo, indegna di esser vissuta. ,\noi.Po Zi-:asoouo. Faville e rugiada Passando uua sera dinanzi al palazzo dell'Amba• sciata di Spagna in Roma, vidi molti grandi signori e dame convenirvi a non so che fosta. Non sono artista, non so descrivere lo sfarzo, e ne ignoro le foggio e i nomi; dico solo che c'entrava quanto resta al mondo di s-pagnotc,·ta. ·ot 'C G no Bianco Grandi collari, grandi cordoni, senatori e depu– tati, vecchie insegne e nuovi ciondoli e il resto la– scio alla memot•ia di chi ha veduto ed alla imma– ginazione di chi non vide. Non mancavano - va inteso - guardie in divisa e senza, a custodia del– l'ordine. E c'era, a misurata distanza. un g1•u1)– petto di operai non del tutto squallidi e non rubi· condi, bensi di quelli che debbono fàre ad. ogni cadere di settimana i conti o col fot'naio, o 001 pa– dt'One di casa, o con altro animale meno grazioso e benigno, per esempio, l'usuraio, e leggono il gior– nale ogni sera, ed hanno sottil sottile il discorso, meglio di un avvocato ]egalitario o di un abate con• • corrente ad un ufficio di penitenzeria. Al chiarore della luce elettrica nulla sfuggiva all'occhio loro acutissimoj ed uno del gruppo - quattro o cinque in tutto - aveva a braccio una giovine donna. Ecco il cavalier tale, l'eccellenza talo nlh'a, la dama talissima, e poi chiose e com– menti non tutti onorevoli, ma tutti nel limite del rispetto che mostravano alla donna presente. I po– polani non mancano mai di una certa cavalleria vet'SOla donna onesta. E di ciò solo il tipografo Antonio - lo sposo di quella donna - pareva dolersi, che lo altre donne andavano a festa ricche di tante gemme, ed egli da due anni non poteva riscattare alla sua un tenue monile ricordo della madre. C'era, in fondoall'ama· rezza del contrasto, un senso gentile, che proverà sempre come tanti odii nascono da amoro. Quell'uomo avrebbe saputo, solo,sopportare tutto lo privazioni e, all'occot•t-enza, imporsele; non lo sopportava per quella donna; e il silenzio o la ras– segnazione di quo11a1oinasprivano più di qualunque eccitamento. A un momento proruppe: - Avessi fuoco negli occhi: sarebbero polvere que· signori! - Eh! ... - l'ispose il vicino (Andrea Cantieri, marmista) - non é il fuoco che manca. - Dove? Nessuno rispose. L'aria e COl'ti visi di passanti consigliavano silenzio. Ultimo e tutto .solo passava Lucio Lari, in aria d'uomo cui tutto quello cho accadeva intorno non rigua.rdava. Cinquantenne, gt•igio, non meno asciutto di un professore d'orche– stra e non meno ricco e meno sovrano di Garlo \", pot•lava a spasso tutte le sue illusioni giovanili, con le quali ogni sera si piaceva conversare e tollerava ai,pena chiunque ne lo distraesse. Doveva avoro le sue ragioni. Non pochi operai lo conosce\•ano,i Jlill schietti talvolta lo inte1•rogavano intorno a qualche quislione astrusa, e dopo breve parlai-e lo lascia– vano libero. - Signor Lucio - gli disse Antoniosalutando - non degnato d'una occhiata il })a.lazzo di Spagna? - Ah!... c'è rosta. E la festa gira come la sven· tum. Una volta e una volta. - L'adagio è \·ecchio. - E c'è di nuovo che oggi le reste sono 1.neno durevoli e })iene di occhiato alla porta e a11e fine• sh-e. Non ò tutta festa lit donlro.

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