Critica Sociale - Anno IV - n. 5 - 1 marzo 1894

CRITICA SOCIALE 67 Di più. Aumentando l"aliquota di tutte le tasse, sembra infantilmente imaginare che nessuno possa lagnarsi. Invece tutti si lagnano. I grossi proprie– tari, pei quali la protezione di altre due lire sui grani è troppo misera cosa. I piccoli proprietari, che ,•edono nel l"istabilimento dei due decimi la rovina certa ed imminente. I possessori di rendita, che se la sentono falcidiata. I commercianti, gli industriali, gli impiegati, che dovranno chiudere bottega e stringere di pii, la cinghia dei pantaloni. li popolo minuto e il minutissimo, che vede rinca– rato il pane e il sale e vedrà scemare anche i salarì. Sicchè querimonie generali. li programma Son– nino, in alcuno parti ardito, non è ardito quanto dovrebbe. E le cose ardite a met.~ hanno un fato comune e indeprecabile: sono destinate a fallire. La gente alla buona, che s'attendeva riduzione delle grasse prebende, sem1ilificazionedei congegni amministrativi, riduzione dell'esercito e della ferma, abolizione dei fondi segreti, imposte sul lusso, e vede invece proposte economie per poco più di 10 milioni, e anche que.ste rimbalzate in buona parte a carico delle provincie e dei comuni (bel conforto essere spennacchiali più da vicino!), e proposto invece un nuovo immenso carico su tutte le attivit.\ nazionali; la gente alla buona spalanca tanto d'occhi e comincia a ripetere il motto di Vittorio Emanuele, che• le istituzioni si apprezzano in ragione dei benefizii •· Cosi è che la situazione economico-finanziaria rito,•na preponderante ed assorbente. Essa ha sce– mato interesse finanche alla discussione politica che ora si st., facendo alla Camera. La stessa legge sui pieni poteri - che vuol dire Camera chiusa per un anno, abdicazione, per un anno, di ogni controllo del paese legale, in mano ai ministri del re - passa in seconda linea di fronte allo sgo– mento di questa bancarotta ornai dichiarata. Questa romperà l'involucro dentro il qualo lo attuali isti– tuzioni sono a stento contenute. Un conflitto fra la Corona e la borghesia si delinea e si accentua. La politica militare ed estera della prima non coincide più cogli interessi della seconda. Nei giornali più ligi al monarcalo - citiamo il Co1·1"/e1·e della Se,·a - compaiono articoli dove, con mano cope,-ta di velluto, ma della quale s'indovinano gli artigli ce– lati, si tocca la questione della lista civile, si isti– tniscono confronti mali1.iosi fra il gran re morto e il re meno grande vivente, e si l'improvera ai nitntst,1 r·esponsabili (intenda chi può!) il cattivo servizio reso al sovrano col non proporg1i una fai• cidia della lista civile, ch'egli avrebbe ce1·tanie11te accettata. Tutl"assieme la nosti~,situazione rassomiglia mol– tissimo a quella che p,·ecedette l'89 francese. E non pare davvero che Sonnino possaesserne il Necker. (') ('l se dlcegglmo queste cose alla Camera, Il presidente Blancherl cl rlchlamtrebbe, come richiamò l':tllro liflorno lmbrlanl che ri– cordava IncAdutn della monarchia c-.orrullrlcedi lugllo. -• Quelle =u~ 1leb~d:1"~1~"a~:::~::·1 ~~1 :m~ ~irirr;i:1 1 ~~ 1:e;\'~r::i'1-:,ei~~ rlenu. della storia è 1empre « fuori d"argomento • nnchè la storia 1t.eua non piomba loro sul capo. l "I ~1nu Dldl l'O Intanto - come allora noi « Parlamenti > - si le– vano nella Camera stessa, cittadella dei dominatori, le voci coraggiose e prenunziatrici. li discorso Ba– daloni, lo ripetiamo, fu, per questo aspetto, aromi• revole. Con esso il deputalo di ·rrecenta, che fino,·a, nel gruppo socialista, s'era tenuto in un'omb1•adi– screta, non solo ha messo in piena luce sè stesso, ma ha gettato sotto il gruppo un piedestallo poli– tico che lo eleva a partito. A taluni, avvezzi alle volate cavallottiane e alle sruriato imbrianesche, par\ 1 8 quel discorso deficiente di forza, in confronto agli orribili fatti della rea– zione imperante. Noi ne abbiamo tutt'altra impres– •ione. Quella apparente mancanza di forza è senso squisito di misura, imposta dalle condizioni ancor deboli ciel partito, o spassionato obiettivismo. SI, noi non possiamo nè inveire contro gli uomini, che sappiamo strumenti di una forza superiore alla loro, n:è alfettaro sorpresa delle tm·pitudini ed inique ferocie che la nostra dottrina ha prevedute inevi– tabili e spiegate in anticipazione. Noi non crediamo al dfritto costituzionale e a tutte le frasche egli inganni d'una democrazia politica che, in maschera di novatrice, è vecchia di un se– colo. Di fronte alla trista e trita commedia libe– ralesca della borghesia che ad ogni ora disdice e rinnega sè stessa, di fronte all"empirismo dor vecchi partiti, noi siamo - e diciamolo forte - il solo partilo scientifico, il solo che sappia dove mira o dovo giungerà domani e che possa quindi porre d"accordo la teoria coll'azione. Da noi non aspetta– tevi dunque nò le ,•ecchie idee, nè la vecchia elo• quen,.a, nè i vecchi mezzi di lotta. Se Badaloni avesse aggiunto al suo discorso politico-sociale un discorso amministrativo e finanzia1·io ugualmente intonato, noi avremmo avuta la ,·era o completa diagnosi del momento attuale - quella diagnosi sincera che i partiti borghesi non ci daranno giammai. lmporocchè nel concetto mistico del Tolsloi il peccatore individuo può redimersi colla confessione generalo e paleso de' suoi delitti. Ma la borghesia non è mistica, non crede al sacramento della con– fessione; e le classi destinate al tramonto non si redimono; questo ci insegna la storia. li NtKita borghese ha peccato cli frode e cli violen,.a. contro le proprietà o contro le persone, mosso in ambo i cadi dall'avidità dell'altrui; la sua finanza e la sua politica interna sono il d1·itlo e il rovesci_odi uu medesimo ordito. Ma non sarà esso che verrà a sciorinarlo contro la luce, e il Sonnino l'ha dello: « Non giova esaminare le ragioni di questo triste stato di cose •· ·La sua confessione la faranno gli altri - e già hanno cominciato. Queste confessioni, queste diagnosi, come più si faranno frequenti e precise, più s'imporranno al gran pubblico, che non è tutto borghesia, del quale la borghesia diventa frazione ogni giorno più esigua. Invano essa fa1'11 chiamarsi pomposamente la « pa·

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