Critica Sociale - Anno III - n. 11 - 1 giugno 1893

CRITICA SOCIALE 1.73 alla. società. 1~ cui lo rcstltuiroto inetto e malvagio. Voi non potcto faro cho quello che rate, so non volete scom– parire. - Scaldatovi ben bene la serpe in seno; un di o l"altro la. serpe vi morderà.. Voi ,•oletc, dovete voler cosi, e cosi sia. Av,-_ V. ÙLl\'IERI. In un vecchio opuscolo. oggi esaul'ito, scritto in collaboraziono col pror. Sil\'io Venturi od estratto da questo stesso periodico (anno I, n. ,t), noi già insorgemmo conh·o l'andazzo delle condanno penali per fatti di piccolissima entità, chiedendo l'aboli– zione dello « quoto minime~ della delinquenza. Siamo lieti che un egregio penalista ,•croneso - l'avv. Olivieri - riprenda cd illustri quella tesi in riguardo al caso speciale dogli affamati, che or– dinano vivande in una osteria, pur sapendo cho non avranno da pagare lo scotto, o i quali la recente giurisprudenza pa1•iflcaai Yeri truffatori e condanna come tali. Ma tale - come ben osserva alla fine del suo articolo l'avv. Olivieri - ò la logica fatale del P.?tere borghese, e chi sia con,,into della teoria illustrata anche di recente dal Loria nel Giornale deutt ~conomtstt (maggio 1803), dello • basi eco 0 nomiche del diritto» non ne farù le meraviglie. E fatale, è ine,•itabile che la classe domin::mte, come più si accentua il contrasto di classe o la coscienza dell'oppressione si fa chiara negli oppressi, a$' gra.vi in fatto, o collo leggi e coi milio avvolgimenti della giurispl'udeu,.a, lo sanzioni che tutelano la propl'ieti1 o costringono la libort...\ dei cittadini, sia puro a costo di smentire i p1•incipì, di negare la logica, di cadere anche nel ridicolo il più coiossale. O non fa. il giro, proprio in questi giorni, dei giornali. cui del resto non viene in capo neppure la velleifa ~~i:::n~:1::11:t!~ 11 ~d ~:;f,ff;~~ii~~t lgle~~:1~P~i 1~~~1~~ tando l'arL 1 della legge di P. S., devesi dw·e avviso venUquallro o,·e1n··tm.a all'Autorità di P. S., sotto pena per l'oratore di esse1·0 ritenuto p1•omo• tare della riunione, anche nel caso di u.na con/'e– rcnza che sia l'eflèlto di una llele1·minaztonc improvvisa o ad ascoltare la quale si riuniscano più persone»? - Tenetelo bene a· mente, o lettori, e non dubitate che ,,i sia qua sopl'a qualche c1·1-01·c di stampa: abbiamo copiato fedelmente dalla Cassa• ;tone unica di Roma. Se un'ovazione Yi chiama alla finestra. o se qualsiasi altro impensato acci• dente vi cbbliga d'improvviso a dire in pubblico due parole, voi dovete ave1·ne dato avviso venl1- quallro o,•e vrtma alla locale Auto,·ltà di fl. :;. E so no, ammenda. di 100 lil'ol - Ciò supera i Ji. miti del buffonesco concesso ai magistrati, non è Ye1'0? Ma è a questo prez1.o di stoliditil. o di buffo– neria che la dominante borghesia liberale crede di poter dol'mire ancora i suoi sonni tranquilli. .\vv. F. T. I MAZZINIANI E LAQUESTIONE SOCIALE Questa, che segue, non è farina del nostro sacco: è farina del sacco di un piccolo mugnaio 1-omagnolo, che ha nome il RtsverJlio, o che mucina settima• nalmente il suo grano socialisl;\, con molta diligenza, fra lo mole della lotta di classe. Sicuro; ò un pie· colo o modesto mulino quello del Rtsveouo; lavora poi Comune di Fori! o per le adiacenze; ma la sua farina ò senza gesso, senza J>Ol'Cherie,farina sana. schietta e nutriente. :Koi diciamo: bravo mugnaio! e esponiamo nella nosll-a bacheca un campiono del B .J IVL vu V I h.J lc:u1vv suo prodotto, lieti se ci ricsci1't1 di aiutarlo negli affitri. Tagliamo corto alla metafo1·a: ma ò un fatto, e ,,i"endo fra i gioi·nali ci aHieno di consfatarlo quusi tutti i giol'ni, che Ol'mai, di,·entali i grandi giornali semplici notizia1•ii, od organi ,·cnduti di impreso commo,·ciali e cli camorre politiche, se si vuolo trornre un po· di pensiero, di discussione sana, seria o nutrita, è più spesso ai piccoli giornali di p1'0vincia che fa d'uopo ricorrere. Questa è una osservazione che facciamo di passata e che nulla ha da fare col tema trattato dal Hisvc{JliO: il quale. da un fatto di cronaca locale - una conferenza del Do Andreis - risale a considerazioni gcne1-ali af• fatto consone allo idee nosh·e e a quello che sul- l"argomento abbiamo scritto altro volte. • Coloro cho hanno udito il 30 aprile la conforonza del 1·cpubblìcano milanese ing. DeAndreis nel nostro teatro comunale, hanno portata di lui l'impressione di un rorte o vivace oratore popolare, la cui eloquenza ò a concetti, a scatti, di quello insomma di buona lega. Nò diversa ò l'opinione cl1e noi avemmo sempre del simpatico ora– tore che ò un carattere cd un ,·aloro. Questo del– l'uomo. Quanto allo coso dette, nulla di notovoloalrinfuori di quello che si rircrisce a ciò che pensano i repubblicani mazziniani sulla questiono sociale. Fino ad ora pur troppo questo partito si può chiamare quello dello com– memorazioni. Oggi un uomo glorioso - o ne ha pa• rccehi per ,·erifa •- domani una sommossa, o poi una battaglia, fatto è che la ,•ila. sna. si riduce a questa. ar– cadia. dello commemorazioni che,se ò un po' nel sangue degli italiani, ò poi um\ irrimodia.bilo malattia. dei no– stri repubblicani. In Francia, por esempio, O\'0i partiti popolari hanno tanti nomi o tanii ratti da. ricordare, questa brutt.:\ usanza. non c'è. LÌ\ si 1>cnsache una riu• niono cli uomini di partito dovo essere piuttosto una. alfcrmazione pratica di un desiderato de\l'a.vvcniro, anzi chè l'esame retrospettivo elci passato. L.à. non si ò com· tcmplath•i daHero. Anche noi socialisti non commemo– riamo gran che. Per esempio, nessuno sa nemmeno quando ò morto Marx, rartotlco geniale della Interna• zionalc, la più gran mente del secolo. Tutto questo per conchiudero che i repubblicani non si sono ancora data. briga cli occuparsi della. questione delle questioni, la sociale, stracontenti di quello che no possono aver scritto i loro maestri. E questo ò il loro lato debole, riconosciuto tla ossi medesimi. Ecco perchò i repubblicani, a cominciare dal Do An• dreis, vanno in solluchero quando possono ricordare i decreti della repubblica del 49, ove si leggono, fra lo altro, parole come questo: « do\·ere o tutela cli una • bono ordinata repubblica è il pro,·\·edero al pro- • gressi,•o miglioramento delle classi più bisognose. • I mazziniani lro,•ano che quello ò un linguaggio pre– corritore dei tempi nuo,•i. E soggiungono: so a\·csso potuto durare quella repubblica, chissà mai elio cosa. avrobbo fatto : A questi ammiratori noi rispondiamo, che pochi mesi prima. (Z:!-26giugno 18,18) trontamlla. lavoratori erano morti noi nomo dello riYendicazionisocialiste a Parigi. sullo barricate, presi :.1. fucilato dai soldati di c1uelca~ ,•aignac che dO\'0\'a.poco dopo mandarli a sorrocaro I.i giovine repubblica romana. Lo arre1·mazioni,contenuto nel proclama. doll:L repubblica romana., costituivano quindi, anche allora, una timida. concessione a quello che i partiti popolari, in ratto di <1ucslionesociale, re– clamavano a mono dei loro uomini o dei loro giornali.

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