Critica Sociale - Anno III - n. 10 - 16 maggio 1893

CRITICA SOCIALE 163 pleta ta sicurezza personale, o,·e sono giardini, teatri, musei, biblioteche, on molti scr,•igi sono resi pubblici o lo Industrie meccaniche danno a proui minimi pro– dotti altra. volta inaccesalbili anche alle grandi borse, e di Jo,·e nel minor tempo o con minima spesa può percor– rore con piena sicure1.1.amolte centinaia di chilometri. Se a quel barone si rosse dotto o.llora da qualcuno cho In un tempo a ,·cnire la distanza fra Parigi e Roma si nrebbe percorsa comodamente, senza seguilo di ar– mati, in mono di trenta oro, se si rosse detto che con 20 oontesimi si sarebbe spedita una. lettera da Torino a Siracusa., che lutti i villanzoni avrebbero portato c&– tnicia., che la grande mo.ggloranza 1.vrebbe gaputo leg– gero e scrhere, che non sarebbe.r-o s1ati più nò ba.roui, lh) castelli, nò investiture, e elio con ciò il mondonon "' rebbo che migliorato, certo quel 1>repotente avrebbe dlllOprimo. In una sonora risata, o poi magari avrebbe ratto Impiccare il malaugurato soj(natoro. Eppure cosi ò, la sommo.delle rlchezzo sociali si à da allora In modo straordinario aumentata non solo, m& per nnnuenia delle macchine e per lo svolgersi continuo delruione colletth•a nella sua. produiione, e per mille altre cause cho ora ò Inutile accennare, essa ha tendenza a.d aumentare indoftnltamente. Il pro blema perciò della grande produzione, proporzionti.ta ai bi– sognidi qualunque immenso.o colt a mass& di popolazione In principio può dirsi risolto; ma oggi o.Iborghese, 11 qunle in linea retta o per mollo prerogative può dirsi rerede del barone medioenle, si presenta un altro so• gnntol'e, il socialista.. il quo.le anche lul si ra a.S\'olgere Il modocon cui lo ricch ezze pr odotte in si larga misura dovranno esser distribuito. e gli espone come sarà no• cessarla perciò la colletth'ltà. del mezzie degli strumenti di lavoro, come la libertà. sai"&ampiamente assicurata. in allora. molto più che non oggi, come :LSs&i meglio si esplicheranno tulle le attività della Tit& lndiTiduale e colleUh·a., e come la. quantità. ulite di riccheU.,'\ per ogni indh•iduo sar!.1. di gran lunga superiore a quanto il borghese dell'oggi desidera per sè solo: ebbene, lo creJorestet quel borghese, che almeno non do,·rebbe pile &vere l'ignoranza del signorotto, non procede allri• menti di lui \'erso il socln.lista: gli ride in faccia prima, poi corea schiacciarlo col diritto che gli 1IÀ. la sua forza. Ciò non solo è assurdo e disonesto, ma è indiiio della suprema. cecità. politica della cl11Ssedirigente. lo non spero molto da,·,•ero In generale dalla borghesia, igno• rante e spaurita com"è, ma spero però ed auguro che dt.Jle sue flleescaoo, sompre in maggior numero, uomini di cuore e studiosi ad a.trrontare e cooperare coll"azione e col pensiero al più rapido ,,•olgersi del grande pro– blema della emancipazione umana da qualunque tiran• nido economica, morale e politica, problema che ha la sua ragiono necessaria e la sua linea tracciata nelle condizioni stesse e nello S\'iluppo della odierna eco, nomia o civiltà. GIOVANNI L&RDA. LACRISI BANCARIA E LI DEMOCRAZIA INliALIA Noi p1'8ghiamo semplicemonte quei pochissimi giornalisti italiani (ci si assicura che \'8 ne sia an– cora qualche campione) che non vivono, diretta– mento o indirettamente, sui rondi del governo o delle banche cognate. a di1'Ci sinceramente se il a seguente articolo, che pubblicheremo in duo riprese, inviatoci da un noslro abbonnto di llcrna, studioso delle coso italiane, o che ci ò tradotto dal Iooesco dall'amico P. ~larUgnetti, non sia dieci volto più sostanzioso e concludente, nell'analisi dolio nosfre ve1•go8nObancarie, di tutto quanto il 1wtteuot1smo che si ò fatto per mesi o mesi, su <1uesto argomento, dalle gazzette it..'\li:ine dei rnrì partili. LA CRITICA SOCIA.LE . Gli odierni a.,•,•enimenlinel Parlo.mento i1alia.nonon sono in ,·crità se non un episodio della storia della na• scita dell'Italia moderna.,ma essi rorman già il principio d~lla ftne. Lo inaudite in-ogolnritù dello banche di emis– sione ltalinne Jovrebbero pron)Caro la dichiarazione di insoh•enia di questo banche o del radicalismo ,·ondulo ad osso nnima e corpo Alla. bancarotta dello brrnche sovrasta l'lno"itab\le abdicnzione della democrazia, che ha. già rinunzialo da un pozzo alla sua. com·inzione ri– ,•oluzionaria. li ph\ vi\•odesiderio del radicali dominanti era il mantenimento della omissione senza controllo dei biglietti di banca, deu·appoggio di tulti gli intrighi politici con la protezione dei flna.nzierl,e di altre faci• Jituioni nnanziarle da parto del Go,·erno. Poichè la borghoaio. liberalo era troppo debole por completare l'unità nazionale o l'accentramento, essn do,·ette acquie• tare gli elementi ostili, guadagnare la maggioranza della Camera con concessioni, e più tardi, quando crebbe il numero dogli sposta.ti ,comprarsi questa maggiornnza. Il vero significa lo della c risi bancnrla, per lo più non riconosciuto, consiste nella caduta deftnitin, di gran parto degli ex riT<,luzionari dalla loro posizione domi• nanto e nel consolidamento della signoria. borghese. In questa nuon raso dell'Italia moderna. il proletariato potrit - a tra,·erso molte amare esperienze - assicu– rarsi la rappresentanza dei suoi interessi di classe. A ben intendere la. situazione sono necessario alcune os• servazioni generali. Fu la piccola borghesia ri,•oluzionarla che creò l'unitii. italiana. Ad essa andavano male gli arrari e il suo mal• contento ru il ,·ero determinante dolio patrie batta.glie. ~:rano con lei i suoi numerosi profeti politici, che gon• ftavano ogni piccolo scacco della domocnuia come un anenlmento mondiale e il cui idealismo li teneva. in pio rispetto della rode ereditata dai loro padri e li pre– servava da. radicali innovazioni. F.ssinon varca\'ano la. sfera del misero particolari@modei piccoli Stati d'allora. e quindi la maturità politica di questi agitati rappre• sentantl di una. classe, che non si pote,·a far uscire dal suo bugigattolo s e non col più rorto incita.mento,con– sistè nel passa.re dalla nerena repubblicana alla umile sottomis sione ,·or so la casa dominante piemontese e ,·erso II papa nel quale anch'essi posero per un certo tempo lo loro speranze. Lo scaramucce con le truppe degli Stati della media Italia, con quelle di Napoli e del p:ipa, dal 48 al 6i, le ritirato non sempre ordinate del e popolo », come gli ampollosi manifesti, prodotti letterari di una vera. deft– cienza. di pensiero, dat"a.nodi tanto in tanto la spinta ad ingerenze del Piemonte gr.wide di conseguenze., percbè lvi si tro,•e.vano uomini di Stnto perspicaci che pono,·ano in prima. linea gli interessi dinastici della. caso. Sa\'oia collegnndoli con le domando confuse dei rivoluzionari. (Per citarne un esempio ricordiamo rin– grosso delle truppe piemontesi uella t..ombardia nel ~ mano 1848).

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