Critica Sociale - Anno II - n. 14 - 16 luglio 1892

CRITICA SOCIALE 223 C.'\duti in cquirnco, credendo cho lo otto o,·e siano fine da pet· sè stesse, mentre la riro1·ma non ò cho mezzo poi' conscguil'c il rialzo del salario, il mi– ~lioi·amcnto igienico, intellettuale o mo1-:1lodei lavoratori. E che il mc;:;o sia adatto, rispondente al fine, lo compl'Ovano gli stessi l'isultati onestamente l'O– gistrati dal Dalla Volt.1. Quest'ultimo, il J..oroy-Bcauliou o -'lt•·i economisti ortodossi. JHH' 1·iconoscendo la convenienza o l'ulilit:\ della rifol'ma, Yo1·1-ebbo1'0 vedo1·l:1 consognita col libcl'O accordo fra operai e i11CllJslriali, s0111.a bisogno cli leggi. i\la quanto il pl'imo (spocialmcnto colle JJarolo del Plcncr, n pag. 60) <!ice sugli offotli bo– nòflci per gli operai della legislazione dolio fobbr·icho in Inghilterra, sta a provare la opportunità, la necessità della cosidotta lc{Jisla.:.ione sociale noi momento attuale: OJ)J>Ol'lunità riconosciuta dal Marx e dal Loria, che non sono afll\lto tcnc1·i !lCI' ciò cho omana dalle assemblee lcgislatirn. Nè la facilità della violazione della legge, addotta dal Boillcy, può sconsigliare dall'invocarla: tanto ;~;~!.b~ :~~tf'~a;~o l~~~~z ~1-~o ~,~,~~-~~ oclu~,~~s~ avvenuto dello altre leggi sociali: pach-oniprepotenti cd opo1·ai ignoranti cd incoscienti dei 101-0veri interessi, escogiteranno ingegnosi os1>edienti 1:>01· eluderla; ma un minim:um residualo di benefizio lo produrrà sempre. In ultimo si può osservare che la ipotesi del Merlino (Jlases et nècessilé d'une entente) di un ultel'iore allunlf\mento della giornata di lrworo. reso indispcnsaoile da una maggiore quantità di pili olcvah biso~ni, cho si dovranno soddisfare in una socicti\ mi$horo e dive1-s.'\dall'attuale, contrasta con i progressi sciontinci o imlusti-iali sinora com– piutisi e con quella tendenza sociale che rappresenL'\ l'induzione dal passato. Volentieri si consento cho ruomo ben nutrito, liho1-odi sò o dello suo occu– pazioni, e che si dà a lavo1'0 attraente o variato, possa sopportare benissimo un lavot'O cli quindici oro al giorno, como p1-e,,edeva il geniale Charlcs F'ourior, senza andare incont1-o all'esaurimento e all'inobctimento; ma è un fatto però che, pur elo– vandosi continuamente il ti1>0 di bene.sscre dell'uomo - lo standant of life - la giornata di lavoro è andata parallolamento diminuendo in seguito a sva– riatissimo applic..'l.zionimeccaniche. Se la nfornata ò ancora relativamente lun$a qua e là, cig deri,•a ~~i~:•:r~r~z~~~iO~~~fi!~~:~~ic°!leSOs~:~t~~)~:~~lt il prodotto; e non dalla deficienza dei prodotti. Basterebbe dare lavoro all'a1'mata di riserva dei disoccupati por diminuire la giornata di lavoro senza pericolo di vedo1-euna contemporanea dimi• ni~;~~1~è.~~~~J~~i!~ 0 ~mino percorso, cho indica la tendenza possibile verso il futm-o. anzichè giu– stificare la i~lesi dell'anarchico italiano, si dar,\ ragione ad Ar,slotele, che vede\'a possibile la sopprcs• siono del lavot'Omateriale umano so la navetta della macchina arrh•asso un giorno a muo,•ersi da sè sola. La riduzione della giornata di lavo1-o,acluuque, sen1.a dare i risultati che taluni utopisticamonte o contraddittoriamente so ne attendono, rimano ~i~•~trr,: 1 :: ..;;;:s~\~fi:'\ta::!::~tiL~ 1 ~nst~1~:~~·z~:~~~:i:.~~ r.ione ciel moto poi' conseguire la riforma. senza che possa riuscire ad immodiata ri~Ot'Osauniformit.\, ~·!rif.~!;'lr\e\~n~c1;:~l\ofi~~1~;\ ~\'~h~ 11 ~ 1 ~1~1~L~~ riato non devo abbandonare 1>0rperseguire instan– cabilmente il proprio miglio1·amento economico, morale e intellettuale. Dott. NAPOLEONE COLAJANNI. B blioteca G no Bianco L'Oli. BONGffi E LA LOTTA DICLASSE •.t•rufll<,t;t,o do~llcuto uu;ll ln11e1,1;nantl Uu amico carissimo - profcsso1·e - ci sc,·i,·e: e Giorni ra, nolla Pc1·seve1·a11:a del 29 giugno, l'onorD– \'0lo Bonghi, diSCOl'l'endodei bisogni dogi' insegnanti o della trascuranza in cui sono abbandonati dal Parla· monto, dal potoro osecuti\'o o da11·01>iniono ))Ubblica, oseh•a in questo parole, che la. Critica Sociale do\'l'Obbo mot.toroin cornice: « Bisogna che adottiate un qualche disegnodi miglio– « 1·amontodolio condizioni vostro o dellovostro scuole, « e &u quello i'1aialialc. o 11011 cessiate 111111 fino a elte « Ministri e Camc1·a vi a<.:co11te11ti110. « A ciò occorro ai p1'0rossori dello scuoio secondarie « u11a 01·ga11i:;;:;a:::io11e, giacchò O!J(Ji siamo in tm mo– « mento della civilllÌ 1m1amt, che nessunatlaiise è tlltesa «: d11Wallr11, e claiicuno blsog1111 che ili dlfrnda tla sè. • « Che "e no paro 1 L"on.BonghiJlredicnil metododel Partito Opero.io, nò più nò meno. • Noi veramente non cadiamo affatto d'accordo coll'amico proressore che ci ha spedito queste lince. Po1·chò,se riconosciamo la /Un:.ionc ~-octalc clel- ~~~ff~~;n~1~ne ~~~ct~~\itirl~~:[~~n~i. esicllru;~ una quantit..\di inte1'Cssiparticolari-non sapremmo allargarne l'im1>0rtanzaspeci(lca fino ad attribuirgli la qualifica di classe e a ravviS.'l.l'Cnello suo agi– tazioni p1·ofessionau il caratte1·e storico e g1·andioso della lotta di classe. Non ò soltanto una questione di terminologia - che in questo caso sarebbe danre1-o t1-op1>0 scola– stic.t e... secondaria/ ma, dacchè si tira m ballo il Partito Operaio e il suo metodo, la questione di– venta di concetti. Ed è appunto un concetto falso e meschino (ci perdonino l'amico p1-ofesso1-c e l'onore– vole Bonghi) quello che confonde la classe col ceto o sbriciola la grande lotta economico-sociale in altret– tanto contese di mestiere, dei ti1>0g1·afio dogli esercenti, dei cmnel'ieri o dei maestri, dei facchini o dei medici condotti, dei commossi, degli assistenti farmacisti, ecc. ecc. Questo, che ò tuttora il punto di vista dei piccoli p1-ofessionisti che si associano pel miglioramento dello 101'0 condizioni (scopo del resto ragionevolissimo), lo fn da principio anche degli operai, tappati nelle loro associazioni d'arte, rilut– tanti a guardare pii1 in h\; ma gli operai l'han su– perato da un pozzo, ment1'0 i piccoli proressionisti vi si indugiano e vi stagnano ancora. Certo l'inlercsse di classe risulla dalla somma di un cumulo di interessi di mestied speciali, e la fe– de1·azione delle associazioni di mestiere può dh'en– ta1·e un 01·ganismo cli classe: ma essa lo diventa per ciò cho quegli inte,-cssi hanno cli coniuue, non già per quello che hanno di distinto. Oli insegnanti, corno salariati e sfruttati - come gente che nulla fe~!~~Cld~i~·efi~~~~~~ .. ~r 1 ;·gA1~·apeJ:~Y6 1 1f~-a~n~:~ giata, spiata, lesinato pane e dignità - apparton• gono alla classe lav01·atrice, il 101-0dritto ò soli– dale col suo. Così essi lo sentissero nel cuore come ò nella realtà! Ma finch'essi - la pili pa1·te ancora pur troppo! - vivono appartati e ritrosi nelle 101-0 ~uistioncelle corporati\'O di 01·uanici, di slipcndì, d1 anzianit:\, di avanzamenti, ecc., lascino il Bonghi amplificar-o e non protendano nobilit.11·e<1uesti l01-0armeggii lilliputiani nel guscio di noce della C.'l.ttedra,sven• tolando la bandiera. i;lorios..'\ della lotta di classe. La. pretesa lotta d1 classe degli insegnanti ò di quello che in qualche modo può risolvere un 1·ego• lamento:· i «regolamenti) che risol\'ono le ve,·e lotto di classi, siano pacillci o violenti, lenti od improvvisi, hanno nome - nella storia - 1•ivolu• .:'Ioni. No,.

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