Critica Sociale - Anno II - n. 11 - 1 giugno 1892

100 CRITIC_A SOCIALE gano le maggiori i-pes:e,anche quando, come le opere Jrnbbllche Olro J.10.535 ·?2 nell'anno 188!.l)e la polizia loca.leed igiene (72~ 231\, hanno nel nomo un earat• tero di utUi1à unh·eri-ale, In rcallù, pel modo onde sono com1Jiutl, riescono llOllanto al vantaggio di una limitata parto della. JlOpolaziono Opero pubbliche sono lo ,ie e~lerno di comunicazione, uiili ~1Jralut.to agli 1-co1>I del commercio; ,•io inteme larghe o place,·oll ~ dilettosi giardini, ben adatti allo ,-rogglo di ricchi equipaggi; sono anche teatri, aperti l'Olo a, gaudenti; assai J>iù di rado accade che sieno acquedotti, che rcntlano meno l'acile al 11rodi decimare la 1>0VCM\ gente. ~: 1)MS.AloIl iempo In cui Pindaro can– tava <'110 la 1>iùbella eo~a l\ l'&e(lua. \'"è puro la spesa dell'i..trur.iono 1>ubblica,ma, flnchè Il nostro popolo l'i 1rovi uolle condizioni, in eui (,, potn\ solo scarsamente J)roflltnrno, ed il numero Immenso degll analfaboti lo dice. Similmente rosterebbo tl vodol'o, quanti, parlo della. folJ)OSa n.s~egnata.all'igiene sic~ \'Ortunonte erogala. poi• c1uosta. o chi J)iù propriamente no 1ragga. 11rofttto. Vna occhiata. allo città italiano rarobbc facllmento \'edere corno o.ccanto a.· quartieri ben aerati, O\'O per la mag– giore rortun11 del paese vien su la gente per bene, ne– reggiano lo r1.11te o lurido topaie della ,a,1ta canaglia, che, a ,·olta a volta, ad ogni infterire d'epidemia, in– spirano un tenero sen1imento di pietà. a quegli altri, i quali sentono allora. .come possa non esser piacevole di a,·ere accanto dei centri d'infozlone. e poi ,·ero peraltro che J>resto, a pericolo passato, tronn modo di non pensarci più. Il cosidolto ,centl'amenlo della 1uU popolosa città d'Italia. è Il\ per mostrare come Il denaro, carpito a.Ila nazione per al!e,•iare grandi miserie o proteggere la sanità pubblica, abbia servito a procurare noie inftnite con utili scarsi.ssiml alla povera gente, grasse specula· zlonl ad alcuni, ed un brutto, costosissimo ambulatorio agli oziosi eleganti ed a· gozzoviglianti nottumi. Che certo coso si racclano s'intende, ed In determinati cui, dato il nostro sistema economico, può anche ,·e– nlruo qualche utile; ma non chitunlno ncll& commedia a rar da Pantalone la. 1>0,·oragente. Nè ,•oi, nò lo, caro Tui•ati, consiglieremmo di abolire Il cor))O dol pompieri; ma so questi, più che ad nitro, ))Ili giovano ad nssicul'nro a.111111 Jll'Ofltl i nllo società di nssicurazlono, ad o,•itnl' danni al llroprioturi di case ed u. rnr riposa.ro 1>H1 tranquillamento I commercianti sullo loro merci ed I cnpilallsti sul s1uiguo del prossimo ridotto In uzurro cnrtello di rendita; pèrchè mai, dico, debbono In massima 11arto 1011encrne la spesa. coloro che, come Simonide, portano tulio con sè, e non deb– bono preoccuparsi che il ruoco tolga loro nulla, perchè ,•i è già chi toglio loro tutto, ogni gion101 Ora, è pro11rlo cosi: Il comune vivo dei tributi indi– retti, gr&\'anti spedalmento sulla. grande massa dei 1>rolotari: in qualche maniera. ,,1 co111ribuiscono con la JK>\ rim1)()sta i proprietari rondiarl; qut\..11.I per nulla im•ece vi contribuisce, in un terzo circa do' comuni, la.proprietà mobiliare, ed in altri due ierzi in maniera da,·,·cro ri· siblle. A ronm1re lo entrai.o ordinario di tnili i comuni, ascen– denti nel 1889 a. L. 3i3-~L68, concorro,·ano appunto, oltre a cespiti particolari, Il dado di consumo comu– nnlo J>erl.. 140.087715, la so, rimposta. per L. 118.872)337, Cli nitre tasse per L58.::U4.188;o la condizione di\'eni\•a pili grn,·e od a1111ariscoutono' comuni capoluoghi, dove B b 1ote a G ro A1 reo quelle treconlribuzioni rapprescntavanorispellinmonte la somma di 914i8812, di 2070UIO o di IG.926.-~.l. Ce11.I tutto lo sperpero, che da un certo numero tli anni 10110 ,·enuti l'accndo i comuni Italiani, lo hnnno mnssimamonte so11porlato I proletari, 11ul41uali perciò si è ,·enuta sempre più gra,·ando la mano; tanto che, mentre dal 18'il al 18fl9 la sovrim1101i& è cre@ciuia, trascurando le fhuioni, da 78 a I 18milioni e il focatico da 8 a. 19, il d!\Zio e<ununalo di consumo è salito da 71 a l,&O mllioni. Veramente è nella nostra stessa legislazione tribu– ta.ria, che bisogna cercare la prima. radice del male. f: la nostm lcglsltu:io110che, mentre si preoccupò di ritar– dare e limita.re il crescere della so,•rimpot;la rondiaria, d"altro canto ri dusso prima. la sovrimposi a comunale di ricchona. mobile o J)Oi,con leggo dell'I I agosto 18i0, tolse addirittura ni comuni la rileoltà di sovrimporre su questo uliimo t'Oddlto.Llbornta. cosi la.pro11rlotàmobile da.ogni dirotta. contribuzione \'Orso Il comune, non \ 'Olondoo non potendo ))Ol'l.11'8 oltro un corto limito la.SO\ 'rimpostn sui fondi, reslll\'a a rifarsene sul lrlbull ln<llrotu o con un cinico crescendo, non solo il dazio di consumo, desti– nato in origino a colpire lo bevande e le carni, veoi,•a • granro poi I generi di prima necessità, il pane, I combustibili, ma l'aggravio cresce,·t1. ogni di pit'l, ed i limiti venivano resi sempre più clastici. La stessa legge dell'II agosto 1870 tr.l le altro cose concedeva ni co– muni d'imporre una sopratassa sui generi colpiti da dazio di consumo go,·crnath·o nella misura del 50 per cento, anzlchè del :.:, per cento, com'era stabilito pre– cedentemente, e, J)Ori generi di osclusl\'a. tassazione comunale, di elo\'&re il massimo del dazio al 20 per cento del loro nloro, invece del IO per cento fissato dalle leggi anteriori. Di qui il crescere continuo dei dazi che lesinano al proletariato in blou,e od in giubba la f'acoltà di sra– ml\l"Si,di riscaldanl, d 'illumina.re la ca.sa ; di qui l'ìn– fl.erire continuo di vessazioni sempre maggiori; di qui Il\ paterna e morale pre,·eggenza. del nostro supremo Collegio giudiziario d'Italia; cho vuole con tulla sicu– rezza dl11pensato il doganiere lla.llano dall'usare verso lo donne certi riguardi, di cui (è Il tema ra.vorlto dello composizioni rotoriche nello no11tro scuoio) costò cosi cara nl soldnto di Carlo d'Angiò l'inossel'\'l\nzo.. l>uro nolla nostra. stessa legislazione tributaria si è insinua.la int1.v,·crtltamento una.dispoalzlone.,cho,quando gli uffici amministrativi ,•enissero In mano di uomini amanti della. parte popolare e propugnatori degJ'int~ ressi del ))roletarlato, potrebbe tentar di mutare radi• calmento questo stato di cose ed alte,·lare alcun poco la soma lmpoata alle classi diseredate. Con la legge del !?O luglio 1868(ogni anno, ogni mese, ogni glon10, più o meno, porta al pcpolo da parte del no,·erno Il saluto di una tassa) un aliro tributo \'eniv:1 imposto, eJ a rendere 11iUgradito, o meno spiace,·ole il dono, gli si da.,·a un nome tenero, ra110 di rimem– branze o di arrottl: li nomo di lana tli famiglia od antho f<>Calico. In molte particolarità la leggo non s'indugia\'&; om&I si era usi ad Intendersi con poche parole: che 111 pagasse importa,·&.,e del resto l"indoftnlto pote,·a ora 11render posto nella pratica del tributi, come già nella ))OOSla. \"i si dico,'a dunque soltanto che si tlava ltL raeolti:t ai comuni d'im1>0rre que11t'a.ltro tributo graduale fluo ad un nia:rim1tm, consenlilo ortllnaiamento dalla De-

RkJQdWJsaXNoZXIy