La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 35 - 10 settembre 1908

22 tari e firmava ciò che doveva firmare non voleva saperne di donne. Emma era un' eccezione. Ella andava da lui, anche in quei due giorni, all'ora della colazione, fra le undici e mezzogiorno. Tal- volta faceva colazione con lui. I cani prediletti del signore di Emma erano Lisa e Milord. «Quelle povere bestie pareva sapes- sero che la Emma era la bien-aimée di Vittorio.. Natale Aghemo, dice Emma, capo del gabinetto particolare di Vittorio, parente della bella Rosina, la contessa di Mirafiori, non vedeva di buon occhio la relazione di Vittorio con me. La diceva immorale e cercava di farla cessare. Aghemo leggeva a Vittorio le suppli- tile, le lettere amorose e confidenziali e il resoconto dei giornali. « Quando Vittorio aveva bisogno di domandare un po' di danaro al suo economo soleva farselo buono con regali di selvatici della sua caccia. Il suo economo era il conte Visone. Una volta Emma ha domandato a Vittorio che cosa pensasse di Garibaldi. — Garibaldi, le ha risposto Vittorio, è per me come lo spirito santo nella triade cattolica. Metti che Cavour sia stato il padre e che io sia il figliuolo venuto a redimere il genere italiano; Gari- baldi completa la trinità come spirito santo. « Certamente se io non avessi avuto questi due unmini non sarei forse.— quello che sono.. Tra le altre impressioni, aggiunge Emma, non dimenticherò una certa sfuriata contro Quintino Sella, eh' eg'i chiamava il quintin di Biella, il quale era assai stitico nel concedergli i mezzi di far buona figura nella sua posizione tanto eccezionale. Il ministro si credeva in dovere di censurano per la sua prodigalità. E lui, Vittorio, diceva che ciò che chiamasi prodigalità nei privati in lui era una necessità. — Se io fossi davvero lo sciupone cbe voi dite non ci sarebbero tanti lamenti sulla mia pitoccheria. Sa che cosa debbo dirle, caro Sella? Che io ne ho già abbastanza delle rimostranze di Visone (ministro della sua casa). Egli vJrrebbe che io vedovo, libero, forte, sanguigno, non vedessi mai nessuna gonnella, oppure che non dessi loro il becco d'un quattrino. Che bella figura farei io se dopo aver ottenuto i favori di una bella ragazza la dovesse an- dar attorno a dire che ho gabbato l'oste? Una mattina trovandosi Vittorio al verde e stretto da impegni d'onore che gli davano molta molestia, aveva fatto chiamare Vi sone e Sella e aveva loro spiattellata la sua posizione. — Vedremo, stabiliremo, faremo di tutto. — No, no — sclamò Vittodo, no — non voglio sentire i futuri, voglio i presenti, io. Non c'è nè faremo nè studieremo. La mia cassetta particolare è vuota. Questi denari mi ci vogliono. Una volta fatti i debiti, contagg! bisogna pagarli.

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