La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 32 - 20 agosto 1908

" L'uomo oha avova le mani sporche di sangue ". Studiate. Studiate pure la prosa mueida, banale, vendereecia, artificiosa, lagrimosa, stupida dei grandi quotidiani che hanno la giustizia sociale nel ventre e non troverete un fatto, un'idea, un aneddoto, un episodio, un atto che dia risalto alla figura di colui che Guido Baccelli, il nepotista ministeriale e il sepoltore dei personaggi parlamentari, ha chiamato il grande estinto. Grande per chi? Per i Vi- goni, per i Winspeare, per i Bava Beccaris, per i Co- lombo, per i Sonnino, per i Santini, per i Giorgio Ar- coleo, per i Luigi Luzzatti, per i Cornaggia, per i Do- menico Oliva, per i Berto- lini, Per i Bianchieri e per tutti gli altri plebivori che hanno il culto per l' egoi- smo, per i:diritti dinastici, per gl'interessi di classe, per le violenze ministe- riali e per le ingiustizie sociali. Grande e per chi? Nella vita pubblica e privata del marchese Antonio di Bu- dini non c'è che boria, non c'è che feudalismo, non c'è che crudeltà, non c'è che sangue. La sua anima non ha mal avuto voli, come la sua testa non ha mai avuto con- cezioni geniali. Egli è stato un conservatore antipatico, rigido, borioso, altez- zoso, insofferente delle opinioni degli altri. Ricco, maledettamente ricco, non aveva che una signorilità esterna. Dentro di lui era il planter che vede sui proprii latifondi tanti schiavi per l'ingran- dimento della sua fortuna. Dentro di lui erano il Morny e il Petri e il Maupas che esigono una nazione di ammoniti e di sudditi che baciano la mano che li percuote. In mezzo al tempo della legislazione sociale e al proletariato

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