La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 30 - 6 agosto 1908

32 Gamba disse a Giuliana di andare a prendere una po- sata e a me ingiunse di appendere il cappello in qualche luogo, passandomi il manone alla schiena come una volta quando voleva consolarmi. . Poi fece un piattone di carne e di legumi come se io mi fossi trovato nelle condizioni dell'affamato di prima. — Tu non sai neanche quante volte ti abbiamo ram- mentato, disse alzandosi e staccando le chiavi della can- tina. Voglio che si festeggi il tuo ritorno come quello del figliuol prodigo, aggiunse svo'tando nella scala. — E lei come sta, signora Emma? domandai con dol- cezza, intanto che il marito era dabbasso. — Benone ; mi rispose senza smettere di mangiare e senza alzare gli occhi. Io cercavo la risposta al suo piede. Ma lei si è cur- -% ata e si è alzata collerica, dicendomi: — Non sarai mica diventato impertinente I Le domandai scusa credendo che ella fosse al suo me- todo. • — Tieni i piedi a posto! mi disse con voce irritata. La donna non era più mia. L'Emma dei miei baci' era scomparsa. Ho letto nei suoi occhi la mia sentenza. In quel momento io ero alla presenza della donna terribile c e ha mandato al Brefotrofio il frutto del suo amore e che ha negoziato il suo fallo giovanile con una dote di ottanta mila lire. Era fatta così. Non voleva i rifiuti e gli avanzi delle altre. Mi aveva avvertito cento volte. — Il giorno che io mi convinca che non mi ami, prendi la porta. Io me ne sono andato prima ch'ella me l'aprisse, ma l'effetto è stato identico. (Continua PAOLO VALERA, Direttore. GALIMBSRTI GIUSRPPEC, gerente reponsabile sieb. Tipografico Oallmberil. Potuti O.. Via e. Pietro all'orto 93, Iiitleno

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=