La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 26 - 9 luglio 1908

32 — Ne avrà un'altra, le dissi fermandosi con la faccia e le braccia in alto per vedere il fumo della mia siga- retta che soffiavo verso il soffitto. Non rispose. Pensierosa, continuava a lasciar giù le vesti stracciate e a frugare nei cassetti. Con una parola 'avevo sommersa nel dubbio. — Può darsi, diss'ella dopo una lunga pausa e una spallata. No, non può essere. E' dei mille ed è troppo vecchio per avere residui d'uomo. Ma se fosse vero, se io scoprissi la sgualdrinella, ti assicuro che non le la- scerei un capello in testa. Io non sono come sua moglie. Non divido con alcuna. Se mi lascio battere, è perchè so che è mio con tutto quello che possiede. Io l'ho con- tentato facendolo padre... La interruppi con un colpetto di tosse che traduceva la mia ironia. Se era vecchio, non poteva figliare. C'è dun- que, mi dicevo mentalmente, delle promiscuità. Ho un predecessore. — Dimmi la verità, le dicevg fiemmaticamente col ri- solino e senza dare importanza alla cosa, dimmi la ve- rità, ti ha aiut Ito qualche altro a farlo padre... La sua esitazione tra il darmi uno schiaffo e un bacio è stata per me una confessione. La senilità non ha ser- batoio per la procreazione. Il vecchio è la miniatura del- l'uomo. Può degenerare, può passare da un'esaltazione al- l'altra, ma rimane il tipo dell'impotenza. — Ma crede! mi diss'ella con forza, puntando il dito nel vuoto. Crede, e questo a me basta. — E anche a me, risposi con suprema indifferenza. — Se io gli dicessi, come gli ho detto tante volte nei momenti di collera, non è tuo figlio, non mi crederebbe, come non mi ha mai creduta. E se questa illusionc ci fa felici entrambi, perchè sopprimerla per il gusto di ridurre lui alla disperazione e la madre e il figlio dei pitocchi? Sarebbe una cattiveria senza nome. (Continua), PAOLO VALERA, Direttore, GALIMBERTI GIUSEPPE, gerente reponsanue eltab. Tipografico Galimberti, Politti e C, Via L Pietro all'Orto 23, Milano

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