La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 25 - 2 luglio 1908

31 Non era ancora sparito il mastino di casa che è en- trata Rosa con un commesso che portava dei sacchi e la seguiva. — Rosa! Rosa! chiamava la voce esasperata di Er- colan i. — Che cosa c'è? diss'ella con calma, pregando il gio- vine di mettere le compere sul cassone di noce scura dell'anticamera, intanto che dai portamonete toglieva la mancia. Che cosa c'è? E' bruciata qualche scansia di libri? — Corri che ti aspetta, dissi quasi supplicandola. — Se si dà retta ai capricci di quell'uomo, caro mio, si perde la testa. — Consegnò i pacchi alla cameriera, di- cendole di portarseli nella di lei stanza, depose un bacio sulla mia bocca con una soavità che mi fece correre la tenerezza fino alla colonna vertebrale, poi, sguantandosi lentamente, si avanzò verso colui ch'ella chiamava in un senso buono sbracione. — Rosa! Rosa! — Che cos' hai questa mattina? gli disse senza perdere quel fare burlesco nella voce e sul viso quando non vo- leva spazientirsi. Ercolani era diventato una bestia. Invece di lasciarla entrare, ve la trascinò, agguantandola per un braccio e chiudendo subito dietro di lei la vetrata a chiave, lascian- domi di fuori a udire i suoi furori, la sua collera che pro- rompeva urtandola, dicendole di dirgli subito chi aveva messo le mani nelle carte del suo scrigno, chi si era im- Padronità delle sue lettere. • — Parla! parla ! Ho udito un grido che mi parve di strangolazione. L'uscio avrebbe ceduto a qualunque mio sforzo, ma la mia pusillanimità mi ha tenuto nei limiti dell'educazione. — Non si spaventi, mi disse la cameriera, passando con una spallata e un sorriso, sono le solite scenate del signore e della signora. Se avessi avuto l'abito di Angelo Torriani me lo sarei messo indosso e me ne sarei ritornato al mio posto tran- quillo, Così ho trovato la scusa per assistere alla sua u-

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