La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 23 - 18 giugno 1908

26 lo stile e le parole. dell'autore di Nand ; se pur sono sufficienti a descrivere questo immondezzaio. Per chi entra nel grande e maestoso ex palazzo dei gesuiti, trasformato in un serraglio di impiegati della legge, dall' atrio fino agli ultimi recessi, non ha che la visione del letamaio. Migliaia di pezzetti di carta, frammisti a cinque centimetri di terra e polvere, impastati di sputi e di scaracchi, formano il tappeto igienico su cui cammina una turba di gente in at- tesa di essere chiamata dai giudici che fanno il comodaccio loro. Un nembo di polvere si solleva allo scalcagnamento di quel pubblico vario e strano, nembo gravido di chi sa quanti milioni di micrdbi. Rivenditori d' acqua stanno colle loro secchie là .ove i cor- ridoi si incrociano, e la sciacquatura dei bicchieri, sparsa senza riguardi, forma un pantano da cui bisogna guardarsi, a meno che non si voglia ricorrere al lustrascarpe li presso alla porta della Corte d'Assise pronto a offrirvi il suo servizio. Al solo affacciarsi al portone d'ingresso che si apre sulla ma- gnifica via dei tribunali, si ha la certezza immediata del sudi- ciume che il palazzo rinchiude. La polvere accumulatasi chi sa da quanti anni sul cancello e sulle ragnatele appese alle inferriate che danno all' ingresso forma di efflorescenze fantastiche, è un nido di chi sa quali colonie di terribili bacilli. Salite calpestando innumerevoli immondizie e vi trovate nel magnifico corridoio che potrebbe servire, e forse ha servito, al giuoco della palla. Ad ogni angolo di questa grande arteria e di quelle minori è un mucchio di spazzatura in fermenta- zione, composta di carta, di stracci, di cicche, di terra, di bucce e di altre porcherie. Da un uscio di un secondo corridoio che unisce il grande spazio all'atrio della Corte d'Assise, esce un tanfo da latrina che am- morba e si mescola al fetore che emana dai corpi dei villani che inebetiti ed incerti si muovono in quell'ambiente. Sul terrazzo che conduce alla latrina il pubblico ha fatto i suoi comodi come in aperta campagna, Peggio! C'è un mucchio d'escrementi, fatto su da una lurida scopa con gli infiniti bran- delli di carta che cuoprono i pavimenti: mucchio di letame su cui ronza uno sciame di mosche e le cui esalazioni si aggiun- gono a tutte le altre, tanto per rendere l' atmosfera micidiale e irrespirabile. Fuggo attraverso tutto quel luridume, e penso: Eppure tutti i giorni passano di qui presidenti e procuratori del re che hanno diecimila lire di stipendio e sono stimate persone che forse fanno il bagno e non hanno vergogna di questa stalla indecente! L'assiduo.

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