La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 20 - 28 maggio 1908

2 lui che disprezzo. Ma lo spettacolo di un gentiluomo che pare u- scito dall'utero vandeano e va a tavola coperto dei vituperi che gli ha buttato addosso Fon. Chiesa senza scatti, senza collera, senza insurrezioni, è ancora pila triste. Ma non si giunge alla insensibilità completa senza ragione. E la ragione della sua depravazione mentale è nella intervista che egli ha avuto con un redattore della Nazione di Firenze. Egli ha trattato le congressiste convenute a Roma con il linguaggio del direttore del sifilicomio. Le ha ammucchiate, le ha denigrate, le ha diffamate e le ha mandate in giro per l'Italia come tante sgual- drine. Personalmente-non sono mai andato ai tribunali per farmi smacchiare. Ci vuol troppo tempo, troppo denaro, troppa fatica. E poi io sono un uomo. Ma se fossi un'istituzione come lo sono le signore che fanno parte di tante associazioni non lascerei quieto il signor Santini. Vorrei ch'egli si rimangiasse tutte le sue ribal- derie o gli darei una lezione giudiziaria. .E parche i lettori giu- dichino se ho ragione o torto taglio e pubblico in qualche parte della «Commedia. le parole ingiuriose dell'intervistato. ••• In certe cose io sono inglese. In Inghilterra si muore come in Italia, ma in casa di John Muli la catastrofe umana è solo degli intimi. E' un dolore violento che resta in famiglia. 11 funerale col corteo non esiste, li morto fila alla sua dimora accompagnato da qualche parente con la velocità della locomotiva o dell'auto- mobile. Così non c'è sciupio di fiori, non ci sono discorsi, non c'è perditempo. Il becchino lo cala nella fossa e la funzione funebre è finita. 11 grand'uomo non è trattato diversamente. John Bright, Bradlaugh, Gladstone, Salisbury, sono andati al cimitero con la stessa modestia e la stessa sollecitudine. Lord Tennyson e Ro- berto Browning non hanno avuto che gli invitati all'abbazia di Wesniinster, il deposito degli immortali, e intorno alla bara di Engéls non ho vieto cento persone e anch'esse di altre nazioni. Corsi è nel Parlamento di Westminster. Difficilmente vi si parla dei colleghi che passano. Business is business. Le Camere si convo- cano per gli affari del Paese. Non c'è tempo per la commemora- zione. I grandi uomini non ne hanno bisogno. Ci sono i loro lavori parlamentari che li ricordano. Il nostro Parlamento è invece sovente l'anticamera del cimitero. La commemorazione dei morti è una malattia italiana. L'altro giorno la Camera elettiva ha consumato un'ora e cinquanta minuti in discorsi funebri. Ha commemorato i deputati Gian Lorenzo Basetti, Giuseppe Bonacossa, Andrea Sola Cabiatl, il generale Stefano Tlirr, della Camera magiara, l'amba- sciatore Tornielli, il senatore Antonio Colocci, l'ex deputato Glu-

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