La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 20 - 28 maggio 1908

24 In onore di ALBERICO GENTILI l'apostolo dell'Arbitrato Internazionale Sembra che Alberico Gentili avrà, finalmente, il suo monu- meni i, nella terra, San Cinesi°, dove egli nacque tre secoli e mezzo addietro, e da dove fu costretto, con la famiglia, a esu- lare, perché vivervi liberamente, come avrebbe voluto, non piteva. Questo viver libero, a lui ed a' suoi, che avevano abbracciato le idee della riforma luterana, il mal governo dei preti non permetteva in nessun modo. Senlbra che il mo- numento ad Alberico sorgerà, finalmente, nel volgente anno 1908, compiendosi il terzo centenario dalla inerte di lui, avvenuta, in esilio, a Londra. Questo monumento ha, la sua storia, assai curiosa ed interes- sante, che vale la pena di essere, sia pur compendiosamente, narrata. Nel 1875 -- in verità, un po tardi, ma sempre a tempo — si .pensò, tra noi, di onorare la memoria di Alberico, di questo che era stato il creatore e l'araldo del diritto nuovo delle genti, e che di tanto aveva precorso i tempi. Si costituì un comitato, presieduto (non so perché) da Umberto di Savoia; allora principe ereditario, e composto di tutti pezzi grossi; pezzi grossi della scienza e della politica. Quel comitato ebbe ramificazioni dovunque, in Italia e fuori d'Italia, e raccolse l'adesione degli italiani e degli stranieri più illustri. Come non associarsi alle onoranze che questa vecchia, oziosa e lenta Italia intendeva tributare ad Alberico Gentili, il quale aveva spinto il suo pensiero poderoso oltre la cerchia dei monti e dei mari italiani per dare, non alla sola sua patria, ma all'umanità tutta quanta, leggi più eque, pia civili, più umane, leggi che fossero ridondate a le lancio di tutti? Alla costituzione di quel comitato — di cui molto si occu- parono i giornali del tempo — segui; da noi, una vera fioritura di scritti e di commenti sulle opere di Alberico, la maggiore delle quali — il ist De dure Belli » — venne da Antonio Fiorini, toscano di Livorno, trasportata, assai nobilmente, dalla lingua latina in quella italiana, onde anche i men dotti potessero leggerla e intenderla per trarne vital nutrimento. Pietro Sbarbaro — che, se aveva in testa più semi di pazzia, era uomo di molto ingegno e di molta dottrina — si fece pala- dino d'Atiberico e del monumento, e continuo per un pezzo a parlare, a scrivere, e a battagliare per l'uno e per l'altro. Come se tutto ciò non bastasse, qua e là, per città, paesi e villaggi si battezzarono, col nome di Alberico Gentili, piazze, strade, scuole, collegi... ed anche logge massoniche. Ma il monumento non venne; forse gli nocque la troppa

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