La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 19 - 21 maggio 1908

La commemorazione del '98 non é avvenuta La veritk anche per noi. Noi non apparteniamo al giornalismo che copre le piaghe dei partiti con la cipria profumata per lasciar credere che il male non è profondo. Altri si serva della menzogna. Noi, che ci siamo dati la pena di portare in piazza un materiale ufficioso che in tempi meno banali sarebbe bastato a commuovere la democrazia di tutta Italia, diciamo subito che la processione decennale degli avvenimenti piè tragici e più dolorosi della fine del secolo scorso è riuscita una manifestazione invereconda e oltraggiosa. Non vi era che la solita pivellaglia turbolenta che va a tutti i comizi per impedire qualsiasi manifestazione, una razzapaglia chiassosa che porta in -giro la propria ignoranza con la boriosa sfacciatag- gine del teppista. La prima volta che la democrazia è andata a Musocco lo Ara- „done che conduce al cimitero era nero di gente carica di emo- zione. L'angoscia delle stragi militari era in tutti. Domenica — 10 maggio.— non c'era che un migliaio di persone sbandate che ora cantavano e ora schiamazzavano e ora sostavano a bere per le osterie. Al cimitero non c'è stata compunzione. I soliti leticoni delle radunanze popolari hanno iniziato il loro lavoro di distru- zione e non l'hanno smesso che alla fine. L'inizio è stato uno scompiglio. La gente, radunata sui gradini e sotto il portico che mette alla sala mortuaria — dove sono stati distesi, snodati ed esposti per il riconoscimento i cadaveri del '98 — è stata urtata dalle ondate riottose e assottigliata dalla bordaglia, che asse- stava pugni alla cieca. C'è stato un bandierale che per salvarsi il vessillo che la louheria voleva strappargli ha calata l'asta sulle teste della mischia che lo sospingeva e lo circondava. Per un at- timo si è veduto il fuggi fuggi dei tempi in cui i delegati face- vano suonare gli squilli e i questurini e ì carabinieri sguinza- gliati si precipitavano e inseguivano le mas/e. La moltitudine pigiata sulla ghiaia ad ascoltare gli oratori che non sapeva che cosa fosse tutto quel tafferuglio, spaventata, ha preso la via delle cancellate. La zizzannia sotto il porticato era divenuta fracassosa, e di tanto in tanto si vedevano i pugni agitati che andavano su e giù per l'aria e i rissanti che si vio- lentavano a vicenda. Il litigio violento era nato perché la razzapaglia non voleva che Carlo Dell'Avallo parlasse a nome della Camera del lavoro — l'istituzione proletaria pio interessata nelle soppressioni e nelle

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