La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 19 - 21 maggio 1908

APPENDICII 29 LA VITA TURBOLkENTA ' al Rauvrosbo gialkinsiRsopi Con la mano e con il mezzo inchino di saluto ha pregato tutti di rimettersi a tavola, e poi con un inchino più profondo prese la mano di Rosa, imprimendole al dorsi) un bacio, che non potrei dire se fosse di rispetto, o di bontà, o d'amore, perché in quel momento avrei vo- • luto che la terra si spalancasse e mi inghiottisse. Mi guardò come sorpreso di vedere uno sconosciuto, ma Rosa, con la stessa audacia di prima, mi presentò come suo ni- pote in Milano a lavorare senza che ella lo sapesse. — Vale la pena di avere dei parenti per poi sapere che non sanno neanche che si esista I disse ella con aria di rimprovero. Il signor Ercolani chiuse caldamente nelle sue mani la mia, dicendosi lieto di vedermi a fianco della zia. — D'ora innanzi mi considererai uno dei tuoi. Io mi alzai con una curva. Nessuno ha voluto più mangiare, se non dopo ch'egli fosse giunto al nostro piatto, quantunque io continuassi a sgretolare i pasticcini che Rosa mi metteva sul piatto. Egli mangiava lentamente, da uomo che non avesse fa- me, parlando continuamente dei suoi progetti di far di- ventare Milano la più bella città d'Italia. Il suo ideale era di sbarazzarla di tutti i monumenti vecchi e di dar loro un ricovero, in un immenso museo, situato in qualche parte nei dintorni di Monza, dove gli idolatri del vec- chiume artistico potessero con dieci centesimi andarli a vedere e ad ammirare quanto volevano. Lui, assessore, non poteva capire come la città non si fosse ribellata contro le colonne di San Lorenzo che bisogna blindare e puntellare ogni _ momento perchè non cadano sulla • r;;:,

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