La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 16 - 30 aprile 1908

3 Io non so se Oddino Mo.gari sarà del parere del Secolo, come lo sono Guglielmo Ferrero e Filippo Turati. Quello che so è che il de- putato di Torino ai tempi dei massacri di Kischineff è andato alla Camera carico di solidarietà proletaria a svolgere la sua interro- gazione sulla venuta dello czar, annunciando ai 507 che l'impe- ratore, venendo, sarebbe stato accolto dalle urlate, dai sibili, dai fischi, da tutto ciò che poteva manifestare l'esecrazione del popolo italiano per il dispotismo massacratore ; come so che il segretariato socialista internazionale si è riunito subito dopo a Bruxelles e ha votato per la fischiata. «In occasione della lettera di Enrico Ferri e della iniziativa presa alla Camera italiana dal cittadino Morgari, l'ufficio esprime al partito socialista italiano i suoi sentimenti di solidarietd e rinnova l'espressione del suo orrore per lo czarismo e i suoi delitti. L'Avanti ! del quale è ora direttore Oddino Mor- gari, è stato il diffusore di tutte le manifestazioni czarifughe che si dovevano fare in ogni parte della penisola. Io non ho cambiato. Da Kichineff la monarchia dei Romanoff non ha cessato di ver- sare sangue borghese e proletario. Basterebbe la giornata sangui- nosa del 22 gennaio. Basterebbe ricordare il boia del popolo russo, il De Plehwe, stato giustiziato da Sasonof. Basterebbe rimettere sulla piattaforma le ultime vittime che sono andate al patibolo, nelle fortezze, in Siberia, dovunque si soffre per rinvigorire la mia pro- testa e invitare le folle italiane a essere più umane dei gentiluo- mini che vogliono essere educati con gli asSassini della vita pubblica. Non, io fischio, noi fischieremo. magari con le dita in bocca, lo steiminatore del popolo russo che vuoi venire fra noi inzuppato del sangue borghese e proletario. ' • * Carducci quando ci apostrufava dicendo che la nostra patria è vile ci conoscete fino allo radici del fusto umano. Siamo vili! Da ogni regione è come scomparsi il sentimento che vincolava gli uni agli altri, che condensava gli affetti di tutti per solidalizzarci • nelle ore delle sventure pubbliche. Pare che al di là del bueines non ci sia più nulla. Neanche la catastrofe è capace di spoltrirci di scinderci, di commuoverci, di trasmetterci gli spasimi dei do- lori altrui, Cade o si sprofonda o si, sfascia un edilldo e seppellP eco nelle sue rovine dodici o quindici persone e la gente accor, e e assiste allo spettacolo Senza rimboccarsi le maniche, senza essere torturata dal pensiero che qualcuno là sotto viva e aspetti il con corso del prossimo. Huss iness is bussiness. Gli affari sono gli affari. E tutti i signori capitalisti, tutti i signori industriali, tutti i signori ingegneri, tutti i signori capimastri sono preoccupati di

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