La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 16 - 30 aprile 1908

A Anche Nino Martoglio s'illudeva forse di ispirarci delle gravi me. ditazioni col suo Ultimo degli Alagona, ma ahimè non é riuscito un momento a fissare la nostra attenzione sul- palcoscenico. Quel suo principe siciliano generoso e cavalleresco finché si vuole ma foderato di boria e di pregiudizi, geloso delle sue prerogative, vano, dei suoi titoli e che si gonfia come la rana che vuol diven- tar bue, é anch'esso un tipo così leggendario che sarebbe stato di buon genere non parlarcene più. Nossignori; il Martoglio ce lo im- pone per tre atti, e vuol farci la sua storia e quella dei suoi ente- nati e ci costringe ad ascoltare le sue requisitorie contro lo spirito modernista che non rispetta le sane tradizioni gentilizie, e ce lo fa morire innanzi tutto di un pezzo, senza che tradisca per niente né la forma né la sostanza delle sue idee antidiluviane. E che perciò? poteva seriamente credere il Martoglio che queste ombre di un pas- sato prossimo che è già tanto remoto potessero interessarci in una misura qualsiasi? Ci sono ancora idee antiquate è pregiudizi comuni, ' che offrono argomento a dibattito e pretesto a contrasti scenici; si può anzi dire che tutto il teatro moderno agita questo conflitto fra la concezione tradizionale della vita che tutti capiscono sorpassata di fatto e le nuove vie che sembrano ancora senza sicurezza e senza meta. Ma le superstizioni dell' Ultimo degli Alagona sono così remote, le prerogative del sangue azzurro e di tutti i quarti di nobiltà sono cosi tramontate; l'aristocrazia del denaro ha così bene schiacciata e sepolta l'albagia di tutti i feudatari grandi e piccini, che il signor principe del Martoglio, malgrado le sue grandi arie non ci sembra meno comico del vteux marcheur che a ottant'anni non si vuol con- vincere della sua impotenza. E più se ne duole, e più si arrabatta e più ci fa ridere di compassione. No, vogliamo appassionarci per delle idee un po' meno arcaiche. E per questo che anche il Velo della felicitd di Clemenceau non ci ha fatto batter palpebra, per voglia che si avesse di essere graziosi col demolitore di Ministeri [che si sta ora demolendo. Ma veffirci a dire per bocca di un mandarino che la vita per parer bella deve essere foderata d'illusioni e che le apparenze sono tutta la felicità, e ripe- terei male quella graziosissima tavola del Dickens che é il Grillo del focolare, e fare una parodia grottesca della e menzogna vitale s che suggerì ad lbsen quel superbo dramma che è l'Anitra selvatica. Non ragioniamone altro. E non ragioniamo altro nemmeno dell'Altro, una commedia drammatica dei fratelli Alargueritte; un trattatello sugli effetti della gelosia postuma, col conseguente disfacimento di una unione male assortita per eccesso d'amore e di sincerità. E- di quelle produzioni fatte di frasi fatte, di sentimenti di maniera e di conclu- sioni prestabilite, come la salsa ntayotmoise che finisce sempre per pesare sullo stomaco; quanto a Patachon è un miscuglio d'olio e d'aceto che non si combina insieme: l'aceto delle pochade tipo I mariti in campagna, l'olio delle commedie sen- timentali genere Suo padre. Ma olio rancido ed aceto artificiale; guai a trangugiarne una sorsata! Ed erano uno, due, tre, quattro atti..., un castigo di Dio! Il Russante.

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