La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 14 - 16 aprile 1908

ANNO I 16 Aprile 1908 N. 14 LI NOVA COMMEDIA RAU GIORNALE SETTIMANALE Direttore: 1.A.01,0 suki.ECICA. ABBONAMENTO NEL REGNO - ANNO L s3 - SEMESTRE L. a — Un numero separato Cent. 10 — IN PLATEA IN M Sommario: In Italia i comizi invece di incitare alla eloquenza hanno finito per demtdirla. — Ho già detto nel numero scorso. — Anche questa volta gli onorevoli di tutti i partiti seno stati direi quasi insensibili alla sciagura proletaria. — Ma ormai la Camera che rifiuta di mettere alla porta gli eletti della corruzione elettorale. — Ecco l'ambiente. — L'amnistia ai condannati per i « delitti e d'opinione. — Condannare chi non ha le mio idee. — Ero dietro a perorare per l'amnistia. In Italia i comizi invece di incitare alla eloquenza hanno fi- nito per demolirla. Nella patria di Cicerone pare sia scomparsa l'ambizione di andare sulla piattaforma delle moltitudini a ri- versare negli animi degli ascoltatori l'ondata della propria col- lera o del proprio entusiasmo o della propria emozione per condurli alla calma, alla mansuetudine, alla pietà, all'esaspera- zione e farli diventare una forza nella letizia o nella calamità pubblica o nei torbidi tempestosi di questo periodo di dolori proletari. I parlatori che si sono impadroniti della piattaforma pubblica, con l'audacia della loro ignoranza sono cervelli vuoti e bislacchi, gole sgangherate o male abituate al discorso. Sono senza studi, senza preparazione, senza memoria per riandare nell'avveni- mento che raduna la gente. Sono secchi, aridi, insulsi, scioc- chi. Non sanno agitare l'anima dell'uditore, perché in loro non e' è emozione, non sono pensieri, non c' è ohe la poltiglia dei loro rancori fermentati. Il comizio di domenica all'Arena ha fatto piangere coloro che hanno veduta sciupata l'indignazione .pubblica dalla prosaccia scipita. volgare, melensa degli sbraciom che parlano sempre in tutte le occasioni con la stessa mentalità, le stesse parole, la stessa raucedine, gli stessi sproloqui, lo stesso teppismo verbale della pivellaglia fracassosa, sbocacciona di tutti i meetings. Le folle che gremivano il Pulvinare e lo spazio immenso che lo lambisce aspettavano agitate di passare attraverso i fremiti e gli spasimi degli oratori che si credeva avessero visauto nella tragedia di Roma per saperla rifare nella eloquenza tumultuoSa

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