La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 14 - 16 aprile 1908

8 Tempo perduto. Lasciate che sia giudice il pubblico della roba stampata. Il pubblico può nutrire o affamare il giornale. Non gli piace? lo abbandona. Gli piace? lo legge. Le vostre per- secuzioni non giovano che a far sapere che esiste e a far nascere il desiderio di leggerlo. — John, comparami la Protesta umana. VAIJTRIN. CHE COSA È DUNQUE IL MONDO? Che cosa è dunque il mondo? È, un immenso teatro, ha un pacliglion magnifico, un magnifico sfondo con un gran macchinario, attrezzi, quinte, scene d'autore inarrivabile, un repertorio vario; la luna, il sol, le stelle, lampi, tuoni, saette per i grandi spettacoli ed altre cose belle. Oh, l'armonia sublime, la grandissima orchestra chi sa ridir fra gli uomini?.., tocca altissime cime; e sulle dotte carte benché shrlin gli attori da mille e mille secoli, non sanno ancor la parte! Il dramma de la vita così si cambia in farsa qualche volta ridicola, nauseante, infinita, talora è una commedia piacevole in principio che gronda sangue in ultimo e finisce in tragedia. Osserva dal loggione il pubblico paziente, il necessario pubblico, l'eterno minchione, passano imperatori, regí, duchi, ministri, illustri ed onorevoli prelati, monsignori superbi su le scene. passan per darla a bere a chi?.., all'eterno.., popolo, cui vogliono un gran bene. O patrie appetitose, o popoli, o nazioni, in nome vostro compionsi, pur troppo, grandi Cose! La civiltd per voi spande lungi e sostiene la sua ragion con gli òbici: s'uccidono per voi fin'l'inermi in Oriente dai Livraghi e Modugno, e in nome vostro rubano. pel dritto de la gente!... pel popolo certo che biancheggiaro al sole l'ossa di cento vittime per l'ambe, pel deserto, che si vuole il confine rispettato, temuto, . che si fondan colonie fin del mondo al confine, mentre ingrassan gli attori sotto l'ombra dei troni, • (per lui che non farebbero?) fra dovizia ed onori! Ma qualche volta tedia non solo del loggione Santa canaglia indocile, troppo lunga commedia, e il popol detta piazza, (stanno tutti a disagio), da cento bocche Mila, grida, urla, schiamazza; — Basta, basta, il sipario, giù vogliamo il sipario; non l'ha fallo l'artefice e lo spettacol vario dura ancora annojando: s'oscura il sol, le nubi, pel R.ommassano... Allori, fino a quando,' TERENZIO PAZIANI.

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