La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 7 - 27 febbraio 1908

30 capaci di commuoversi il mestiere finirebbe per ren- derle apate, indifferenti. Dopo tante nascite e tante morti i rapimenti materni, se ce ne sono, si spengono. Sono sensi che si attutiscono nella monotonia della ri- petizione. Emma era trascolorata. Sulla sua bella faccia era un'espressione di dolore che non le avevo mai veduta. Soffriva. Il marito a sua insaputa la sottometteva alla tortura di una descrizione ambientale che la stra- ziava. Paolo invece pareva implacabile. Sorseggiava il vino come un filosofo e poi riprendeva la narrazione senza indovinare che la moglie si dibatteva nelle sof- ferenze. — Ci sono malattie, ripeteva Paolo come se stesse torturando la moglie, 'alle quali i bimbi non soprav- vivono che difficilmente e con cure assidue — cure che i trovatelli e le trovatelle non possono ottenere dalle donne obbligate a passare da una culla all'altra tutti i momenti. Era la mia desolazione quando mettevo la testa nello stanzone dei condannati a morte dai loro genitori. Ci vuole del fegato ad avere il sangue guasto e a non avere riguardi. Ah, sì, quella è gente, credi, che meriterebbe d' essere giustiziata con la corda al collo. Con le loro imprudenze infliggono alla società tanti mostriciattoli che fanno più schifo che compas- sione e alle loro creature pene inaudite. Le suore mi dicevano che i medici preferivano la loro morte alla loro guarigione. Non ne restava in vita che uno su mille. Ma anche quell'uno era tutto bistrattato dal ma- le. Stralunato, con la faccia ingrandita o ingrossata o stravolta, con la testa piatta alle pareti e lunga fino al di là del collo, come se fosse stata compressa da mani di ferro quando era molle come cera tepida. Se non riusciva così sconciato il piccino era gobbo o scianca- to o piagato o con un sottogola di croste perlacee o lucide che facevano voltar via gli occhi. Mi ricordo di una superstite con la fronte rugosa a dodici anni, presa dalla mania di accarezzare i fanciulli nella stessa stanza con versi di gioia che si potevano dire grugniti. Li accarezzava così violentemente che li faceva stril- lare e piangere. Era un'idiota. Ti sembrerò crudele. Ma siccome non ci satà mai modo di impedire alla gente infetta di unirsi nell'infezione, così ci dovrebbe

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