La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 4 - 6 febbraio 1908

( I) APPENDICE LtA VITA TURI3OLENTA Raiiviospo rtEhtbERsoht In mezzo all'allegria non si vedeva traccia della mia desolazione, ma ognuno di noi la sentiva. La separa- zione non poteva essere lontana. Crescevo, mi sviluppavo, m'insacCavo di volumi, ma affondavo in una vita senza scopo. Che cosa volevo, a che cosa tendevo, quali erano le mie aspirazioni? Non .lo sapevo. I libri erano la niia disgrazia, perchè mi intellettua. - lizzavano e mi spingevano verso : alture dove non si può andare che col benessere o la ricchezza. Al caffè cercai di distrarmi .con la sigaretta, ma la preoccupazione di rompere i lacci e correre per l'av- venire senza dande mi faceva arrossire di essere alla mensa di una buona famiglia che io ricompensavo con la solita ingratitudine del maschio intruso. Paolo faceva di tutto per sottrarmi a quella perse- cazione, ora dicendomi che la malinconia non era del mio carattere e ora aggiungendo che dovevo aver let- to qualche brutto libro che mi avesse malaniente im- pressionato. Era vero. Il romanzo di un debole mi aveva spalan- cato un abisso, terrorizzato con una morale che non era la mia e caricato di sciocchezze che mi avrebbero ostacolato l'avvenire. Con la morale vecchia i poveri non possono farsi strada. Le « confessioni » di Gian Giacomo Rosseau erano della vita vissuta e dovevano avere lasciato in me qualche sedimento, perchè dicevo che se i ricchi non diventavano ladri era perchè non avevano bisognò di rubare. A pancia piena non vien voglia di portar via del pane al prestinaio. Tuttavia non sapevo cavarmi il cuneo che mi era stató Confitto nel cuore dal romanzo di un debole. C'è voluto la ma- no delicata di Emma per scuotermi e farmi cadere i pregiudizi come frutta fracida da un albero.

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