La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 2 - 23 gennaio 1908

4 sgorgò dalla sua mente, quale tracciò la sua penna negli inter- valli brevi nei quali la spada rimaneva nel fodero o le gloriose ferite lo confinavano in letto; vada quella prosa, nella sua rozza semplicità, evocata dal cuore e dalle reminiscenze di una vita di avventure degna della Tavola Rotonda (da non confon- dersi con quella di Moltke). Toccarla è alterarne la poesia; è voler togliere di dosso uomo il leggendario poncho, la camicia rossa e mettergli la marsina e la cravatta bianca delle persone per bene quando vanno in società. Chi cerca in Giuseppe Garibaldi lo scrittore, il letterato; chi non capisce che i difetti stessi della sua penna rialzano la eminenza della sua gloria, non hanno mai visto o capito di quali foglie, nel Panteon della storia, s' intrecciano le corone di lauro che la posterità riconoscente depone sulla fronte dei grandi benefat- tori della umanità. E così il sindaco di Roma è stato spietato. Ha messo in giro le memorie senza mondarle, senza pettinarle, senza sgarbugliarle, senza toccare una virgola, anche se la vir- gola è fuori di posto. Egli non ha capito che i vocaboli squar- ciati, le dizioni stantie o fuori d'uso, le parole male adoperate, i solecismi pedestri e la ortografia sgangherata- diminuiscono i lettori e l'autore. Fa male a leggere lepra per lebbra, rissenti- mento con due esse, trattatti con due t, ringiovinire per rin- giovanire, 111 per fui, rissentono con due esse, modelo con un'i sola, mila con due 1, collonnello con due 1, avressimo per avremmo, rapresaglia con un p solo, e tanti e tanti altri sva- rioni che la mano gentile avrebbe dovuto cancellare. Si 'è fatto così anche con la vita di Benvenuto Cellini — un artista che ha scritto con vivezza, con calore, con fantasia, con un linguaggio superbamente scultorio. E che cosa ha perduto la sua « vita » senza le Sconcordanze, senza le storpiature, senza le sgrammaticature? Nulla. Il suo pensiero è rimasto più sbrigliato, più snodato, più virile. Si capisce l'integrità e l'inalterabilità di stile quando si tratta di Manzoni. Le due edizioni dei promessi sposi sono un confronto e uno studio. Ma la conservazione degli• scerpelloni sconciano e rendono difficile un'opera destinata a correre i secoli.. E in Francia non si è forse svecchiato il francese delle memorie di Saint-Simon per aiutare il lettore a gustarle e a conoscere un periodo così importante come quello del 17° secolo? Per queste ragioni io voto per l'edizione del Barbera di Fi- renze, pubblicata dal Lemmi — e metto sul fuoco quella uscita dall'officina della « Società tipografica-editrice nazionale » di Torino, fatta stampare da Ernesto Nathan. FILIPPO BRIDAIL

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