La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 1 - 16 gennaio 1908

11 sue stragi, ai suoi massacri, alle sue deportazioni, alle sue stran- golazioni, alle sue soppressioni di giornali, alle sue sentenze infami, alle sue violenze che distruggono le Dume tutte le volte che non lo considerono l'autocrate di tutte le Russie, pensiamo noi. Se verrà, disseppeliremo tutto. Porteremo alla superficie il massacro ch'egli ha fatto compiere dai suoi cosacchi sulla pro- cessione di dieci mila operai che volevano giungere al Palazzo d'Inverno e prostarsi alle Sue ginocchia e fargli sapere con la petizione ch'essi lavorando dalla mattina alla sera morivano letteralmente di fame. Tutte le sue barbarie porteremo sulla piattaforma. Venga! riti4OW14;JaCCWWIARWIVST*W1 G. GARIBALDI Se Nizza é Francia, benedetta te, Francia, che puoi dir: — Qaesti è figlio mio! - - Ma se ditali affetti un di battè, Nizza, il tuo cuor, te benedetta! il Dio Dell' itala vittoria, O magnanima Nizza, è nostra gloria. Nella valle d'Eliso, ove gli Dei A gentil guardia han messo Anna Ribera, Le madri degli Eroi cercan di Lei Che nel Lion s' incinse di Caprera. Dice a Rosa Raimondi Letizia: — Il figlio tuo francò due mondi. -- Grida la madre d'Alessandro: — Noi '(E la madre di Cesare sogguarda) Nel ien portammo sanguinosi eroi: Vince in gloria Costei la sua nizzarda Emula Segurana, Poi che il mite suo figlio è gloria umana. - Geme Maria di .Nazaret: — Gesti Mio fu men grande; la sua croce il mondo Tenne per duemil'anni in servitù: — Facciani dei ceppi e delle croci — un biondo Eroe disse agl'ignavi — Spade e fucili, e non sereni più sehiavi. —

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=