Compagni! - anno I - n. 14 - 16 agosto 1919

COM.PAGNI/ 13 La favola del corvo Questa favola. di eontarlo è d'un compagno pùlo– ie~e. 1.lf e tte conto cli sentÌrla: . Il corvo? vede~do un, uomo che la,rnrava un pez.zo di tena; s1 fermo nel. suo volo .e disse: - 1'oh ! ecco Nandino che lavoriJ.,·il suo campo! - Io no?-, sono Nandino, esclamò il contadino, ma suo fi,gho, •e lavo,ro <per guadagnarmi la vita e ripagare per la seconda volta questa terra ai pa– droni. · Il corvo continuò a volare e un po' più in là vide -un uomo a cavaJlo: • ~ - Dio ti accompagni Don Piglia, gli disse. - Io non sono Do1i Piglia, rispose il sio-nore: sono suo figlio, che viene a riscuotere dal fiilio di· Nandino il valore della terra per la seconda volta. •Del temp9 passò. Il corvo, fermandosi un altro giorno nel su.o volo, vide un uomo .che lav·ora,va con lena un pezzo di terra e disse : - Guarda il figlio di Nandino che lavora il suo. campo! - Io non so-no il figlio di Nandino, ris,pose l'uomo asciugandosi il sudore dalla fronte, ina un suo nipote che lavora per vivere rniserama.nlli e. ripagare il padrone per la quarta volta del valore della terra. Continuando il suo volo il corvo s'imbattè in un signore a cavallo. • • • , - Va con Dio, figlio di Don I'·iglia, disse sal u– tandolo. - Io non sòno il figlio di Don Pig?ia, rispose il signore, ma uno dei suoi nipoti che viene a riscuo– tere il 'valore di q1fe,;ta terra dal nipote di Nandino•, per la, quarta volta. Un altro secolo p'a.ssò. Il corvo interruppe ancor,1, il suo volo e spiò un uomo che piangeva in un campo con una vang::i, rotta in. m~ no. - - Perchè piange il pronipote di Nandino? - Io non sono il pronipote di Nandino, egli rispose, ma uno <lei pronipoti dei· ~uoi pro1:1ipoti: il padrone mi ha scacciato dalla terra che i miei nonni hanno lavorata, perchè io non potevo ripa– gar,gli il valore della terra per la centesima. volta Continuando a volare il corvo subito vide" un signore a cavallo. . - Perchè tanta fretta, pronipote ,di Don Piglia? domandò. - Io non sono il pronipote di Don Piglia, ribatte il cavaliere, rna il pronipote del pronipote di Don I'i.r;lia che v~ ,in cerca di un qualche altro N andino il quale, c'oii ·i suoi discendenti, ripaghèra a mc ed ai miei cento vplte e più. del valore deUa terra dei miei avi. ' • Il corvo allora levò le ali ,e disse gra:cchiando: - Io st-0 tanto meglio di- questi Nandino, perchè posso liberamente posarmi in ogni ramo che mi piace. E son più nobile <li questi Don Piglia perchè non affamo altri per rubargli il cibo. 1 . - E fJu ben lieto d'essere semi:1licemente un cor- hacchio. E9r • O . miseria aèlla, vita, se essa non è ièluminata ~a ,u,n C-lto ideale e da u1ia magnifica speranz<l,vmpersonale. Il '11Wnàonon conosce la serenità perchè non conosce n buon senso, e p_erchègl~ spirit'i liiberì harnw paura àeUa !loro 1'~bert à, • • •• • J, Jaurès, ·otecaginobianco .. PER: IL PANE cerazione profana) I. - Là dove sembra abbia fine il mdre, Ji posa' stanco il vostro triste sguardo, poveri erranti per il mondo in cerca di pane. 2. - Gli occiti vostri dolorosi pa:r che cerchino lon- ! tano la sconosciuta gioia e la vaga speranza, come fuggita per una migliore dimane. 3. - Chi siete voi? ~ Pere liè lasciate i vostri nidi per errare come vagabondi in paesi ignorati, dove pure s'impreca e si- piange? . 4. - Citi vi nega il diritto sacro alla vita ed un pan,.: chi vi colpisce coll'onta folle, simile all'ond, clte percuote lo scogùo e poi s'infrange? 5. Siete voi uomini,o spettri che cercate nella ve.– lata giustizia la gioia d'una vita nuova, o cer– eate voi, la pace antfra della morte? 6. - O scheletri coperti d'insulti e di cenci, voi siete . . uomini. La vergogna dell'errore vi caccia dalla madre patria, cinica ed impotente al~a vostra • trist_e sorte_, 7. - Guardano i fanciulli impauriti l'ù:finita acq1w che s'accavalla, e stringono le vesti alle loro mamme, mentre g?i uomini soffrono, -gravi pen– santi. 8, - Citi attendete, ditemi, fissi nello squaUore e _ nelle lagrime~- che sognale nel -silenzioso do– lore che vi strazia, o po;erì emigranti? 9. • La gm'ezza, un nido simile al nido abbanao– nato, o la forza dei vostri muscoli sciupati al {iuro lavoro, senza sorrisi e senza baci? ro. - Un mondo nuovo lontano, ove si vive di volut– tuosa gioia e d'amore, senza infamie, nè schir,,.ti di dolore ·mordace? LI. - Lòntano, -ZO.ntano par che canti la sinfonia {'ti .vostri pianti; lontano, oppresso e preda dei!. ") paci artigli dello sfruttatore. 12., • Curvi al lavor, siccome bruti sotto gli occlii di' fuoco d'un servo, venduto, al gt{o, all'acuto. morso del sole 1 laceri e molli di sudor( il:3. • Corrono 'per, il cielo le nubi irreqt1iete e .st,, .. ;)ile– guano come inghiottite aal man, così come le,, \ vostre speranze vaganti e morte in un sugno. BQ. " _Ecco il mo'Stro sosta, come immobile, sull'acquat_ ·che fiuttua d'intorno. 15. • ll quadro vivente si scompone 'dalle linee se-ver', :

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