Compagni! - anno I - n. 14 - 16 agosto 1919

COMPAGNI! 11 petrato, e allora la pohzia sparò. Mia moglie ebbe il polrnone siriìstro ttaversato dà un colpo di rivoltella. Morì la mattina dopo. Qtia11to a me, eccomi vedovo. Ho per compagni questi due bimbi, figli d'un fratello ucciso in guerr;i.. E la vita non m'importerebbè, cre– dete, se non fo,sse per loro. Viceversa, l'esistenza di noi negri non è più sicura ... ~- • Nuovamente i suoi occhi si inumidirono di la– crim.e; mentre le due creature in cuna dormivano pla– cide, col dolce egoismo dei bimbi, e nella mia mente confusa Tonzavano, • dinanzi alla realtà· orribile, tante stolte parole: Lega dell~ Nazioni; Democrazia nion– diale; Affratellamento di tutti i popoli ... Ah, che filosofo sir Falstaff ! PRIMO. CALCATERRA Una fède =(Novella)= Questa novella - di un romanticismo che fra i giovani n ie doni~è non 1,asserà niai d·i moda, od è del resto· ima es1,;essione assai schietta dellct nostra vitrità sentimen– taic - l'ha scritta, con molte grazie cl-i forma, im a:ntico compct[Jno 'd'idee. GÙ facoia 1 rno posto, come a tutto ciò che di effìbaae e di gent'ile ci 1)tlù venire dalla libera ccllaborat;ione .cle·i oonvpagni. Quella, mattina l'ingegnere Lamperti era di pessimo umore. Neppure le moine della figlia ch'egli adorava valevano a rischiarargli i lineamenti procellosi. La moglie tar....eva,avendo da molto tempo i:::npa– ra.t.o a ,diffidare dei burrascosi umori del marito. Ombretta, deliziosissima, gli sedeva vicino riem- piendolo di carezze. • • Dai cortiloni dello stabilimento limitrofo· echeg– giava il fracasso dei pesanti magli che tempestavano di colpi formidabili. le· s1Jl'ahghe fiammeggianti di ferro arroYentat-o. • •À. tratti, la spec chiera incastonata. nella parete della sala d11'1" pi· a.nz- 0,s'inoendiava di chiaro·ri abba– glianti .. Era il riflesso delle colate che si rovesciavano dai forni.èolla fantastica incande,3ccnza d'una cascata di fuoco pm:issimo ... L'i1idustriale ntppe il silenzio: - Bisogna .che io licenzi quel proletario del dia– volo. :ri,Iimette sossopra tutta l'offioina ... Chi 1 ! Ludovic~ Latti?!, arrischiò la signora. __ Sì, proprio quello! L"incontentabile; •l'uomo dello esigenze-; il Dio dei memoriali; l'anima dello • :'•" protesto,• solenni "· .. Non l'ho mai incontrato una volta· senza, che avai;izassc qualche richiesta a favor,e di questo o di quelli. Alla fine, basta! E' la pietra dello scandalo, e me ne voglio sbarazzare a qualunque ', costo. •_ No, papà, inte!Tuppe Ombretta con la graziosa petulanza della sua sincei;i1_àaffeUu~sa. Hai _sempre detto che è un' buon operaio. Fcrche lo vuoi allon– tanare 1 N~n è utile 1 Non è il migliore di tutti? In– fine essere socialisti non è una _colpa. Ciascuno ha il proprio pensiero... • - Silènzio, impose l'indHstria,lc. Ti proibiséo di bibliotecaginot;>ianco- • ficcare il naso negli affari che· non ti riguardano. Pensa ai tuoi studi, ai tuoi nastri. Th.ir,Ombretta non era tipetto da acquietarsi così facilmente. E poi in quella casa ch'era il suo regno, o.gni sua fantasia, ogni suo estro· era legge. - Papà, riprese la giovinetta, tu non licenzierai Ludovico. Infine egli ti fa guadagnare molto più dei– venti franchi che riceve .giornalmente. Andresti conr tro i tuoi interessi ... - No•n immischiartene ... - Tu lo terrai. - Io lo licenzierò. - Bada, i suoi qompagni sciopereranno i_nsua- difosa. - Oh, infine, taci; te lo impongo! . Fischiò la « sir.ena" annuriciant.e la cessazione del lavoro, e la ,disr)Uta finì. Erano le sette pomerid1ane: l'ora della sortita. Saliva il canto giocondo dei la· voratori che uscivano al respiro dell'aria' libera, il solo bene che sia davvero di tutti ... Noi vÌ1,<remodel lavoro ... - Chiudi le finestre, urlò l'ingegnere' allà dome– stica accorsa alla chiamata. Costei rinserrò furiosamente i vetri, waverso i quali" il canto giungeva fievole, in una risonanza, di sordina: O pu[!,nando, o piignG//ido sì morrà! Dalla stanza vi,cina_ giungevano :flebili gli accordi di un pianoforte, che accompagnava ì'Inno della lotta per la più .grande lihertà. Era una delle solite birichinate 'di Ombretta... . Lamperti si volse alla moglie: - Farai mettere· i n colle gio quella sbrigliataccia. Se la tengo in questa ca.sa·mi diventa proletaria an• che lei. Non c'è più religione ... Siamo d'aiecordo! La mattina seguente l'ingegnere si disponeva a sorbir.e la consuetà cioccolata in compagnia della moglie e della figlia. • •- E' fatto, disse entrando. L'ho preavvisato ,che per un altro sabato ... - Oh! papà mio, tu perdi la testa. E i oontratti che hai stipulato per la consegna ·dei. Qentomila Jin• gotti all'Arsenale~ - Che c'entrano i lingotti col diritto di lioonziare chi mi pare? - Ti faranno sciopero, vedrai. - Zitta, Ombretta. - ... E faranno bene. - Ma ·che dici, dis,graziata? - Dico che fa.ranno il loro dovere sciopemnrìo. E che non mancheranno di farlo. •• ., ~ Va là, avvocatessa! C'è iroppà, fame in gixo. Eppoi i iniei operai sanno che io tengo duro e che non scherzo,. . - Senti, papà; tu mi hai de to ieri, di badare ai miei libri e ai miei cappellini. Ma bada, che noi donne, q-ualchc volta, abbiamo pure delle intuizioni. Sopra tutto nelle questioni ,di sentimento. Non credi tu cho i nostri operai, pur costretti a vivere d'aria, non trabscierebbero ,di adempiere un. dovere di soli– daricLà 1 Sapranno soffrire la mi~cria, ma neppure•

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