Compagni! - anno I - n. 10 - 16 giugno 1919

COMPAGXI! lru llenin, e Wilson (Dialogo t~lepa.Jico) Sociulismo, per tult€' le persouc di mente democratica, è il riconoscimento della verità che. tutti -i fatti deliri ~toria presi in massa tiiano stati determinati da un fat– tore ~onomico anzichè da forze politiche o mora·li. Il lìlo~ofo socfalista syeste eoutiuuamentc, intelligentemente 1.utii gli insegnamenti della storia rdaJ!a. maschera pic– to,:amente ideali:stica con cui ~i ·,:ogdiono cop1ire questi fatti, per naseonderne agli occhi <l'el i;iopolo il ,·ero ca r,1 tterc .. .EJ.- il filosofo socialista, ]ìUÒ appa riro per questo un po' d-i.nboliN>, un po' ironico, scmp;re spiPtat.o. ma bi– E<ognaammettere <.:Ileè la crudeltà stessa dell'Amore in– telligente e magnanimo. •Egli, questo rigido filo=fo so– cialis_ta, tratta gli ,sfruttatori delle idealità politiche, let– terarie, nello stesso modo ehe un medico tratterebbe un 11.mmaLatodI nevrosi. Come il medico cerca, in primo luogo, di scoprire fatti di egotismo e di passi-onalità tiCssuaU nel suo p.azientf per accettare lo ,stadio del m.ale, così il filosofo soC'ialista cerca di S<,-Opriresemplici mo– tiTi economici e d"i egotismo, sotto il tessuto di un lin– guaggio fatto di storia. e di politica. E a me pare che ,voodrow Wìlson, sorpassi qualunque altro uomo di Stato che sia mai nato, in quest'ar):.e di camoufiage idealogico. I S'lloi dis corsi e d i suoi sclitti ~ppa)ono talmente al di sopra del fan.go umano, da farli -p;i ragona re alle medita:i:Loni di un dio; e non per tanto hl. sua· condotta è estremamente· furba cd OJ}portunistica. Jl contrasto più rilevante alla politica wilsoniana ci è dato dai· docwnenti che ei pervengono ckil governo so– l"ialista o.ella Russia. In ess"i noi troviaruo il linguaggio elci '.[)ropositi concreti, scev:ro dì fraseologie ipocrite; e· non è difficile figurarsi· un ineonbro tra Wilson e Lenin. come risultato direttp dell'invito fatto 'dal primo .al secondo, di trovarsi insieme in un'isola del l\lar di Mar- mora. • • immagine del mondo borghese E_eco_dunque Wilson, -coi nervi tesi e l'animo in- 1,ml:'to d1 chi sta ali erta 1:ièr non farsi cogliere in fallo, ~ LPnin, sirnbolo del medico pietoso, sì, ma brutalmente candido. Ammettiamo, jicr amo1· di brevità, elle la conversa– zione sia giù inol trata, e clie le resistenze l)..laggiori sianJ gfa state forza.te dal medic-0,. ed immaginiamo che 11 me– <lirn continui: << lo 11oto, signor Wilson, la mania che voi ayete di nominare sempre la parola «Democrazia». FJ penso ehe Yi debba essere una ragione. Volete Toi dinni cosa vi. viene subito in- mente, appena io men– ;dono la pn rol;i « Dem0<:1~ zia ))? ìVilson. - rotrei rispondere che la parola « Demo– cra zia,> mi fa subito pensare al sistpma sociale che vige ne I mio paese. , I,enin. - Vediamo. 8econ ' . g}i ultimi. ef'rn;imenti, quasi 1 utta la proprietit Yhibile e ta 11gihi~c d~l rnslro p;:wsc; la terra e tutte le cose che ru essa s1 creano, a])llurtengono al 10 o al massimo al 20 per eeuto del popolo. AImeno i I He,ssapLa<•inquPper cento del popolo possiede solo il 5 per eent? della ricche~za d_el paese, mentre il due per cento cli esso ne v0ss1edc 11 60 11er cento. E' corretto·? • Wilson. -- Credo <'he sia 1n·oprio il verdetto delle ul- time st.athtidH'. Lenin. - :i,; la vostra posiziunc determinata. dal vosiro introito, Yi meHe felieemeutc 11e1la vartitu <lei 2 per Ct'lltO uevyero'! "·Ì1son. - E' vero. Credo che il mio introito sia ;;tato felice al ruodo come voi di Le: quantun,1uc vcr,1m:•ntc io non sia un uomo di grande neclrezza . . Denin. -· ]) la vostra' po:- dzic.ne soci:tle? Wili-on. - Anchc questa è sic ura. , Lenin. - Orn uou i, un fatto dic a J)O.sscdcrc il mondo i:e ne po:ssicd<' anche, il pot~rc·! -~on è un fatto di-e questi ~ignori chè sono i 1:rorric:ta r:1 del_ Tosti:o 1rnese sono anche proprietari elci suoi g1orn:1!J, e cbe pPr mez:rn di es;;i riescono ad inflm~n:w1·e le ~cuole, le chiese. tutti ! centri cli manife,;taziouc ù,~lla nta pubbli<'~: che dc- bibl iotecag inobianeo &"!f•nn a dE>ttare il tenore della << rispett.,bilità >l, ond,e si JJ-01'&1 dire che l'opinione del po:polo sia la loro opinione? ,vuoon. - In Yia solllJllaria, è così. L<"nin. -- Non si potrebbe quindi dire. <.:he,eccetto il priYileo-io conn"nziona·lc del diritto al voto (che tra rpa– ren1.esi <" .1nche nf'gato a molte donne c a molti uomini. della 1•nzza nera), i destini della maggiorauw del popolo ftPI yo;;tro pahe sono :sotto il controllo di una mimu,co4t 1hinornm:a? • Wi!,-,011. - " :ìnn posso nrnm-ettcrr che il diritto cli ,·oLo sia rpuramen.te un priYilegio di couvenzione, ma in so- 1 st,in7,a le CORf> -stmuo (•Ollle YOi dif('. Lenin. - :u;· Ull priYHegio conY('l1Zion:1lc: in quanto ehe ri<-d1C'zza, YUO[ dire potere cd influenza SOIJr:1 il pPnsi·cro del ij;Opoio, cd anche sopra le l,:,ro volontà, e qucst., lo <.1veteammc';;so anche YOi stesso . • Wilsou. - Sì, l'ho umme;;so. Lenin. - Quando, dunque, voi dite di difendere la democrazia contrn il << Yeleno bol:see\"ika )', quello eh~ real– mente i·n1,endete di dire è cli difendere il potere di una .Pi(:<..•>la ~la,<ise- o tutt'al più del 20 per cento del po– polo -· a cui YOi appartenete. Nevvero"/ ,vnso.n. - Debbo confessare che pare ;:ht così. Lenin. - Si. vercllè io insisto nel considerare ~e rcfa– zioni economiche degli uomini - quelle che più conta.no , tJuelle propriamente vitali·- e mi rifiuto cli mascherarle eon belle fratsi. • Per esempio, voi nota.be che noi qui, . chiamiamo il nostro sistema « Dittat.uru del proletariato l>. Questo ·nome, guardato dal p~nto di vista del:e belle fra-si i~ea– logiche, è il nome più mal appropriato eh~ :J:Yess1lllo potuto iuvent.are. l\la. il suono del no~c è as&n prn bmt~? del fatto, poic:hè il nostro proletanato eomprende g'l.a più del 90 pc rcento del popolo, ed il nost~·o •propo,sito Yirile è che presto esso rappresenti tutto il popolo. Co– munque, noi erarnmo convinti <;he l'unico mezzo 'I)er sta: hìlire una YER.-lc democrazia economica era quello d1 dare tutto il potere cJi gowiruo alla parte del 'l)opolo che lavora, e lasciare che· il rimanente, se Yolesse ;partecipare anch'-esso agli affa'1i del governo, si mett.esse una buona voJta a sgobbare. E non abbiamo avuto la IDEA.LOGIA di far apparire questo procedimento assai più gentile e de;.iwto di quello che 1·ea.lmente è, e cosi fu .che no.n lo chiamammo coi nomi cli « Repubblica operaia» o << Demo– crazia a·ss'Oluta" o << Nuova libertà l>, o con alcuno· di quei no,mi laudativi che fauno bene all'animo e male_ al corp o, dì cui :la \·ostra stampa ci avrebbe potuto formre, e lo abbia.mo chii\lllato semplicemente « Dittatura del qiro- lcta•li,i to ». . \Yilsou. •- ;\li p-ermettete di dire c:he io credo che sia st~1to uuo sb.Jglio diplomatico? Lenln. - i':ìì, ma fu una .-erità tangibile che ci tenne Ja. mente Ju0da. E qni vi voglio dare un piccolo CO'n– ~io-lio. Date· sempre a.Jle cose che siete in Yia di fare o cl~ a vete fatto, il nome più vile e eonservate i titoli lau– da.ti\ 'i per le cose che dovete fare. Per esempio, tutte le yolt e che aYele fimpuloo di nominar l:a .parola << Demo– ernzia >>.piglia led H di;;tu rbo di definirla così: << Un ,;i– stema uel quale q1rn~i tutti yot.ano, ma. in cui il 10 o 20 per c-e,nlo del pobolo è propri~tario e t.utto il rimanente è oper.:iio sula ria.to >>.B aggiungete ancor:a queste pa– role: "E a cli~petto clc,I cliritto di YOlo, la clasflC dei pro– prietarii ,;i rimpiet:iolisee_ ,-;pmprc 11iù, 1:1:-en:rc la, loro ricchezza cre~ée t,1p,roporz10natiU11<'11tP "· \ 1 c1 ,·orra un lllaggior sforzo a dire ~utlo qursto, e rn ,:olete potrete acc:orciarc il tutto sost1t11enùolo eon 11ucstaltea forum: « La ditta t ura ,lcl ht !}Ol'ghesia», o con qualche co~~ di ,;imilc. ì\fa aud.ic quando clo,'e;-;lc dire tutta intiera la. fornnila (e <:erl.aruente la ripete rPtc ·:o<])css o tra voi stesso), yedr<t1: dw i vostri nervi ne risenti rnn.uo uu beneficio, percbè 1iercleranno t.rnta deUa lor o tcm ,io11c nel stlire . sempre a Jr erta per non cadere nelkt tr:1P1Jol:t della con.- ; traddizione. Sarii., in breye purolc, più salutare oltre <:he uili oné;;to. \Vilson. -- l'o.s,-,,, a1;~i<-urarc <"hc già .fìu d'or;1 1-{'nto •apportare in mc quel cambiamen1o di nerYi che YOi <lite-. J;eni.u. ·- Kon Jl{' d11bito atfatt0. Bmmrc non arntc a.ncora nemm-eno ill(:ornint:iato ,1 for b e0110:,c-enz:1 coi motiYi re<.:onditi dcli<>Yoslrc a;,:ioni. f;e> io Yi dice8~i che voi ci arete detto il fol~o, il i;0nn,1io sror~P. qu:.indo ci inYib1stc a questa coufrrenza, certamente ue ,;arestc isca.ndalizwto. •

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