Vi saluta la Chiesa che è in Babilonia - n. 6 - dicembre 1977

bibli espressa così bene dall'Apocalisse in cui è detto che i cristiani sono impo– tenti ma il Cristo è Re; quindi la traccia storica è lasciata. Ma in che modo? Non intenzionalmente. Il pro– blema della coerenza è il problema da combattersi. Il cristiano deve rinun– ziare alla coerenza. La coerenza tra la sua fedeltà al Signore e la sua prassi storica non deve essere per– seguita intenzionalmente dal cristia– no, perché, altrimenti, significhereb– be possedere il Vangelo e storicizzare il Regno. La coerenza, una volta giunti ad un livellò di maturità ecclesiale, di– viene satanica, si presenta come il punto negativo del Vangelo. Che co– sa sono se non farisei coloro che vo– gliono verificare materialmente la coerenza tra le loro azioni e la legge? Essi hanno costruito un siste– ma di tradizioni per poter far sì che, nella loro prassi, queste garanti– scano la fedeltà alla legge. La coe– renza_ è dunque la figura negativa del Vangelo perché implica il possesso della prassi; la prassi cioè non sca– turisce più dall'ispirazione dello Spi– rito Santo ma è nostra e solo nostra. Diventiamo noi l' ispirazione della prassi; per questo dico che bisogna arrivare fino al punto che la coeren– za non va mai personalmente perse– guita, anzi va intenzionalmente re– spinta. È la potenza -dello Spirito che realizza la prassi; la coerenza non è un problema del cristiano ma dello Spirito. Non sta a noi garantire la nostra coerenza ma sarà lo Spirito a garantirla; sarà lo Spirito a giustifi– carci. So.no convinto che il cristiano agisce in modo coerente nella misu– ra in cui intenzionalmente non assu– me la coerenza. Veniamo ora al punto della storia. È certissimo che molte delle persone che hanno fatto grandi opere, le han– no fatte in modo giusto cioè affidan- 26 ginobianco dosi allo Spirito. Che cosa c'è di sba– gliato in quelle opere? Il possederle. Le opere sono nate come atti, azioni, dettate dallo Spirito Santo. Così è accaduto, ad esempio, per tutti gli or– dini religiosi: c'è stato un momento genetico di crisi e poi un momento di possesso che ha originato la loro ·de– cadenza. N'ella storia cristiana, le grandi opere decadono rapidamente appena sono possedute. Così le gran– di famiglie religiose ad un certo pun– to crollano e decadono tutte; la vita religiosa è oggi costituita in gran parte da una serie di rovine rispetto a quella che è stata l'intenzionalità originaria, appunto perché nel mo– mento in cui avviene il possesso del– la coerenza, questa fonda un potere. Perciò dico che la coerenza è ciò che un cristiano deve rifiutare come pro– blema intenzionale. Quando S. Pao– lo dice « Io non sono conscio » signi– fica in realtà che la giustizia di ciò che il cristiano fa si gioca sulla f e– deltà allo Spirito _perché è lo Spirito che fa il cristiano giusto, è lo Spirito la giustificazione, della sua prassi ciò che va distrutto è esattamente l'au– togiustificazione, il voler possedere eticamente la propria azione. Non c'è santo che non vi abbia ri– nunciato; pensate a S. Francesco che rappresenta questa rinuncia totale; egli ha rinunciato a qualsiasi fonda– zione e questo è il massimo che si può dare; in Ltii l'uomo è tutto pos– seduto dallo Spirito ed egli ragiona all'interno dello Spirito. Questo è il dono dello Spirito Santo per ogni cristiano, ciò che ne guida la prassi. Perciò il problema vero è la fedeltà allo Spirito Santo mentre il falso problema è la coerenza. Ciò che il cristiano vuole è ciò che vuole sotto l'ispirazione dello Spirito Santo, ciò che il cristiano fa è ciò che lo Spiri– to Santo fa in lui. La coerenza è affi– data allo Spirito; se noi non la ve-

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