Vi saluta la Chiesa che è in Babilonia - n. 6 - dicembre 1977

bibli Omelia: La preghiera La liturgia oggi ci pone innanzi il tema della preghiera e della sua po– tenza. La potenza della preghiera scaturisce dall'aprirsi deU'uomo all'azion,e divina; la preghiera non è infatti l'atto del pregare come tale, ma consiste nell'invocazione della vita. Ciò che nella preghiera le parole dicono è un sim– bolo della vita stessa, rappresentano la vita che è preghiera. Quando la vita ha fiducia in Dio essa come tale diviene preghiera e il suo gesto allora è un gesto efficace; separare invece le parole della preghiera e i gesti della vita dà luogo ad una vita che prega con le parole e non prega con se stessa, e ciò rap– presenta un atto di preghiera impotente. Ricordiamo Mosè la cui vita era pre– ghiera; egli ha visto il Signore e la Sua potenza si era impressa nel suo cuore, e allora non le sue parole ma il suo corpo stesso pregava. Le sole braccia al– zate, -segno della potenza dello Spirito che lo abitava, avevano un potere èli intercessione, che non derivava dalla preghiera della bocca ma dalla preghiera del cuore, cioè quella di tutto l'essere, di tutta l'esistenza. È di questa preghiera che il Signore parla nella parabola del Vangelo (Luc. 18, 1-8). Il senso della parabola sta tutto nel comprendere :un fatto della vita quotidiana e comune come espressione del rapporto tra Dio e l'uomo. Così come l'insistenza di colei che ha subìto ingiustizia e vuole riparazione, è ca– pace di determinare un atto di giustizia persino da un giudice iniquo, altret– tanto una vita che è preghiera, e dunque continua invocazione, sarà riempita dalla potenza divina. Il vuoto dell'esistenza orante attira il pieno della mani– festazione della potenza di Dio. Ma il Signore poi muta ancora il riferimento perché non si rivolge soltanto alla singola vita, ma ai suoi eletti. Questo è un modo per indicare la Chiesa di Dio. La Chiesa in fondo è il luogo della con– vocazione e della chiamata. Ogni uomo è chiamato al suo ordine, ogni cristiano è chiamato, e si può dire che è eletto quando accetta la volontà di Dio. Il Si– gnore dice: « Molti sono i chiamati, ma pochi sono gli eletti», cioè sono molti quelli che il Signore chiama ad essere con Lui sino a diventare vite oranti, ma pochi sono gli eletti, cioè quelli che accettano la vocazione d_el Signore. Ma una volta accettata la vocazione ·divina, essa li elegge ed allora in essi si manifesta questa potenza di orazione e di intercessione. L'ultimo interrogativo con cui si conclude questo brano del Va_ngelo dice che Dio farà loro giustizia prontamente. Questo indica certo nel tempo la giustizia che viene fatta imme– diatamente per rispetto all'invocazione. degli eletti. Ma come si combina questa parola con l'interrogativo: « Ma il Figlio del– l'Uomo quando verrà troverà fede sulla terra? ». Ci sarà ancora ìl'invocaziòne alla venuta del Signore? La suprema giustizia che è la Parusia, il ritorno del Signore, troverà ancora preghiera e invocazione sulla terra? Come s'accorda questa parola con la indefettibilità della Chiesa? Questa parola rimane per noi misteriosa. Possiamo dire che l'atto di fede nel suo significato totale che 'tra– sforma la vita in orazione e preghiera e dunque in invocazione dell'Onnipo– tente, è un gesto raro e difficile. Esso incontra nella realtà umana un tale insieme di difficoltà da essere come la fiammella che il vento delle passioni, del mondo, della carne, della storia, può continuamente estinguere. Il Signore 2 ginobianco

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