Vi saluta la Chiesa che è in Babilonia - n. 4 - giugno 1976

rappresenta il compimento ed il superamento dello zelo antico: Dio è ormai il Verbo Incarnato e lo zelo prende nuova figura in funzione della nuova figura di Dio. Ma ora si può comprendere qualcosa della relazione di «causa» ad « ef– fetto » che lega la caduta d'Israele all'inserimento dei Gentili: infatti, solo « perdendo » Dio, lasciandolo ai gentili, Israele è purificata dal possesso di Dio. La caduta di Israele, questa come le altre, non è un rigetto del « popolo di Dio » ma piuttosto una conferma della elezione. I gentili appaiono così strumento di Dio per la salvezza di Israele, così come Israele, nella sua stessa « caduta», è uno strumento di Dio per la salvezza dei gentili. Lo stesso nesso «causale> vincola il reinserimento d'Israele all'ammis– sione nella Chiesa della « pienezza delle genti » (cio-è di tutte le genti che il calice della Chiesa è chiamato a contenere (v. 25). Sino a quel momento Israe– le rimarrà nella «caduta» e nell'« accecamento». L'apostolo argomenta: se il mondo delle nazioni si è arricchito della «perdita» di Israele, del suo pec– cato, che cosa sarà mai per il mondo, il loro pléroma, il reinserimento dell'Israe– le carnale come pienezza dell'Israele spirituale? Paolo designa il reinserimento di Israele, come « zoè ek nekròn », vita dai morti (v. 15). Interpretare tali parole come la revivificazione degli Israeliti « caduti », è insufficiente, perché i beneficiari sono i gentili entrati nella Chie– sa: al « pléroma delle genti» si aggiunge ora il « pléroma di Israele ». Ciò crea la condizione di un grande passaggio, l'Israele spirituale, che è ora la Chiesa universale, ha compiuto nella storia il mistero divino: le due «pienezze» si sono congiunte. Pur senza indicare direttamente l'anastasis ek nekròn », l'e– spressione di Paolo la segna indirettamente. A quel punto la storia è conchiusa. La caduta di Israele appare così motivata a doppia ragione nel piano divino di salvezza: come purificazione di Israele, che consente l'ingresso nell'Israele spirituale della « pienezza dei gentili », poi come reinserimento dell'Israele pu– rificato nell'Israele spirituale, e quindi trapasso della storia all'escatologia. La formula definitiva, la risposta ultima di Paolo al problema del rifiuto di Israele a Gesù Cristo, è così formulata in Romani, 11, 25-27: « Io voglio, fratelli, che non ignoriate questo mistero, affinché non abbiate a presumere della vostra saggezza; l'accecamento di una parte di Israele perdura, finché non sia entrata la totalità dei Gentili. E così tutto Israele sarà salvato, come è scritto: verrà da Sion il Liberatore, rimuoverà da Giacobbe le empietà. E la mia alleanza sarà pienamente stabilita con essi quando io toglierò i loro pec– cati ». Le citazioni combinate di Isaia 59, 20 e 27, 9 e di Geremia, 31, 33 indi– cano il tema del toglimento del peccato, e lo pongono come il contenuto di tutto il piano divino di salvezza, che appare così articolato: elezione d'Israele; caduta di Israele innanzi al Cristo e ingresso dei gentili nell'Israele spirituale; ingresso del pleroma delle genti e, infine, del pleroma di Israele. Alla fine « kol– Israel », tutto Israele sarà salvato. Che si intende qui per tutto Israele? Paolo ha parlato di « due olivi», uno 6 bibl Civaginobianco

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