Vi saluta la Chiesa che è in Babilonia - n. 4 - giugno 1976

assume in questo disegno tutta la regione della lontananza. E la Chiesa è chia– mata a riconoscere profeticamente la presenza del disegno di Dio nel mistero della lontananza da lui, a causa precisamente della presenza di Israele nella lontananza. La Chiesa non può dunque più comprendersi che in una identità di diversi, cioè: la presenza del Mistero della Misericordia è annunciato nella comunità della Buona Novella, la Chiesa, ed è consumato nella regione della lontananza in cui abita Israele. Ancora una volta assistiamo a un visibile rovesciamento dei ruoli. All'ini– z10 del Nuovo Testamento la buona novella è detta in Israele e si compie nei gentili: alla sua conclusione la buona novella si compie nella Chiesa che la dice e si realizza nella regione della lontananza. È ciò che ha insegnato « na– scostamente » alla Chiesa S. Teresa di Lisieux, profeta ecclesiale. Tale identità del diverso, senza sopprimere la diversità né sminuire l'unità, è un compito profetico e kerigmatico a un tempo: è un giudizio sul rapporto tra il tempo e il Mistero di Dio (profezia) e al tempo stesso è un invito al riconoscimento: dello zelo di Dio di coloro che sono, a causa precisamente di ciò, nella lontananza; e del dono di Dio in coloro che sono, a causa precisa– mente di ciò, portatori della Buona Novella. Il mutamento che nella Chiesa sta accadendo significa che essa passa da una mimesi dell'Israele del Vecchio Testamento a un « adattamento» al « tem– po d'Israele» che conchiude la storia: cioè che in essa la dimensione della fi– gura, in un processo che è simile e diverso a quello della economia dell'ombra, si avvicina alla pienezza della Verità, al Giorno del Signore. Noi possiamo così comprendere come il travaglio ecclesiale e i « partiti ecclesiastici » (conservatori, moderati, progressisti) svolgano tutti un ruolo, anche se è difficile misurarlo in concreto. Profeticamente, noi possiamo scor– gere come tutte le strade conducano « a quella Roma onde Cristo è romano», per citare la parola del grande maestro di bellezza e di sapienza che « mostrò quanto potea la lingua nostra». Ma il segreto della condizione profetica cui ogni cristiano è invitato è l'abbandono di ogni identificazione storica. Anche questo è un insegnamento teresiano, nel celebre paragone con la leva: il punto fuori del mondo solleva il mondo. Sappiamo, so quanto ciò è difficile: lo misuro nel corso stesso della mia vita ed esperienza, ormai abbastanza ampia perché io almeno possa trarne significanza ed insegnamento. La condizione profetica della Chiesa comporta la consumazione della Cristianità, del « mondo cattolico». Senza negarne il significato ed il compito, nel passato, ma sapendo che è proprio del cristiano, come dice l'Apostolo, « correre innanzi », correre verso il Signore che viene, nella memoria e nella fedeltà a Gesù che .è venuto. GIANNI BAGET - BOZZO 12 biblio vdginobianco

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