Vi saluta la Chiesa che è in Babilonia - n. 2 - aprile 1975

- questa unità, cioè la chiesa, cioè il popolo cristiano, deve operare ( anche) per l'affermazione della giustizia. Ciò porta L. Negri ad affermare (Comunione e Liberazione, marzo 1975) « È un movimento cattolico - in senso specificata– mente sociale e politico - che bisogna creare perché il nostro popolo cristiano possa tentare seriamente di vivere la responsabilità sociale che gli è propria in forza della sua ecclesialità ». L'interpretazione del Messia come Colui che avrebbe fatto trionfare la giu– stizia terrena si ripete, nonostante la croce. Alla Chiesa, che di Cristo è il corpo mistico, si vuole attribuire quel mandato politico che Cristo ha decisamente rifiutato. Se di responsabilità sociale si vuole parlare a proposito della Chiesa, non è nel senso politico, cioè del reggimento della società, che è lecito parlarne, ma piuttosto per la sua divina capacità di indicare la moralità dei rapporti socia.li attraverso la predicazione, attraverso il comportamento dei suoi membri, attra– verso il giudizio sulla storia; chè solo in chiave di carità Cristo ha insegnato ad intervenire direttamente sulle realtà sociali. Il popolo cristiano è nel mondo ma non è parte del mondo, come lo si vor– rebbe invitandolo a porsi come « una forza reale che può e deve dare il pro– prio contributo di intelligenza e di lavoro, con tutte le altre forze » (L. Negri, Comunione e Liberazione, marzo 1975). Nel mondo, il popolo cristiano è lie– vito. Se lo si pone come una forza, in collaborazione od in contrasto con le altre forze, lo si riduce a ghetto, a popolo chiuso nelle sue tradizioni e nei suoi princìpi, teso a difenderli dalla pressione del mondo in cui vive: è ciò che già accade, quando il popolo cristiano dimentica che i princìpi morali che possiede non sono semplici tradizioni o convinzioni da porre alla stregua delle convin– zioni opposte, ma princìpi di vita, luce che esso deve portare a tutti gli uomini. Nel mondo il cristiano ha da portare la Luce con l'adesione a Cristo,, con la predicazione, con la carità. Ciascuno è presente nel suo tempo ed ha con la società le relazioni che la Provvidenza gli ha offerto; là dove egli è posto, i problemi della società sono suoi problemi; non può rifiutare il servizio. Non c'è genere o livello di questioni su cui la presenza cristiana non sia illuminante, e non c'è tipo di rapporti in cui la carità non obblighi ad assumere il fardello di peccato insito nei rapporti stessi. Oggi, il deterioramento del regime ideologico ha sfaldato le certezze anche nella coscienza popolare, evidenziando la solitudine dell'uom.o nell'anarchia dei rapporti sociali. In questo tessuto sconnesso c'è spazio per ripensare la realtà in diretta attinenza con i canoni morali che non possono essere immiseriti a mediare le ideologie con le coscienze, ma devono essere riscoperti nella loro po– tenza risolutrice dei contrasti che, come tali, non possono che radicarsi nell'er– rore. Sul piano dello studio, della predicazione, della testimonianza, la salda– tura fra princìpi morali e realtà sociale è, nella rapida evoluzione dei nostri tempi, un compito che la chiesa si dimostra umanamente incapace di assolvere, causa fondamentale dell'attuale scristianizzazione della società. È qui il cari– tatevole apporto del cristiano al suo tempo. bibliotecaginobianco 25

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