Vi saluta la Chiesa che è in Babilonia - n. 2 - aprile 1975

bibli prassi di alcune consuetudini religiose, quali l'osservazione ai riti che può esau– rirsi in un atteggiamento puramente formale, e l'abbandono a una pura con– templazione che rischia di ridursi ad estetismo intuitivo e di radicalizzarsi nel– l'arbitrarietà gratuita a livello sentimentale. *** In questa situazione il plurisecolare desiderio di Dio rimane inappagato in un inerme stato di attesa. Ma è questo desiderio che permette al mio nonno di rispondere prontamente, quando egli si imbatte nella verità cristiana: una verità per cui Dio s'incarna, vive su questa terra e cerca la pecora smarrita, è un padre che accoglie il figliol prodigo, si immola sulla croce per riscattare l'umanità, e risorge. Questa verità non ha niente di astratto nè di gratuito: non può ridursi al puro sentimento. In Corea il protestantesimo trova più fortuna del cattolicesimo per una serie di circostanze storiche, e penetra fin nella piccola campagna dove il mio nonno stava svolgendo il ruolo di m.edico-filosofo. Gli capita un giorno di avere una Bibbia, la legge e vi trova una grande rivelazione della verità. Passa senza indugio all'opera apostolica, dedicando una parte della sua casa al Signore e convertendo gli amici. l\i1uore precocemente nella beatitudine di vedere la luce divina, alla cui contemplazione non voleva essere distolto dai pianti, invitando tutti i presenti al silenzio. Così il nonno trapassava all'altra vita (mio padre, l'ultimo della famiglia, il minore di due gemelli, era appena poco più di un bambino, un adolescente). Da queste vicende comincia il cammino non facile che la nostra famiglia ha fatto come popolo cristiano in mezzo al mondo pagano. Nell'ambito rigidamente buddista e confuciano, la conversione a Cristo significava inevitabilmente tradimento ai valori tradizionali. Il decesso prema– turo di mio nonno sembrava il primo segno punitivo della volontà divina pa– gana. Per di più uno zio veniva colpito da una incurabile malattia, forse la leb– bra, e doveva nascondersi in un tugurio o in una grotta fuori del paese. L'ere– de della famiglia, che secondo la consuetudine aveva il dovere e il privilegio di custodire la casa e la terra paterna, abbandonava il paese. In questa situazione mio padre doveva entrare in servitù per poter con– tribuire al mantenimento di sua madre e all'assistenza del fratello malato. Egli affrontò con serenità la difficile realtà, vi trovava anzi un fecondo terreno per testimoniare gli insegnamenti evangelici. Il suo orientamento cristiano si fon– dava soprattutto sui ricordi paterni che culminano nella straordinaria scena della morte. * * * La nuova fase della vita di mio padre si apre quando egli lascia il paese nativo dopo la morte della madre, trasferendosi alla vicina città portuale di Pusan. La sua fede si inserisce ora in una comunità presbiteriana, seguendo quel protestantesimo con cui il nonno si era messo in contatto. A Pusan mio 20 ginobianco

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